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Il mattino dopo
Lorenzo rientrò in casa dopo che Petrucci aveva vinto le elezioni.
Non sapeva nulla di Simonetta, nessuno lo sapeva, solo Giuliano.

"Lorenzo...hai visto Giuliano"
"No Beatrice, volevo chiederti la stessa cosa"
Si sentì un pianto, un pianto disperato provenire dalla cappella.
Beatrice guardò Lorenzo e poi si diresse verso di quella.
Giuliano era accasciato, sdraiato per terra, piangeva.
Lorenzo superò Beatrice e si gettò sul fratello.
La ragazza portò una mano alla bocca e dai suoi occhi, iniziarono a scendere lacrime incontenibili.
Beatrice si accasciò a terra, le mani fra i capelli, le lacrime e le urla,  spiegarono quanto volesse bene a Simonetta nonostante la relazione con il marito.
Si alzò poi e si avvicinò a Giuliano, lo accolse tra le sue braccia, mentre Lorenzo li lasciava da soli, una lettera era arrivata da Milano.
Il Duca Sforza era stato ucciso.
Le urla di Giuliano si mischiarono a quelle di Bona di Savoia che Lorenzo immaginava, le sentiva nella sua testa.
Presto quelle stesse grida sarebbero uscite dalle sue labbra.
Il sangue dei Medici doveva essere versato.

1480
Beatrice scese nella sala da pranzo e rimase ad ascoltare, c'erano Lucrezia, Clarice e Lorenzo.
"Credi che i Pazzi tramino contro di te?"
"Perché altrimenti Francesco sarebbe a Roma a incontrare Salviati"
"Non potrebbero vedersi per motivi innocenti"
"Clarice qualsiasi cosa facciano i Pazzi non è innocente" disse Beatrice sbucando dalla porta.
"Beatrice come sta Giuliano"
"È distrutto e ubriaco sono passati mesi ma continua a soffrire, magari l'arrivo di un nuovo figlio lo rallegrerà...comunque, che succede?" Tutti guardarono Beatrice, era incinta di nuovo, dopo Federico aveva avuto un'altro figlio, Lorenzo e poi aveva avuto Simonetta.
"Congratulazioni Beatrice, sono molto felice domani festeggeremo, comunque Pazzi è a Roma, in segreto, di sicuro trama contro di noi"
Beatrice capì quindi il motivo di tutte quelle guardie.
"Dopo la morte di Sforza ci si può aspettare di tutto"
"Ci siamo sempre aspettati di tutto da Jacopo...Sforza era forte e guarda com'è finito, non ci dobbiamo spostare per nessun motivo, si resta a Firenze" continuò Beatrice
"Ha ragione Lorenzo, non puoi andare a Roma"
"Clarice tu che dici, ti unisci al loro consiglio" disse ironizzando.

Nella bottega di Sandro
"Sono molto belli Sandro...molto belli" li disse Lorenzo mentre il maestro stava seduto su un materasso.
E Giuliano entrò proprio in quel momento, prese la brocca con il vino e lo versò nel calice.
"Perché siamo qui?" Chiese ancora spettinato dalla notte prima.
"Sono stato convocato per un colloquio dal Papa per la Pasqua, può essere una trappola o una sincera offerta di pace"
"Cosa dice Carlo?"
"Aspetto sue notizie"
"Ho pensato che potreste andare voi due avvicinandovi con diplomazia servendo al Santo Padre i servigi del più grande artista del mondo, che te ne pare?" Chiese a Sandro.
"Io non dipingerò mai più...la mia musa è morta"
Giuliano sbuffò e rise.
"Lo trovi divertente la colpa è tua"
"La colpa è solo di suo marito" esclamò Giuliano.
"È morta di tisi"
"Perché lui voleva a tutti i costi la moglie di un'altro" disse Sandro.
"Mentre tu facevi l'amore con lei con il tuo bel pennello"
"E tu l'hai uccisa, tu e quell'idiota di suo marito"
"Smettetela...consoliamoci almeno pensando che vivrà nei dipinti di Sandro"
Giuliano rise.
"Questi sgorbi, questi...insignificanti piccoli sgorbi, non le assomigliano nemmeno, non le assomigliano affatto"
Giuliano si diresse verso una tela, prese un gessetto e incominciò a pasticciarvi sopra.
"Non più di questo o questo o questo o questo, chiunque voglia può gettare del colore su una tela bianca e fingere che voglia dire qualcosa, ma non vuol dire niente! Era solo un'oggetto...per te...per me era tutto invece, ha dato un senso alla mia vita" finì lanciando il gessetto e uscendo dalla bottega.
"Sta soffrendo e si sfoga così Sandro"
Li disse Lorenzo scusandosi.
"Dovrai trovare un'altro modo per fare pace con il Papa"

"Giuliano devo dirti una cosa, la sa già tutta la famiglia"
"Dimmi pure"
"Sono incinta"
Il ragazzo guardò la moglie e sorrise, ma non fu niente di che, prese il suo voltò e la baciò.
"Grazie...mi rendi felice ogni giorno"
La famiglia camminava nella piazza, con loro c'erano Bona e il figlio.
Quando arrivarono davanti all'entrata della chiesa si fermarono davanti ai Pazzi.
Jacopo cominciò a parlare della storia e di quanto i Pazzi fossero importanti.

Dalla Più Alta StellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora