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Lorenzo si avvicinò a Francesco che ancora era a terra, posrse a lui una mano ma lui si alzò senza aiuto, lo guardò con uno sguardo stravolto "dovevate cogliere l'occasione di uccidermi Medici" il ragazzo si girò e andò via.
Poco dopo il Magnifico si ritrova tale braccia di suo fratello e dei suoi amici che lo sollevarono mostrandolo alla folla.
Lorenzo alzò il pugno e tutti urlarono applaudendo.
Beatrice saltava dalla gioia e anche Lucrezia avrebbe voluto farlo ma il suo ruolo da regina le permetteva solamente di battere le mani.
Ma a Lorenzo bastavano le urla della folla per sentirsi orgoglioso.

Lorenzo, Giuliano, Cosimo e gli altri raggiunsero Lucrezia Ardinghelli, si inchinarono lei si alzò prese l'elmo e lo consegnò al suo amante, lui si girò, guarda il popolo, il suo popolo e alzò l'elmo al cielo.
Urlarono tutti insieme era un'immenso momento di gloria, di successo.

Lorenzo, Giuliano, Cosimo e Sandro entrarono spingendosi e ridendo a Palazzo Medici, Beatrice era con loro per vedere Bianca e a Lorenzo fu consegnata la lettera che la madre, da Roma scrisse e inviò a lui.

"Mio caro Lorenzo, io resterò a Roma, dove posso esercitare la diplomazia su diversi fronti, ho promesso che la nostra famiglia farà nominare Rinaldo, il fratello di Clarice, arcivescovo di Firenze e in cambio Orsini ha persuaso il papa, che ora è malato, a concederci una dilazione, in quanto a Clarice Orsini, sembra che le tue parole alla festa abbiano avuto l'effetto desiderato, Carlo ha fatto le tue veci al matrimonio per procura questa mattina, congratulazioni Lorenzo, tu e Clarice siete ora marito e moglie, la mostra famiglia ha superato questa prova figlio mio abbiamo guadagnato tempo, come capo di questa famiglia, ora sarai solo ma noi saremo accanto a te, sempre.
Che Dio ti benedica e ti protegga"

"Sono splendide notizie...andiamo da nostro padre"
I quattro ragazzi corsero al piano superiore seguiti dalla giovane, tutti e quattro senza staccarsi, sembravano quasi ubriachi.
E mentre stavano davanti alla porta aperta della stanza di Piero, da quella uscì Bianca con il volto rigato dalle lacrime.
Tutti la guardarono, Beatrice capì e mise una mano davanti alla bocca, tutti capirono. Lei tremava, e non smetteva di piangere.
"No" Lorenzo con il viso sudato riuscì a dire solo quella parola e lasciò cadere la lettera che aveva portato tanta gioia in un momentodi sconforto.
Giuliano abbracciò la sorella indifesa, Beatrice di avvicinò a loro e con gli occhi lucidi, mise una mano sulla schiena di Giuliano.
"Mi dispiace" sussurrò.
Lorenzo non voleva crederci, entrò nella stanza ma suo padre era nel letto, senza sensi, un corpo inerme, "era volato in cielo" si dice così ai bambini per non turbarli e così fu per Lorenzo, lui era ancora un bambino ai suoi occhi, ma il padre era nel letto, morto.

Nella stanza entrarono anche Giuliano, Sandro e Cosimo, Beatrice restò fuori, guardò Bianca e l'accolse tra le sue braccia, la strinse forte a sé, e le lacrime furono costrette ad uscire.
Lorenzo appoggiò l'elmo difianco al padre, prese la sua mano e la strinse ma come un bambino che ha paura, appoggiò la testa sul corpo senza vita e pianse.

Qualche giorno dopo

Lucrezia si svegliò e notò che nel suo letto Lorenzo non c'era più, si alzò sui gomiti e lo vide sulla scrivania a scrivere.
"Che ore sono?" Chiese lei assonnata.
"Presto, tardi, non lo so" rispose Lorenzo.
"dovresti essere a letto"
"Non posso Lucrezia, sono travolto da opportunità e ostacoli"
"Quale genere di ostacoli?" Lucrezia si avvicinò a Lorenzo.
"Poco dopo aver esteso il credito alla nostra banca, Papa Paolo è morto per un'attacco di cuore e questo ha costretto la curia ad eleggere un nuovo Papa come successore"
"Ma il Papa è un vostro alleato, è così?"
"Quanfo era il cardinale della Rovere ha combinato il mio matrimonio ma ora è Papa Sisto e a parenti in cerca di favori, mentre Salviati aspetta...aspetta che arrivi il suo momento per colpirci"
"Ma sono sicura che Padre Carlo difenderà i vostri interessi"
"Li ostacolerà più a lungo che può ma questo è il mio momento Lucrezia io...io devo coglierlo" il ragazzo si alzò, "si capisco" disse sospirando la giovane donna.
"E come lo userai questo tuo momento Lorenzo?"
"Farò di Firenze una vera Repubblica" "non credo che mio marito appoggerà questa scelta e neanche Jacopo Pazzi"
"No...no...non credo che lo faranno"
Il giovane Magnifico si vestì e prese il libro su cui prima scriveva.
"Dove stai andando?"
"Io e Giuliano dobbiamo andare a Milano"
"Per quale ragione?"
"Per capire se la nostra alleanza è solida"
"Fa attenzione Lorenzo"
"Non temere" Lorenzo prese la mano di Lucrezia.
"Dico sul serio...già una volta sei scampato per un soffio alla morte"
"È una vita inutile ciò che temo, non la morte" lui appoggiò le sue labbra su quelle di Madonna Ardinghelli.
"Allora ne avrò paura io per te"

I due giovani correvano con i loro maestosi cavalli veloci verso Milano, verso Sforza.

"Non capisco perché corteggiare Sforza quanfo dovremmo essere a casa a pretendere giustizia"
"Perché il futuro è nella pace con i nostri vicini...non nelle liti del passato"

"Lorenzo De'Medici, con mio fratello dobbiamo vedere il Duca"
"Da questa parte Messeri"
I fanciulli seguirono l'uomo che li guidava ma mentre camminavano verso la loto meta, Lorenzo si fermò a guardare un quadro.
Giuliano e l'uomo si girarono, "Lorenzo! Vieni o no" Lo chiamò il fratello e il ragazzo portò lo sguardo che aveva verso il quadro negli occhi del fratello che lo aspettava.

I Medici entrarono in piccolo teatro, c'era della musica celestiale, Sforza, la moglie ed il figlio erano al centro, seduti a guardare lo spettacolo, sul palco c'erano tre persone.
Il Duca si accorse della presenza di Lorenzo e fece smettere quel teatrino.

"Lorenzo e Giuliano De'Medici...Benvenuti"
"Inaspettata tanta bellezza dietro a mura così alte e oscure"
"Un governante saggio non solo mostra la sua grandezza disprezzando splendore...deve anche versare sangue per proteggerla...per l'appunto"
In quel momento un uomo ed una donna furono gettati sul palco dalle guardie.
"È me che volete...vi prego lasciatela andare" gridava l'uomo.
A quel punto Bona, la moglie del governante si alzò "vieni figlio" spinse leggermente il figlio davanti a lei sapendo quello che stava per succedere.
"Restate" gridò Sforza.
La moglie si girò "è troppo giovane"
"Per apprendere la sopravvivenza...vedete giovani Medici, in quanto sorella di due Re mia moglie non capisce che si deve conquistare l'ammirazione e il timore dei sudditi" la donna si risedè sulla sedia e costrinse il figlio a fare lo stesso.
Sforza salì gli scalini che separavano il palco dalla platea "questo nobile ha tramato per uccidermi" tirò fuori una spada e Lorenzo si irrigidì, lo stesse fece Giuliano con una faccia preoccupata.
La donna coprì gli occhi al giovane figlio.
Galeazzo Sforza appoggiò la spada sul collo della donna trenante inginocchiata sul palco.
"Risparmiatela, aspetta un figlio...vi prego, vi supplicò" chiedeva disperato il nobile che aveva tramato di uccidere il Duca.
"Signore...signore, il dipinto nel corridoio, il giudizio universale, chi è l'artista?" Chiese Lorenzo "l'ho dimenticato" rispose Galeazzo.
"Non ricorda a tutti noi l'insegnamento di Cristo non ci sarà pietà per coloro che non la dimostrano" concluse Il Magnifico.
Sforza lo guardò e rise.
"la vostra preoccupazione per la mia anima mi commuove Lorenzo De'Medici" quel crudele uomo tagliò le corde con cui la coppia era legata.
"Andate, io vi perdono" Il nobile si buttò ai piedi del governante e li baciò ringraziandolo.
Sforza dopo aver ordinato alle guardie di portare via le due persone aprì le braccia davanti a tutti e recitò queste parole:
"Io vi ordino di amarmi per la mia umiltà e gentilezza" parole che erano alquanto false visto che mentre, il giovane scapolo e il fratello maggiore, uscirono, a terra c'era la donna che aveva rischiato la morte, piangeva e aveva tra le mani il viso del marito morto.
"Lo aveva perdonato" disse Giuliano
"Per salvarsi la faccia, c'èchi vede la pietà come una debolezza" rispose Lorenzo.
Giuliano rimase a guardarla per qualche secondo, aveva gli occhi tristi, quegli occhi azzurri che conducevano, chi li guardasse, in un enorme oceano.

Quando erano nella valle di Firenze, di fermarono a guardare la grande Cupola che Cosimo aveva voluto a tutti i costi.
"Avanti...nostra madre ci starà aspettando...chi arriva primo!" Esclamò Giuliano partendo veloce a cavallo e Lorenzo sorridendo lo seguì.













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