parte 35

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Il ritorno in Italia fu molto piacevole. Giuseppe era di ottimo umore e di conseguenza anche io. Per tutto il viaggio non parlammo di quello che era successo ma andava bene così. Non c'era molto da dire. Era stato bellissimo e adesso le cose avrebbero preso il loro corso. Non potevo dire con certezza di aver vinto e che Giuseppe sarebbe stato mio per sempre, però non ero mai stata così vicina al mio sogno e adesso volevo pensare solo al presente e godermi ogni attimo.
Quando tornammo all'Agenzia non persero tempo a prenderci e a farci l'interrogatorio sulla missione. Giuseppe fece un resoconto dettagliato degli eventi, tralasciando la parte dove mi ero presentata alla festa per poi svenire ubriaca e tutto ciò che riguardava il nostro rapporto. Era così carino a cercare di proteggermi. Raccontò dell'incontro con l'informatore e si assicurò che sapessero che era grazie a me se era andato così bene. Adesso, grazie alle informazioni ottenute, era arrivato il momento di prepararsi per la prossima missione.
Tutto ciò ci aveva portato dove ci trovavamo adesso, ovvero un luna park. Secondo la talpa il tedesco da qualche parte nascosto c'era uno degli uffici da cui il tedesco gestiva le sue operazioni. Perché si trovava in un luna park non era molto chiaro nessuno, però in effetti aveva dei vantaggi. Cosi nascosto nessuno lo avrebbe trovato e poteva essere un rifugio sicuro. Lo svantaggio era che se si veniva a conoscenza della sua presenza era facile entrarci di nascosto. Per questo era stato scelto come obbiettivo dell'agenzia e adesso Giuseppe aveva comprato due biglietti e stavamo facendo il nostro trionfale ingresso.
Guardandomi intorno vidi che c'erano tante coppie. Il pensiero che negli occhi degli altri Giuseppe ed io eravamo solo una delle tante mi rese felice. Era bello fingersi e mischiarsi alla gente comune. Mi dava una scusa per fare cose romantiche come prendere la mano a Giuseppe e camminare sorridente come una bambina. Lui non si lamentò. Ero sicura che anche lui era felice di tutto ciò. Però, per quanto potesse essere innamorato e contento, al contrario mio era una spia professionista e comincio ad agitarsi l'ennesima volta che mi fermai per chiedere se potevamo andare su una giostra.
-Daaiii abbiamo tutto il tempo per lavorare! Non succederà nulla se ci divertiamo un pochino- provai a convincerlo per quella che doveva essere la millesima volta. Lui però alzò gli occhi al cielo e andò avanti senza neanche rispondermi. Insomma non c'erano poi così tanti modi per dirmi di no e ormai le aveva provate tutte. Ma se per lui ignorarmi era la soluzione migliore per me non lo era affatto. Gli andai accanto e gli tirai una manica.
-Sarà divertente! Perderemo al massimo dieci minuti non influenzerà la missione- insistetti. Non poteva portarmi in un luna park e non lasciarmi divertire, non era giusto. Inoltre realizzai che questo poteva considerarsi il nostro primo vero appuntamento, non potevamo passarlo tutto il tempo a lavorare. Ma lui non condivideva i miei pensieri e continuò a camminare guardandosi intorno.
-Ti odio- gli dissi lasciandolo andare. Lo vidi fare un sorrisetto e se non fosse stato così adorabile lo avrei ammazzato.
-E comunque se dobbiamo passare per persone normali dovremmo fare qualcosa che non sia camminare senza meta, potremmo dare nell'occhio- gli dissi. Non avevo neanche tutti i torti ma neanche la mia logica impeccabile riuscì a far cambiare idea a Conte.
-Non saliremo su nessuna giostra- esclamò stizzito. Cominciai a pensare che forse c'era di più sotto questo suo rifiuto.
-Non è che per caso hai paura?- chiesi sorridendo. La sua espressione frustata mi fece capire che avevo ragione. Il grande Giuseppe Conte, superspia di altissimo livello, aveva paura delle montagne russe.
-No, assolutamente no- negò lui con forza. Mi misi a ridere beccandomi un occhiataccia da Giuseppe. Decisi di avere pietà e smisi.
-Okay, okay. Hai ragione, andare sulle giostre ci ruberebbe solo tempo- gliela detti vinta. Lui annuì senza dire nulla e proseguimmo. Mi guardai intorno, questa volta cercando di essere seria. Non avevo idea di come un ingresso per una base segreta potesse sembrare. Poi qualcosa catturò la mia attenzione, anche se non c'entrava nulla con la missione. Era uno stand di zucchero filato. Mi fermai per indicarlo a Giuseppe.
-Voglio quello- dissi decisa. Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-Per favore, possiamo lavorare e basta?- chiese irritato.
-Se non vuoi andare sulle giostre almeno prendimi dello zucchero filato- cercai di convincerlo. Su questo non avrei ceduto. Provai un approccio diverso, ovvero fare gli occhioni dolci. Non poteva resistere a quello. Lui sospirò e senza dire nulla si avviò verso il venditore. Lo seguii sorridendo felice. Poteva fare il duro quanto voleva ma alla fine rimaneva un povero innamorato come me. Mi fermai e lo osservai mentre faceva la fila e pagava e riuscii davvero a convincermi che questa fosse una normale giornata con Giuseppe. Poco dopo venne da me reggendo tra le mani il cibo. Sebbene fingesse di essere ancora irritato, percepivo che adesso era più tranquillo. Con una mano presi lo zucchero filato mentre con l'altra presi la sua. Riprendemmo a camminare e proseguimmo nella nostra missione. Dopo un po' però lasciai fare tutto il lavoro a Giuseppe. Io ero troppo impegnata a perdermi nelle mie fantasie romantiche e a godermi il mio cibo. Ma come ogni volta che cominciavo a sentirmi felice tutto venne bruscamente interrotto da Conte che si fermò dal nulla strattonandomi. La prima cosa che pensai fu che avesse trovato qualcosa di interessante, ma l'espressione terrorizzata sul suo volto mi fece temere che ci fossero guai in vista. Quando seguii il suo sguardo però ciò che vidi fu una giovane donna, non molto più grande di me, che veniva sorridente nella nostra direzione. Mi stette subito antipatica.
-Professore- esclamò la ragazza non appena ci ebbe raggiunto. Se lo conosceva come professore voleva dire che era una delle sue studentesse e la cosa non mi piaceva affatto. Se era stata sua allieva allora era sicuramente innamorata.
-Ciao! Che sorpresa trovarti quà- disse il professore. Adesso non sembrava più spaventato, anzi, sembrava quasi felice di aver incontrato questa persona.
-Mi sono trasferita in zona di recente. Sono riuscita a trovare un posto di lavoro prestigioso grazie a lei- gli raccontò contenta. Notai che si stavano dando del tu e la cosa mi irritò parecchio. Avevo sempre pensato di essere stata speciale per Conte, che le nostre lezioni private fossero state un'eccezione per lui. Invece adesso veniva fuori che ero stata solo una delle tante. Mi chiesi quante ce ne fossero state.
-Mi fa piacere. Sei sempre stata una studentessa particolarmente dotata- si complimentò lui alimentando la mia rabbia. Quella frase mi aveva colpito come un macigno piovuto dal cielo.
-Vedo che hai cambiato acconciatura. Ti stanno molto bene i capelli così- le disse Conte dal nulla sorridendo. Questo era troppo. Strinsi i pugni e resistetti all'impulso di urlare.
La ragazza rispose al suo sorriso. Ci stava spudoratamente provando. Non so quanto avrei resistito senza saltarle al collo.
-Grazie! Ho cambiato un sacco di cose nella mia vita, sai? Posso invitarti a prendere un caffè? Così possiamo aggiornarci sulle nostre vite- chiese la ragazza. Volevo dirle che l'unica cosa che doveva sapere sulla vita di Conte era che aveva una nuova ragazza e che nessuno ci avrebbe separati. La guardai male. Avrei riconosciuto l'espressione sul suo volto ovunque. Era il modo in cui avevo guardato Giuseppe dal primo istante in cui lo avevo visto la prima volta. Era lo sguardo di una persona innamorata. Non potevo biasimarla, ma ciò non toglieva il fatto che Giuseppe fosse mio e solo mio.
Però non avevo intenzione di fare una scenata. Sapevo che per forza lui avrebbe dovuto liberarsene, perciò non dovevo preoccuparmi.
-Purtroppo adesso sono impegnato- disse infatti la spia. Cercai di ignorare il fatto che non avesse specificato che era impegnato con me.
La ragazza si faceva sempre più vicina e osò toccare un braccio al mio uomo.
-Dai, faremo in fretta. È in onore dei vecchi tempi- insistette. A quel punto ero prontissima a prenderla a schiaffi, soprattutto per come disse quella frase. Lasciava intendere, ne ero convintissima, che tra i due ci fosse stato qualcosa di più di un rapporto accademico. La cosa non andava per nulla bene. Tutto peggiorò quando vidi che Conte sembrava dispiaciuto del fatto di non potersi unire a lei.
-Ha detto che non può. Siamo impegnati, non hai sentito- sbottai alla fine. La ragazza mi guardò come se mi avesse notato solo ora, cosa molto probabile.
Giuseppe mi guardò un po' confuso. Ovviamente non capiva che non era il caso di provarci con una ex studentessa davanti a me, figurati. Lo guardai male e lui tornò a rivolgersi all'altra ragazza.
-Magari possiamo fare due chiacchiere veloci, senza caffè- concesse Conte. Per essere un uomo intelligente si comportava da vero cretino e io ne avevo abbastanza. Se ci teneva così tanto a passare del tempo con questa ragazza allora che facesse. Me lo aspettavo comunque che la nostra relazione non sarebbe durata a lungo e forse era meglio così. Forse ero stata stupida a provarci di nuovo in partenza. Forse era meglio se lasciavo perdere per davvero. Il problema era che quando stavo con lui mi dimenticavo tutte le volte che mi faceva incazzare e ogni volta era sempre più difficile essere riportata alla realtà dei fatti. Non avrei retto la vista di Giuseppe e l'ex studentessa un minuto di più.
Così girai i tacchi e me ne andai.

Spy-Professor (Giuseppe Conte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora