Quella notte non riuscii a dormire. Continuavo a pensare al comportamento del professore. Ero passata tra tutte le emozioni possibili, e alla fine mi ero stabilizzata sulla rabbia. Non aveva nessun diritto di trattarmi a quella maniera, non dopo avermi illusa con i suoi modi di poter aver un futuro con lui. Ovviamente, non avevo rinunciato a quel sogno. Non lo avrei fatto. Ma non potevo permettergli di comportarsi così, per quanto segretamente forse un po' mi piaceva.
Fu così che alle otto di mattina, dopo esattamente zero ore di sonno, mi vestii e uscii di fretta di casa. La destinazione era l'ufficio del professore. Mi ero ricordata che alla fine non avevo ripreso il braccialetto. Voleva tanto restituirmelo? Bene, lo avrei accontentato.
Quando arrivai bussai insistentemente. Questa volta non mi venne ad aprire, sentii solo un "avanti". Entrai e mi sbattei la porta alle spalle.
Conte era seduto alla scrivania e se non fossi stata così infuriata avrei avuto un infarto. Era probabilmente ancora arrivato, perciò era ancora perfettamente in ordine. Il completo blu accuratamente stirato, il suo meraviglioso ciuffo pettinato alla perfezione.
Presi un bel respiro e mi avvicinai alla scrivania.
Il professore era passato dall'indifferenza a un lieve stato di agitazione apparente. Bene.
-Posso aiutarla?- chiese tornando a guardare i fogli sulla scrivania.
-Sono venuta a prendere il mio braccialetto- dissi fredda, sperando notasse il mio tono.
Era tornato alla sua indifferenza e non dette segni di essere impressionato dal mio stato d'animo.
Aprì un cassetto e prese in mano il braccialetto. Me lo porse continuando a guardare i fogli. Glielo strappai di mano. Così non andava per nulla bene.
-Non mi piace il suo atteggiamento- gli dissi senza pensarci troppo. Grave errore. I suoi occhi si alzarono dai fogli e puntarono sui miei.
-Cosa intende dire?- mi chiese, senza far trasparire nessuna emozione.
-Voglio dire- iniziai -Che prima fa il gentile e il carino con me e poi mi tratta male davanti alla classe. Anche adesso non potrebbe essere più freddo neanche se parlasse ad un muro- lo accusai. La sua reazione fu quella che mi aspettavo. Nessuna. Continuò a fissarmi, poi tornò a concentrarsi sui fogli.
-Non so che impressione si era fatta di me, e mi dispiace se le ho fatto intendere cose non vere, ma questo è il modo in cui tratto ogni mio studente. Se non le piace è perfettamente libera di limitarsi a seguire il corso in silenzio e non cercarmi più del necessario- spiegò chiaramente. Non sapevo cosa replicare. Se era vero che ero io ad essermi illusa allora ero proprio una stupida. Ma l'istinto mi diceva che c'era qualcosa di più, qualcosa di strano. Non avrei lasciato perdere così facilmente.
-Forse ha ragione- dissi forzatamente -Però avrei comunque delle domande da farle. Sul corso, ovviamente- lo osservai con cautela ma non notai particolari cambiamenti. Mi annuì semplicemente.
-Può tornare nell'orario del ricevimento degli studenti, come da regolamento- mi informò. Non quello che speravo di sentire. Era arrivato nuovamente il momento di fare una ritirata strategica. Girai i tacchi e mi avviai alla porta, ma non feci in tempo a toccare la maniglia che sentii chiamare il mio nome. Mi girai e fui colpita dal cambiamento del professore. Adesso sembrava soddisfatto, contento, quasi come se avesse risolto un puzzle.
-E se invece...la invitassi a cena? C'è questo nuovo posto che volevo provare, ma sarebbe noioso andarci da solo. Inoltre potrei risparmiare delle ore preziose da dedicare agli altri studenti- lo prorpose come se non fosse niente, come se mi avesse appena chiesto che ore fossero.
Il mio cervello andò in tilt. Tutti i pensieri che avevo fatto fino a quel momento se ne andarono, lasciando solo un vuoto cosmico.
Digli di no mi disse la mia ultima parte sana rimasta. Aveva ragione, non dovevo permettergli di continuare a fare così, lo avevo deciso solo poche ore prima. Eppure no non fu proprio la risposta che detti. Essa fu più qualcosa della serie "si certo che vengo a cena con lei vengo anche a colazione a pranzo vengo direttamente a vivere con lei tutto quello che vuole vivo solo per lei" ma un pochino meno drammatico.
-Bene, allora ci incontriamo stasera qua alle sette- Conte mi sorrise, cosa che mi era cominciata a mancare. Segnai vagamente ora e data nel mio cervello e poi lasciai la stanza in un panico sempre più crescente. Solo quando fui a metà strada per arrivare a casa realizzai che il professore aveva detto stasera. Comiciai a correre. Dovevo assolutamente prepararmi al meglio.
Conte non sapeva cosa lo aspettava.
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Spy-Professor (Giuseppe Conte)
Storie d'amoreMi chiamo Elisa e sono una tipica studentessa universitaria; una di quelle che ha lasciato la propria famiglia per venire a studiare fuori sede e che a 23 anni è ancora alla disperata ricerca del vero amore... Ah, l'amore! Non sapevo davvero cosa si...