parte 36

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Mi chiesi se c'era qualche legge nell'universo che faceva si che ogni volta che mi sentivo felice con Giuseppe tutto doveva andare a finire male. Non mi sembrava di chiedere tanto, eppure sarebbe stato più facile scalare l'Everest. Questa volta mi aveva davvero ferito, il senso di tradimento era peggio di qualsiasi altra cosa. Il pensare che mentre io me ne stavo lì convinta di essere il suo unico amore lui ci provasse spudoratamente con una ragazza, e non una ragazza qualsiasi ma una sua ex studentessa, mi provocava un dolore indescrivibile.
Non riuscivo neanche più a capire dov'ero. Ero scappata senza pensare a dove andare, volevo solo allontanarmi il più possibile da loro e mettermi a piangere. L'unica cosa che sapevo era che mi trovavo ancora all'interno del luna park, che era già un passo avanti. Continuai a camminare inconsolabile per non so quanto tempo. Conte non mi venne a cercare. Non che avessi voluto, sia chiaro, però comunque la cosa mi fece arrabbiare di più.
Decisi di mandarlo a fanculo, lui e la missione. Se lui poteva perdere tempo dietro a delle ragazze io potevo concedermi un po' di divertimento.
Mi infilai nella prima fila che trovai, per poi scoprire che era per la ruota panoramica. Non la cosa più emozionante che potessi trovare in un luna park, ma in effetti sedermi e guardare il panorama piangendo era un'attività che si sposava bene con il mio umore attuale. Volevo solo crogiolarmi nel mio dolore e pensare a quanto odiavo Conte.
Così feci ma fila aspettando impazientemente il mio turno. Era irritante perché volevo uccidere praticamente tutti. La gente era così fastidiosa. Però resistetti e finalmente arrivò il mio turno. Stavo per parlare al cassiere quando una voce dietro di me disse -Due biglietti, prego-. Era una voce che avrei riconosciuto ovunque e mi girai di scatto prontissima a sputare in un occhio a Giuseppe. Lui non mi guardò neanche, pagò e prese i biglietti. Mi girai per andare via ma lui mi afferrò per un braccio e mi fece voltare verso di lui.
-Ti prego- disse. Avrei voluto picchiarlo, ma ero curiosa di vedere come pensava di tirarsi fuori da questa situazione. E poi non vedevo l'ora di urlargli contro. Lo avrei fatto pentire di essersi rinchiuso in uno spazio ristretto con me. Così entrai nella cabina seguita da lui.
Non ci sedemmo nemmeno e non appena la ruota partì gli andai contro. Avevo tanta rabbia repressa che non mi ci volle molto per aizzarmi.
-Per essere uno che ci tiene tanto alla missione da non poter perdere tempo ne perdi molto per provarci con la prima ragazza che ti trovi davanti uh?- gli urlai. Lui mi guardò preso alla sprovvista. Aprì la bocca per dire qualcosa ma la chiuse subito confuso.
-Guarda che potevi benissimo restare con lei se ti faccio tanto schifo- continuai ad urlargli contro.
-Hai capito malissimo- provò a difendersi lui. L'effetto fu però solo quello di farmi incazzare ancora di più. Pensava forse che fossi cieca? Avevo visto benissimo come lei lo guardava, e come lui guardava lei. Mi venne da piangere ma cercai di trattenere le lacrime. Cominciai a pentirmi io di essere chiusa lì con lui. Volevo solo scappare adesso.
-E invece ho capito benissimo! Pensavo di piacerti, ma evidentemente non sono abbastanza per te visto che non appena ne hai l'occasione ci provi con un'altra!- continuai ad urargli contro. Lui non replicò e non riuscì più a contenere le lacrime, che cominciarono a scendere copiose. La mia più grande paura era stata confermata. Se prima avevo qualche dubbio sul fatto che potevo essere paranoica, adesso era stato cancellato dal freddo silenzio di Giuseppe. E poi lui decise di infierire ancora scoppiando in una sonora risata.
Non lo avevo mai odiato così tanto. Era mai possibili essere così stronzi? Doveva ringraziare il cielo che non avevo un arma con me sennò poteva considerarsi morto.
-Elisa, non piangere- disse. Mi guardava con un espressione addolcita che non capivo. Si avvicinò e io rimasi immobile. Con una mano mi asciugò le lacrime, cosa che mi fece solo piangere di più.
-Non ci stavo provando con quella ragazza, te lo giuro- disse. Non gli credevo, non gli credevo assolutamente. Avevo visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie e non ero scema.
-Era solo una mia ex studentessa, te lo giuro. Me la ricordo solo perché era brava, ero curioso di sapere come stava, nulla di più- continuò ad assicurarmi. Pensai alle sue parole, sempre poco convinta.
-Davi lezioni private anche a lei?- chiesi incazzata. Lui sospirò.
-Non posso rifiutarmi se una studentessa viene da me a chiedere aiuto, Elisa- disse. Invece di rassicurarmi quelle parole mi ferirono solo di più. E così l'unico motivo per cui mi aveva concesso il suo aiuto in università era perché "non poteva rifiutarsi". Tutte le fantasie che mi ero fatta crollarono e mi trovai a dover affrontare la dura realtà. Per lui ero davvero stata solo un'altra studentessa. Stavo soffrendo talmente tanto che non sapevo neanche cosa dire.
-Sei una testa di cazzo!- urlai nel dubbio.
Lui si mise a ridere di nuovo, confermando che avevo ragione.
-Non capisco dove stia il problema, lo sai che ho fatto il professore, avevo degli studenti, anche tu eri una mia studentessa- disse cercando di capire. Senza saperlo aveva colpito il mio nervo scoperto, e lui lo capii subito. Smise di sorridere e mi guardò serio.
-Lo sai che tu non sei come le altre- disse dolcemente. Bastarono quelle poche parole per farmi sciogliere. Era tutto ciò che volevo sentirmi dire. Eppure continuavo a non fidarmi.
-E come faccio a sapere che non me lo dici per farmi smettere di rompere il cazzo- dissi incrociando le braccia. Avevo ancora gli occhi lucidi ma almeno avevo smesso di piangere. Mentre lo fissavo aspettando una risposta la ruota si fermò. Eravamo sulla parte più alta e da lì avevamo un panorama bellissimo sul luna park. Ma tutto quello che guardai era Giuseppe. Fui sorpresa dal vedere il suo volto arrossarsi leggermente. Distolse lo sguardo e fissò il pavimento imbarazzato.
-Ecco...- cominciò a dire prima di fermarsi. Sospirò e infilò una mano in tasca. Tirò fuori una scatolina e me la porse senza dire nulla.
La guardai confusa senza capire il significato di tutto ciò.
-Prima, mentre eri in bagno, ho visto questa e d'impulso l'ho presa. È una stupidata, ma mi sentivo di farlo. Perché tu sei speciale, Elisa- si spiegò. Presi velocemente la scatola ansiosa e l'aprii. Persi un battito quando vidi che dentro c'era una piccola collana. Non era di alta qualità, era il genere di cosa che potevi trovare in uno stand da luna park, ma la trovai comunque bellissima. La presi e osservai il piccolo ciondolo a forma di cuore che era appeso alla catena.
-Te l'ho detto, è una cosa stupida, però volevo che tu la avessi. Quella da spia è una vita difficile, potremmo essere separati qualche volta. Volevo tu avessi qualcosa per ricordare che dovunque siamo il mio cuore è con te- disse velocemente. Era imbarazzatissimo e questa volta fu il mio turno di ridere.
-Ma no, è una cosa carina- lo rassicurai. In realtà volevo urlare e saltare e dirgli quanto lo amavo e forse chiedergli di sposarmi, ma mi trattenni. Lui fece un piccolo sorriso.
-Girati- disse prendendo la collana in mano. Non me lo feci ripetere due volte. Con delicatezza mi mise la collana. Riuscivo a sentire il suo fiato sul collo e tutta la rabbia che era rimasta se ne andò definitivamente. Maledissi il fatto che eravamo su una giostra in un luogo pubblico. Per distrarmi mi concentrati sul panorama.
-Che vista bellissima- dissi. Conte aveva finito e mi girò delicatamente. Mi guardò negli occhi e sorrise.
-Mai bella quanto te- sussurrò. Mandai a fanculo ogni pudore e lo baciai buttandomi praticamente su di lui. Perdemmo entrambi l'equilibrio e sbattemmo sulla panchina. Finii seduta su di lui e il mio primo istinto fu quello di togliergli la maglia ma Conte rise e prese le mie mani tra le sue. Mi baciò di nuovo, decisamente non migliorando la situazione.
-Non possiamo farlo qua- disse lui. Dovevo dargli ragione purtroppo, così mi staccai da lui con un enorme sforzo di volontà e mi sedetti sul posto accanto. Non sapevo quanto avrei resistito ma per fortuna in quel momento la ruota ripartì. Tra poco saremmo scesi e lo strazio sarebbe finito. Tornai a guardare il panorama. Ancora una volta tutto il dolore che provavo era stato spazzato via e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era l'immensa felicità che mi pervadeva. Toccai la mia nuova collana mentre tornavo a fantasticare.
-Aspetta, guarda- chiese all'improvviso Conte. Adesso aveva una voce seria e stava indicando un punto poco lontano da noi. Inizialmente vidi solo la folla, ma poi nella marea di persone vidi un gruppo di tre uomini. Non sarebbe stata una cosa così strana, se non per il fatto che stonavano altamente con il resto della gente.
-Pensi che potrebbero essere uomini del Tedesco?- chiesi, un po' irritata. Dovevano arrivare proprio adesso?
-C'è solo un modo per scoprirlo- disse Conte preparandosi per uscire in fretta dalla cabina. Capii che stavamo per imbarcarci in un iseguimento e la cosa non mi piaceva affatto. I giochi erano finiti, adesso era tornato il momento di rimettersi al lavoro.
Sospirai e mi misi accanto a Conte, pronta a partire per l'ennesima missione.

Spy-Professor (Giuseppe Conte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora