parte 16

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Nei giorni prima ero stata talmente impegnata a fantasticare su Conte e me durante questa missione che non avevo mai neanche pensato alla possibilità di ritrovarmi in una situazione del genere. Ero convinta che sarebbe andato tutto bene, che io e Gisueppe avremmo completato la missione senza problemi e poi avremmo festeggiato scappando da soli da qualche parte. Ma adesso il mio amore era sperduto chissà dove ed io ero rimasta sola, con una pistola puntata addosso.
La mia testa era un vortice di emozioni e se volevo sopravvivere dovevo mettere ordine nel cervello.
Presi dei bei respiri. Osservai la persona che avevo davanti. Era una guardia, ovviamente. Era vestita come quelle che avevamo visto controllare le scale, cosa che indicava che le guardie indossavano un'uniforme. Registrai quell'informazione e passai ad osservare il comportamento dell'uomo, come mi aveva insegnato Conte. Nonostante avesse una pistola e la stesse puntando nella mia direzione, non sembrava particolarmente intenzionato ad uccidermi. Probabilmente non sospettava che fossi una spia e potevo usare questa cosa a mio vantaggio.
-Oh scusi! Non pensavo fosse vietato salire- dissi fingendomi innocente e spaventata. La guardia si rilassò un po', ma non abbassò l'arma.
-Perchè è venuta qua? La festa è giù- chiese sospettoso. Pensai velocemente ad una scusa pseudoplauisibile. Il mio obbiettivo non era convincerlo, ma distrarlo il tempo necessario per fare la mia mossa.
-Io ho...uhm, litigato col mio ragazzo e....mi sembrava di averlo visto salire qua e lo stavo cercando per chiarire- sparai la prima cosa che mi venne in mente e mentre era distratto ad ascoltare le mie parole mi avvicinai piano piano.
-Sono sicuro che il suo ragazzo non è salito quassù, le consiglio di tor...- cominciò a dire, ma non lo lasciai finire. Nonostante l'allenamento fosse stato una tortura, alla fine una cosina o due ero riuscita ad impararle. Per esempio, adesso sapevo perfettamente come disarmare una persona che mi stava minacciando. Fu talmente veloce che ebbi appena il tempo di realizzare cosa stessi facendo. Era come se lo spirito di Conte si fosse impossessato di me, e mi ritrovai con una pistola in mano puntata nella direzione della guardia. Rimasi incredula un attimo, forse anche più della guardia che mi stava fissando a bocca aperta molto confuso. Ce l'avevo fatta! Avrei tanto voluto che Conte fosse stato li per vedermi. Non vedevo l'ora di raccontarglielo.
Intanto però dovevo decidere quale sarebbe stata la mia prossima mossa. Non volevo uccidere una persona così feci la cosa più vicina che l'istinto mi suggerì. Prima che la guardia potesse riprendersi dallo shock lo colpii in testa con il calcio della pistola, cosa che lo fece finire a terra privo di coscienza. Un'altra vittoria per me!
Lo trascinai a fatica nella prima stanza che trovai aperta, che era un bagno, e pensai a quale sarebbe stata la prossima mossa. La missione restava sempre quella di infiltrarsi nell'ufficio del Tedesco e ottenere più informazioni possibili. Di quello si sarebbe dovuto occupare Giuseppe, ma lui era bloccato chissà dove perciò la nostra unica speranza ero io. Dovevo innanzitutto trovare un modo per entrare nell'uffico, e osservando la guardia svenuta ripensai a quello che avevo notato prima, ovvero che erano tutte vestite allo stesso modo. Se qualcuno aveva accesso a quella stanza supposi che sarebbe stata una guardia, perciò senza troppi complimenti lo spoglia e mi cambiai velocemente, mettendomi l'uniforme. Era da uomo e un po' troppo grande, ma riuscii a sistemarla in modo tale che la cosa non fosse troppo visibile. Cambiai anche la maschera per sicurezza e lasciai la stanza, chiudendomela a chiave dietro.
Mi fermai un attimo per rifare mente locale e capire dove dovevo andare e poi mi avviai verso le scale per raggiungere il fatidico terzo piano. Le trovai senza difficoltà e non incontrai nessun altro per mia fortuna. Imboccai le scale e corsi. Quando arrivai in cima però il rumore di tante voci agitate mi fece fermare. Mi affacciai per vedere cosa stava succedendo e quasi quasi cascai dalle scale. A parlare erano tre guardie che stavano puntando le loro armi su...Giuseppe. Non so come fosse arrivato lì, ma a quanto pare qualunque fosse il suo piano era fallito ed era stato scoperto. Non aveva neanche più la maschera, perciò anche la sua copertura era bruciata, cosa gravissima considerata la sua situazione. Il mio primo istinto fu di correre da lui e uccidere tutti, ma nonostante fossi preoccupatissima e molto protettiva, dovevo gestire bene la situazione. Conte mi avrebbe odiato per sempre se avessi fatto casino mandando all'aria la missione. Chiusi gli occhi e provai ad immaginare cosa avrebbe fatto una persona razionale. Avevo un grande vantaggio, realizzai, ovvero ero vestita come una guardia e potevo perciò passare per una di loro. La mossa più logica sarebbe stata infiltrarmi tra di loro e cercare di salvare Conte senza farmi scoprire. Se non fossimo riusciti a terminare la missione almeno avremmo potuto ritirarci senza perdite o disastri.
Presi coraggio e abbandonai il mio nascondiglio per andare verso il gruppetto.
-Che succede?- chiesi imitando un tono normale. Una guardia si girò verso di me prima confuso, poi quando vide l'uniforme tornò a puntare Giuseppe.
-Non so se sai chi sia questo, ma ti assicuro che non dovrebbe essere qua- disse fissando la spia, che lo fissò di rimando con uno sguardo pieno d'odio e rabbia che per un attimo mi distrasse dalla mia missione.
Prima che potessi replicare l'uomo mi guardò di nuovo -Sono sicuro che al capo farebbe tanto piacere vederlo. Aiutaci a portarlo da lui, una pistola in più fa sempre comodo- capii dal modo in cui lo disse che aveva una posizione di comando e che quindi non potevo rifiutarmi. Per adesso avrei dovuto seguire il gruppo per poi cogliere l'attimo migliore per liberare Giuseppe.
Annuii e mi feci avanti per unirmi alle altre guardie. Conte mi guardò riservandomi lo stesso sguardo che aveva dedicato alla guardia capo. Fu molto difficile puntare la pistola contro di lui e non scappare a gambe levate per andare a piangere nel bagno dove avevo chiuso la mia vittima, ma fui forte e feci quello che dovevo fare.
Il capo gli intimò di muoversi e con quattro pistole puntate addosso non è che avesse molta scelta, così ci incamminammo.
Non ci volle molto per arrivare alla nostra destinazione, ovvero un piccolo ufficio. Mi guardai intorno e realizzai piano piano dove ci trovavamo. Cercai conferma nello sguardo di Conte che si stava guardando intorno cercando di nascondere la scintilla di speranza che gli si era appena accesa dentro. Eravamo nella stanza del Tedesco, il posto che avevamo così tanto cercato di raggiungere. Certo, eravamo nella merda e lui non aveva idea che io ero li con lui, ma Giuseppe era intelligente e sicuramente stava già progettando un modo per stendere tutte le guardie, me inclusa realizzai e la cosa mi mandò in tilt per un attimo, e prendere tutto ciò che ci serviva. Io avrei solo dovuto essere intelligente come lui e cercare un modo di aiutarlo, principalmente sfruttando il fattore sorpresa.
Sorrisi, sarebbe stato molto divertente.

Spy-Professor (Giuseppe Conte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora