L'appuntamento in ufficio !!!!!

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Alle cinque precise del giorno dopo arrivai all'ufficio. Avevo passato tutta la giornata con la mia coinquilina a selezionare l'outfit perfetto per conquistare il professore. Doveva essere seducente ma non troppo da sgualdrina. Alla fine avevamo ottenuto un risultato decente e mi ero affrettata verso l'università per arrivare in perfetto orario.
Bussai alla porta e attesi. Non successe nulla. Bussai una seconda volta. Non successe nulla di nuovo. Cominciai ad andare in panico. Guardai l'orario ma confermi che ero arrivata all'ora giusta. Allora perché non mi apriva? Aveva forse ripensato alla sua proposta? Magari aveva deciso che era inappropriato invitare una studentessa nel suo ufficio, o ancora peggio aveva rivalutato la mia intelligenza. Stavo per impazzire quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Mi girai di scatto, abbastanza spaventata, ma mi calmai immediatamente quando mi trovai davanti il meraviglioso volto del professore.
-Scusi, non era mia intenzione spaventarla- disse. Quello che pensai fu che non doveva scusarsi di nulla con me, poteva farmi si tutto e di più, ma quello che uscì fu un -Ma si figuri- annesso con risatina nervosa. Cavolo, dovevo avere più controllo.
Conte mi superò, tirò fuori la chiave e aprì la porta dell'ufficio. Si fece da parte per lasciarmi entrare per prima. Era proprio un gentiluomo!
Quando fummo entrambi nella stanza il professore si chiuse la porta alle spalle.
-Si accomodi pure. Mi scuso se l'ho fatta aspettare, avevo una questione di cui mi dovevo occupare- disse poggiando la sua cartella sotto la scrivania.
Questa volta presi un bel respiro -Non si preoccupi, può succedere e due minuti non si possono neanche definire ritardo- riuscii quasi a sembrare una persona sana.
Il professore mi sorrise e andò alla macchinetta per preparare dei caffè. Non chiese se lo voleva o no, e neanche mi importava. Avrei fatto tutto quello che voleva.
-Allora, come va?- chiese mentre aggeggiava con la macchinetta. Non ero pronta a questo genere di domande personali. Non avrei mai potuto dirgli come mi sentivo veramente, ovvero come se avessi appena attraversato le porte del paradiso più bello dell'universo.
-Va tutto bene, lei?- risposi, andando suo sicuro delle convenzioni sociali.
Il professore portò i caffè pronti sulla scrivania e si mise a sedere sulla sua poltrona.
-Direi che fila tutto a meraviglia- disse tirando fuori dei fogli dalla scrivania -Iniziamo con il recupero?- chiese.
Non ero mai stata così emozionata per una lezione in tutta la mia vita. Sarebbe stato bello se oltre all'amore del professore avessi ottenuto anche un po' di educazione.
La successiva ora passò in fretta. Il professore spiegava tutto in modo sintetico ma con la stessa efficacia che teneva in classe. Ora che eravamo solo noi però sembrava molto più intimo.
Mi ritrovai più volte a perdermi nei suoi occhi, e sperai vivamente che non lo avesse notato.
Quando ebbe finito prese un attimo di pausa, poi mi chiese se avevo ulteriori domande. Oh, di quelle ne avevo tante, ma avevano ben poco a che fare con la lezione.
-No, ho capito tutto professore- dissi. Con quello intendevo che avevo capito che era l'uomo della mia vita e che era letteralmente perfetto. Per quanto riguardava la lezione ci sarei arrivata con più calma.
-Bene, allora possiamo considerare recuperata la lezione- annunciò soddisfatto. Da parte mia, soddisfatta non lo ero per nulla. Avrei voluto passare tutta la mia vita in quell'ufficio, farci la mia casa e non uscirne più. Solo io e il professore nella nostra piccola bolla felice.
-Posso aspettarmi di vederla alla prossima lezione?- mi chiese vedendo che non davo segni di vita. Che domanda stupida. Ovvio che poteva vedermi alla prossima lezione. Poteva vedermi ovunque quando voleva.
-Certo, farò attenzione a non saltare più nessuna lezione- risposi semplicemente. Non era una bugia tecnicamente.
-Bene, allora se non c'è altro, può andare- mi congedò. Si alzò e andò ad aprirmi la porta come il vero gentiluomo qual era.
Però io non volevo andare, non ero ancora pronta a lasciare la stanza. Cosa avrebbe significato per il nostro rapporto? Fino ad ora mi era sembrato che lui fosse interessato a me quanto io a lui, però la possibilità che fosse stato tutto nella mia testa si fece dolorosamente reale mentre lo guardavo sorridermi illuminato dal sole che filtrava dalla porta. Sembrava un angelo che mi invitava ad entrare nel paradiso. Apparte che ero già in paradiso e l'angelo mi stava ingiustamente ributtando nella perfida terra mortale.
Mi alzai di controvoglia e mi cedettero le gambe. Mi ripresi in tempo, ma il professore lo notò.
-Ha bisogno di una mano ad arrivare alla porta?- disse ironico. Volevo morire, solo morire.
Scossi la testa e mi avviai verso di lui. Riuscii ad arrivare senza ulteriori incidenti alla porta, dove Conte mi stava aspettando.
Lo avevo così vicino. Avrei potuto toccarlo se fosse stato possibile. Resistetti all'impulso e invece gli sorrisi come se non stessi soffrendo dentro.
-Ci vediamo a lezione- riuscii a dire. Il professore mi annuì semplicemente, e fu quasi come una pugnalata al cuore.
Col cuore affranto mi avviai verso casa.
Continuavo a chiedermi cosa sarebbe successo adesso. Avrei dovuto tornare a seguire le sue lezione come una persona normale? Niente più incontri nel suo ufficio? Niente grande storia d'amore? Il solo pensiero mi fece venire le lacrime agli occhi.

Questa volta non ci furono urla quando entrai in casa, solo un silenzio sconfitto.
La mia coinquilina mi stava aspettando seduta sul divano. Aveva una torta celebratoria in mano. Anche se cercava di nasconderlo potevo vedere che ne aveva già assaggiato un pezzo. Non che mi importasse. Mi sedetti accanto a lei, che capì che qualcosa non andava.
-Cosa è successo?- chiese preoccupata.
-Nulla! Non è successo nulla!- sbottai, prendendole la torta dalle mani.
Le raccontai di come tutto si fosse svolto normalmente. Di come il professore avesse fatto semplicemente il suo dovere per poi congedarmi come se fossi una persona qualunque.
Alla fine del racconto io ero in lacrime ma la mia coinquilina aveva uno sguardo determinato.
-Okay, questo tuo atteggiamento non mi piace per nulla- protesto togliendomi la torta dalle mani per buttarla da una parte.
-Guardami negli occhi- mi ordinò. Lo feci, e lei mi restituì lo sguardo con ferocia.
-Tu non sei una persona qualunque- iniziò mantenendo il contatto visivo.
-Tu sei la futura amante del professore Giuseppe Conte- continuò. Sembrava così sicura che per un attimo potei vedermi chiaramente col professore a vivere mille emozionanti avventure.
Fu una visione bellissima, talmente bella che riaccese in me quel fuoco che era stato precocemente spento.
Mi vergognai di me stessa per aver ceduto alle insicurezze così presto. Dovevo essere più forte, dovevo esserlo per la me del futuro e ler la sua bellissima vita col professore.
La mia coinquilina tirò fuori un foglio
-Allora, dobbiamo riesaminare il caso e vedere dove è andato storto. Ce la faremo, non ti preoccupare-
Passammo così le successive ore, e alla fine della sessione, mi sentii molto più sicura. Non avrei mai più rinunciato.
Il professore sarebbe stato mio.

Spy-Professor (Giuseppe Conte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora