parte 22

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Questa volta fu il mio turno di mettermi davanti a lui.
-Se va lui vengo anche io- dissi guardando l'uomo con lo sguardo più cattivo che potessi trovare. Non mi sarei separata da Conte neanche se mi avessero ucciso, dovevano accettarlo. Conte rimase in silenzio un attimo -No, resta qua, è pericoloso- disse in fine. Mi girai verso di lui e lo guardai decisa -Vengo con te punto e basta- misi in chiaro, sfidandolo con lo sguardo. Non disse più nulla, si limitò a restituirmi lo sguardo un po' confuso. Tornai a guardare l'uomo armato, che sospirò e mi dette il permesso di seguirli.
Fuori ci aspettava un'altra guardia e i due ci scortarono per i corridoi dell'edificio. Durante il tragitto cercai di parlare con Giuseppe, ma trovava sempre il modo di evitarmi, cosa incredibile vista la situazione.
Non me la presi troppo perché razionalmente capivo che c'erano problemi più grandi della nostra relazione in quel momento. Eppure non riuscivo assolutamente a concentrarmi su quelli. La mia testa era completamente vuota, riempita solo dal replay di quel mezzo primo bacio. Non era stato esattamente quello che immaginavo nelle mie fantasie, ma ero comunque al settimo cielo. Se non ci avessero interrotto sarebbe stato perfetto.
Mi avvicinai a lui ma rinunciai di nuovo a parlare. Tentai un approccio diverso e feci scivolare la mia mano nella sua. Giuseppe si girò di scatto a guardarmi e per un attimo la sua mano rimase immobile. Lo avevo colto di sorpresa, ma evidentemente pensava che fossi spaventata e in cerca di conforto, perché invece di staccarsi strinse piano. Avrebbero potuto anche uccidermi in quel momento e non mi sarei lamentata sinceramente. Avevo tutto quello che volevo finalmente e tra me e la mia relazione con Conte era rimasto solo il Tedesco. Per questo, doveva essere distrutto a tutti i costi. Decisi che avrei fatto tutto quello che era in mio potere per toglierlo di mezzo così che finalmente io e Conte potessimo andare a vivere la nostra vita insieme come due persone normali.
Per adesso mi limitai a godermi il contatto con la sua mano, dolcemente strinta alla mia. Provai ad incrociare il suo sguardo un paio di volte ma lui continuava a fissare davanti a se imperterrito come se nulla stesse accadendo.
Continuammo a camminare così fino a che le guardie non si fermarono davanti ad una porta. Una di loro bussò e quando si aprì ci fece segno di entrare. Conte lasciò andare in fretta la mano. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò qualcosa che suonava come un "andrà tutto bene" per poi entrare nella stanza. Lo seguii con esitazione. Ora che non avevo più il mio amore a stringermi la mano mi sentivo meno sicura.
La stanza era una specie di ufficio, quasi del tutto svuotato apparte per una scrivania e una sedia, su cui era seduto un uomo. Come tutto il resto, anche lui sembrava uscito da un film, un uomo distinto di mezza età, con tanto di capelli bianchi e occhiali.
-Ciao, Giuseppe- disse sorridendo ironico a Conte. Dall'accento e dall'aria generale intuii che quel tipo era il tanto discusso Tedesco. Rimasi un po' delusa, mi immaginavo qualcuno di particolare, non un boomer noioso. In ogni caso, era pericoloso ed era il nemico giurato di Giuseppe, perciò doveva essere neutralizzato. Guardai la spia e notai che anche stavolta si era posizionato davanti a me. Forse era una coincidenza, ma ormai lo conoscevo abbastanza da capire che stava cercando di mettere più ostacoli possibili tra me e il Tedesco.
-Ciao- rispose Conte, molto meno divertito dell'altro uomo.
-Mi stavo chiedendo quanto ci avresti messo a tornare. Temevo avresti continuato a nasconderti come un ratto per sempre- proseguì il Tedesco. Stava sorridendo ma riuscivo a percepire che sotto sotto era veramente ferito. Onestamente, non potevo non capirlo, anche io sarei stata incazzata se Conte mi avesse tradito. Ma questo non era momento per simpatizzare col nemico. Il mio futuro dipendeva sulla sua sconfitta ed era su quello che mi dovevo concentrare.
Giuseppe però si stava agitando. Le parole dell'uomo lo avevano turbato, riuscivo a percepirlo. L'ultima cosa che mi serviva era che fosse lui a perdere la lucidità. Dovevo tranquillizzarlo. Non avevo molte opzioni così mi limitai a fare un passo avanti e posare una mano sulla sua spalla.
-Non si stava nascondendo! Stava solo aspettando il momento giusto per distruggerti- lo difesi. Era un mezza bugia, ma il Tedesco non aveva modo di saperlo e non mi importava cosa credeva. Volevo solo calmare Conte e dal modo in cui sentii il suo corpo rilassarsi sotto la mia mano capii che ce l'avevo fatta, per ora.
-E tu chi saresti?- chiese l'uomo spostando il suo sguardo su di me. Stranamente non mi faceva paura e riuscii a reggere senza problemi il suo sguardo.
-Io sono la nuova partner di Giuseppe- spiegai. Avrei potuto aggiungere che ero anche la sua futura moglie e amore della sua vita, ma mi trattenni. Lui mi squadrò, per nulla impressionato.
-Sicura? Non sembri molto...qualificata- disse, quasi con disgusto. Con mia sorpresa Conte se la prese più di me. Fece un passo avanti e persi la mia presa su di lui.
-È abbastanza qualificata da farti il culo- ringhiò. Non lo avevo mai visto perdere cosi il controllo, e dovetti prendermi un attimo per registrare tutte queste informazioni. Cercai di riprendere il lume della ragione per il bene di entrambi, ma fu molto difficile. Questa era decisamente una delle giornate più assurde della mia vita. Era importante però che prioritizzassi le cose che provavo. Adesso dovevo seguire la parte di me che era spaventata e decisa ad uscire da quella situazione. I pensieri impuri avrebbero dovuto aspettare un secondo momento.
-Vedo che hai tanta fiducia in lei. Sarebbe un peccato se le succedesse qualcosa- disse il Tedesco, che era tornato a sorridere a Conte soddisfatto.
Lui rimase immobile. L'altro uomo aveva trovato il suo punto debole, e lo stava sfruttando. Pensavo di essere io quella irrazionale ma il comportamento di Giuseppe suggeriva che anche lui stesse perdendo la ragione. Ah, il potere dell'amore. Mi feci avanti. Stranamente più la spia si agitava più io mi calmavo.
-Cosa vuoi da noi?- chiesi al Tedesco, che continuava a guardarmi come se fossi uno scarafaggio sotto la sua scrivania.
-Da te, nulla. Voglio solo parlare con il caro Giuseppe. Non è stato carino da parte tua tradire cosi la mia fiducia. Eri come un figlio per me- rispose spostando lo sguardo su Conte. Lui si limitò a fissarlo, probabilmente troppo infuriato per replicare.
-Uccidetela- disse freddamente il Tedesco alle sue guardie, senza interrompere il contatto visivo.
A quelle parole Conte sbatté un pugno sulla scrivania, facendo cadere i pochi oggetti poggiati sopra. Guardò l'altro uomo furioso.
-Non osare sfiorarla- disse minaccioso. Non sapevo cosa sperava di ottenere. Non avevamo nessun vantaggio e nessuna possibilità di fuga. Comunque il boss fortunatamente sembrò interessato a questa reazione e così revocò il suo ordine di uccidermi. Un grande sollievo per me.
-Lei è più di una partner per te, giusto?- chiese il Tedesco, con un sorriso grande come una casa. Quella domanda mi fece fermare. Si, okay, c'erano delle priorità, ma ero curiosa tanto quanto il nemico di sapere la risposta alla domanda.
-Quello che lei è o non è per me è irrilevante- rispose lentamente Giuseppe spostando lo sguardo su una parte imprecisata della stanza. Avrei voluto urlargli che per me non era assolutamente irrilevante, che volevo che per una volta fosse chiaro sui suoi sentimenti, ma questo non era il momento adatto per un litigio tra amanti, così decisi di lasciar perdere per ora.
-Ah, che svolta. Conte ha trovato l'amore- disse ironico il nostro nemico.
Conte non replicò, strinse i pugni e sembrava prontissimo a saltare addosso all'altro uomo e farli fuori in quello stesso momento. Era così romantico. Glielo avrei anche lasciato fare se non fosse stato per le due guardie che ci stavano puntando delle armi, tra cui il mio lanciagranate, addosso.
-Sapete cosa faremo? Adesso ve ne tornerete nella vostra stanza, e io penserò al modo più crudele e straziante per farti soffrire, signor Conte. Ho il sospetto che la nostra amica potrà essere molto di aiuto per quello- disse il Tedesco con un tono molto sadico che mi fece tremare un po' il culo. Ero sicura che qualunque piano l'uomo avesse pensato per vendicarsi della spia avrebbe coinvolto la mia tortura, cosa che non mi sarebbe piaciuta per nulla.
Conte non reagì bene alle insinuazioni del Tedesco. Non riuscivo a capire se stesse per esplodere e uccidere tutti a mani nude o se stesse per mettersi a piangere. In ogni caso mi serviva calmo e presente, perciò come avevo fatto poco prima gli misi una mano sulla spalla e strinsi piano. Lui aprì i pugni e mi guardò.
-Ne ho abbastanza di tutto questo romanticismo, mi fa venire da vomitare. Portateli via- ordinò il tedesco alle guardie. Loro si mossero velocemente e ci fecero uscire dalla stanza. Ripercoremmo i corridori, stavolta però non ci prendemmo per mano, troppo presi a pensare a tutte le cose che stavano per andare male.
Mentre guardavo la guardia che camminava davanti a me, fantasticando sul riprendermi la mia arma, mi resi conto che sarebbe stato molto facile saltarle addosso. Realizzai anche che eravamo in numero pari, e che quindi se Conte avesse neutralizzato la seconda guardia, che stava camminando dietro di noi, saremmo stati liberi. Però non potevo fare nulla se Giuseppe non era a conoscenza del piano, era imperativo che attaccassimo le guardie allo stesso momento per evitare che quella rimasta ci sparisse addosso.
Dovevo trovare un modo per spiegare ciò che volevo fare alla spia. Mi affiancai a lui e gli toccai piano la mano. Doveva essere ancora parecchio nervoso, perché quel contatto lo fece sobbalzare e abbassò di scatto lo sguardo sulle nostre mani. Fortunatamente le guardie non notarono nulla e continuando a guardare davanti a me feci dei gesti molto improvvisati sperando che Giuseppe capisse.
Quando ebbi finito mi azzardai a guardarlo in faccia e con sollievo vidi che la sua espressione era più tranquilla. Annui leggermente, lasciando intendere che aveva capito il piano.
Lo superai e mi avvicinai il più possibile alla mia guardia, allo stesso momento Giuseppe rallentò il passo fino a che non fu vicino all'altra. Presi un bel respiro e con coraggio mi buttai sull'uomo davanti a me. Fu molto caotico e mentre combattevo con il mio nemico potevo sentire Giuseppe che faceva lo stesso con il suo. Mi sentii pervadere da un'energia nuova al pensare a quanto eravamo potenti io e Conte insieme. Di nuovo ci trovavamo a combattere insieme, eravamo una forza impossibile da fermare e avevo pietà per tutti i nemici che avrebbero dovuto affrontarci.
In poco tempo riuscii a mettere al tappeto la mia guardia. Ripresi equilibro e mi sistemai un po' i vestiti riprendendo fiato. Vidi il mio amato lanciafiamme giacere a pochi centimetri dalla mia vittima e con un sorriso soddisfatto lo raccolsi. Con la mia arma in mano e il nemico ai miei piedi, mi voltai verso Conte per vantarmi della mia vittoria.
Anche la sua guardia era per terra senza coscienza, ma la spia non la stava calcolando. Lo beccai mentre era intento a fissarmi a bocca aperta. La cosa mi fece sentire ancora più felice.
-Chi è che non è brava nel combattimento corpo a corpo?- chiesi prendendolo in giro. Lui sembrò preso di sprovvista, ma dopo un momento di imbarazzo mi restituì il sorriso.
-Non lo so, Elisa, hai sempre qualche difetto. Forse dovremmo proseguire nel tuo addestramento- disse. Sapevo che mi stava prendendo in giro però la prospettiva di altri incontri con lui per lezioni private di combattimento non mi dispiaceva affatto.
-Mh vedremo. Adesso però ci sono altri problemi- gli ricordai, più che altro perché non potevo permettermi di tornare a fantasticare, non finché non eravamo al sicuro.
Lui annuì e riprendemmo a camminare per i corridoi. Seguii Giuseppe che a differenza mia si ricordava la strada per arrivare alla stanza dove le nostre partner stavano probabilmente ancora dormendo serenamente.
-Hai rischiato molto, sono contento che non ti sia successo nulla- disse piano Conte dopo un po'. Adesso era tornato serio.
-Per te ne vale la pena- ammissi guardandolo. A quello non replicò, accelerò solo il passo e capii che la conversazione era finita.
Sospirai, dovevo accettare il fatto che ci sarebbe voluto tempo perché la spia riuscisse a fare pace con se stesso e accettare i suoi sentimenti. Capivo che era una situazione difficile e alla fine questo rapporto era iniziato in modo alquanto strano.
Ero sicura che non aveva mai avuto intenzione di innamorarsi di una sua studentessa per poi trascinarla con sé nella sua vita segreta da spia, ma d'altro canto neanche io avevo intenzione di innamorarmi del mio professore per poi essere trascinata nella sua vita segreta da spia, quindi supposi che quello ci rendeva pari.
Sorrisi e guardai con dolcezza Giuseppe che camminava davanti a me. Il mio sorriso si spense quando lo vidi fermarsi e appoggiarsi al muro. Si piegò su se stesso e si lasciò sfuggire un gemito.
Corsi da lui e notai con terrore che la sua mano, appoggiata sulla sua spalla era insanguinata.
-Quel bastardo mi ha sparato- disse Conte sofferente. Mi chiesi quando e come fosse successo e perché non lo avesse detto prima. Non sembrava una ferita seria, ma doveva essere curata, dovevamo muoverci ad uscire di lì.
-Ce la fai a muoverti?- chiesi preoccupata. Lui annuii e così lo presi di nuovo per mano, per poi percorrere veloce i corridoi che restavano.
Finalmente arrivammo alla stanza che stavamo cercando e ci fermammo così che Conte potesse riprendersi un po'.
Ora che l'adrenalina gli era passata, la spalla probabilmente gli faceva un male cane. Avrei voluto che avessero sparato a me, ma tutto ciò che potevo fare adesso era farci scappare tutti così che potesse ricevere le cure necessarie.
Senza perdere altro tempo, entrai nella stanza.

Spy-Professor (Giuseppe Conte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora