Decisi di non andare alle lezioni successive. Ero stata fin troppo disperata ed era arrivata l'ora di farmi desiderare. Se volevo che lasciasse definitivamente la ragazza, dovevo prima fargli capire quanto sarebbe stato male senza di me.
Passai le mia giornate a guardare film con la mia coinquilina, godendo come un riccio appena nato nell'immaginare il professore che entrava in classe per quello che doveva essere il terzo giorno consecutivo e che osservava attentamente gli studenti alla ricerca del mio volto, per poi rimanere deluso dalla mia assenza. A immaginare la sua espressione triste mi si strinse un po' il cuore, dovevo ammetterlo, ma era tutto per un motivo e prima o poi avremmo smesso di soffrire e entrambi.
Una mattina mi svegliai e seppi subito che quello era il giorno perfetto per rientrare in scena. Avevo lasciato il professore in sospeso abbastanza a lungo e adesso era arrivato il momento di vedere i risultati.
Mi vestii in modo casual ma sempre sexy, come se non stessi provando ad esserlo. Dopo essermi assicurata per la decima volta di essere perfetta uscii finalmente di casa.
La mia meta non era però il corso, quello avrebbe dovuto aspettare, ma il bar dove avevo fatto la brutta figura col professore. Se i miei calcoli erano giusti, lui sarebbe stato lì entro venti minuti. Non avrei dovuto fare altro che stare seduta e aspettare che lui arrivasse e mi notasse. Lo avrei sicuramente colto di sorpresa e magari sarei riuscita a strappargli una reazione sincera.
Arrivai in perfetto orario e ordinai un caffè per mantenere le apparenze. Riuscii a trovare un posto perfetto, dove Conte non avrebbe potuto non vedermi.
Dovetti aspettare più del previsto, così tanto che temetti che non sarebbe arrivato o che mi avrebbero buttato fuori dal bar. Ma proprio quanto stavo per disperarmi lo vidi camminare lentamente (o forse quello era solo un'impressione del mio cervello) nella mia direzione. Fui contenta del fatto che ero già seduta, perché mentre si muoveva col sole che lo illuminava era talmente bello che pensai di svenire.
Mi tirai qualche schiaffo mentale. Di lì a poco mi avrebbe notata e non potevo rischiare di rovinare tutto facendo _un'altra_ figura di merda.
Presi il telefono in mano, facendo finta di rispondere a qualche messaggio. Resistetti all'impulso di alzare lo sguardo per vedere dove fosse. Pregai che andasse tutto bene.
-Elisa- sentii la voce del professore rispondere alle mie preghiere. Nascosi un sorriso trionfante e alzai lo sguardo lentamente.
-Professore- replicai il suo tono di indifferenza che tante volte mi aveva ingiustamente riservato.
-Non la ho vista alle ultime lezioni...spero non sia colpa di Olivia, è stata molto scortese l'altra sera dopo cena- disse senza perdere troppo tempo. Si mise a sedere davanti a me, senza chiedermi il permesso. Normalmente ciò mi avrebbe irritata, ma adesso rischio quasi di farmi perdere la lucidità. Mi concentrati sulle parole del professore. Olivia aveva detto? Quindi era quello il nome della mia nemesi. Buono a sapersi.
-Ma si figuri, ho solo avuto da fare- replicai mentendo spudoratamente.
Il professore rimase in silenzio a guardarmi.
-Quindi ha la ragazza uh?- chiesi facendo finta di prendere un sorso di caffè dalla tazzina che era ormai vuota da tempo.
Conte si irrigidì, forse sorpreso dalla domanda così personale e diretta.
-Si, Olivia è la mia ragazza. Se non l'ho mai menzionata è perché non ne vedevo il motivo. Le nostre discussioni riguardavano l'università, non la vita privata- a parole sembrò anche convincente, ma c'era qualcosa nel tono e nel suo atteggiamento che mi diceva che si stava arrampicando sugli specchi.
Annuii -Certo, non si preoccupi, di certo non sono affari miei- lo dissi con quanta più nonchalance possibile e il professore sembrò bersela. Notai con piacere che sembrava sempre più frustrato.
-Perciò, se Olivia non l'ha spaventata, allora ha intenzione di tornare a frequentare il corso prima o poi?- chiese celando l'apprensione dietro quella domanda.
Mi sentivo sempre più potente. Ce l'avevo fatta. Avevo praticamente il professore in pugno.
-Certo, vedrò di riuscire a riprendere a frequentare le lezioni- lo rassicurai. Conte si rilassò un pochino.
-Ne sono felice. Però mi dispiace informarla che la nostra relazione dovrà limitarsi all'aula. Non è stato professionale da parte mia invitarla nel mio ufficio e soprattutto a cena- spiegò, adesso leggermente imbarazzato. Mi fece tenerezza, specialmente perché probabilmente quelle erano parole della sua ragazza.
-Certo- lo assecondai. Ovviamente non avevo avevo assolutamente intenzione di fare ciò che aveva appena detto. Ma lui doveva credere che gli dessi ragione.
Sistemata la faccenda il professore si alzò dal tavolino.
-Adesso va in università?- mi chiese. Scossi la testa -Devo tornare a casa- risposi. Non avevo voglia di seguire gli altri corsi adesso, preferivo rinchiudermi in camera a pensare al professore.
-Non abita molto lontano vero? Potrei darle un passaggio in macchina- propose. Mi venne quasi da ridere. Alla faccia del limitare la nostra relazione. Mi alzai vittoriosa.
-Mi farebbe piacere- dissi come se mi avesse offerto un semplice caffè. Ero diventata così brava a mascherare le mie emozioni, ero fiera di me stessa.
Il professore mi dedicò un veloce sorriso e poi si incamminò verso la direzione da cui era venuto.
Lo seguii e arrivammo alla sua macchina. Entrammo ed ebbi dei flash di quando eravamo andati al ristorante. Era stata una così bella serata, apparte qualche intoppo, peccato che quella vipera aveva deciso di rovinarla.
Conte si assicurò che fossi a posto e fece partire la macchina. Era un percorso breve, così decisi di non sprecare tempo in conversazioni inutili. Alla radio partì una canzone super romantica e mi trovai a passare tutto il viaggio a fissare incantata il professore che guidava. Era così dannatamente sexy.
Se si accorse che lo stavo osservando, non ne diede alcun segno e fui molto contenta di ciò.
Purtroppo dopo troppo poco parcheggiò davanti al mio palazzo.
-Grazie per il passaggio, Giuseppe. Ci vediamo al corso- dissi. Questa volta non c'era nessuna ragazza a rovinare i nostri saluti.
Conte fece uno dei suoi bellissimi sorrisi.
-Mi ha fatto piacere. Allora ci vediamo, passi una bella giornata- disse. Scesi dalla macchina e andai direttamente verso casa senza mai guardarmi indietro.
Non ero mai stata così contenta in vita mia. Il mio piano stava effettivamente funzionando ed ero sicura quasi al 100% che ormai il professore si era perdutamente innamorato di me. Non mi restava che insistere ed avere pazienza.
A questo punto, niente sarebbe potuto andare storto.
O forse invece si.
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Spy-Professor (Giuseppe Conte)
RomanceMi chiamo Elisa e sono una tipica studentessa universitaria; una di quelle che ha lasciato la propria famiglia per venire a studiare fuori sede e che a 23 anni è ancora alla disperata ricerca del vero amore... Ah, l'amore! Non sapevo davvero cosa si...