parte 23

145 8 0
                                    


Dieci minuti dopo stavamo tutti sfrecciando verso il furgone. Eravamo riusciti a liberare le nostre partner ed uscire dall'edificio, ma ormai eravamo stati scoperti e gli uomini del Tedesco ci stavano inseguendo.
Giuseppe stava cercando di andare il più veloce possibile ma la spalla ferita lo rallentava. Rimasi indietro con lui. Dovevo proteggerlo a tutti i costi. Le guardie però si avvicinavano sempre di più e sospettai che l'unico motivo per cui non ci avevano ancora sparato era perché il loro capo ci voleva vivi.
Di questo passo però ci avrebbero preso, dovevo trovare un modo per liberarmi di loro. Fortunatamente, proprio tra le mie mani c'era la soluzione al mio problema. Stavo ancora portando il lanciagranate con me, e con mia grande soddisfazione era arrivato il momento perfetto per usarlo, adesso che gli inseguitori erano ancora a distanza di sicurezza. Giuseppe non sarebbe potuto non essere non impressionato dopo questo.
Mi fermai e mi girai verso il nemico e puntai l'arma. Sparai e il suono di un eaplosione riempì l'aria. I miei colleghi, che non avevano idea del mio piano, si fermarono di scatto e si girarono.
Conte guardò prima il punto colpito, poi i nemici anche loro fermi adesso e poi me perplesso. Alzai il lanciagranate per farglielo vedere e quando fece due più due fece un piccolo sorrisetto, prima di girare i tacchi e riprendere a correre.
Arrivammo al furgone ed entrammo velocemente.
-Devi controllare la ferita- esclamò Olivia mettendosi al volante e facendo partire il veicolo.
-Non so cosa devo fare- dissi, adesso lievemente nel panico. Non avevo mai curato una ferita d'arma da fuoco.
-C'è una cassetta di pronto soccorso. Prendila, per il resto ti guiderò io- rispose Giuseppe. Sembrava un piano facile, se non per il fatto che dopo aver detto quello si levò la giacca di pelle e dopo la maglia, rimanendo così a petto nudo. Non mi aspettavo questa cosa e sentii la mia faccia arrossire. Sperai che non lo notasse. Presi dei bei respiri e cercai di calmarmi. Dovevo concentrarmi.
Mi affrettai a prendere il kit di pronto soccorso e seguii attentamente le istruzioni di Conte. Era _molto_ difficile non farsi distrarre avendolo così vicino senza maglia, ma il mio lato protettivo stava prendendo il sopravvento e pensai solo a prendermi cura di lui. Feci molta attenzione e cercai di essere il più delicata possibile ma potevo vedere sul suo volto che stava soffrendo, anche se cercava di nasconderlo. Quando i nostri sguardi si incrociarono si sforzò di fare un sorriso incoraggiante, cosa che mi prese ancora più protettiva. Era un uomo perfetto, se ignoravi i suoi problemi emotivi. Purtroppo non potevo fare molto così mi limitai a pulire e coprire la ferita. Il resto avrebbe dovuto aspettare un professionista.
Quando ebbi finito mi appoggiai finalmente al sedile e mi rilassai. Il peggio era passato, e per la prima volta in ore non dovevo preoccuparmi di come salvarmi il culo. Non essere in pericolo di vita era proprio una bella sensazione.
Venni anche colpita da una stanchezza improvvisa e piano piano cominciai a chiudere gli occhi fino a che mi addormentai. L'ultimo cosa che ricordai era la mano di Giuseppe che scivolava di nuovo nella mia.

Dopo ore arrivammo ad un'altra base dell'Agenzia. Ci avevano portato direttamente nell'ala medica, dove eravamo stati tutti controllati. Io e le altre due eravamo sane come pesci, conte però sarebbe dovuto rimanere per curare la ferita. Stavamo ancora aspettando che procedessero, ed eravamo rimasti soli nella stanza. Mi ero rifiutata di lasciare il suo fianco e dopo qualche piccola protesta lui si era rassegnato.
Era ancora a petto nudo e cercai davvero di non passare tutto il tempo a fissarlo per non risultare invadente e inquietante. Ogni tanto però l'occhio mi cascava e dovevo ricordarmi come si respirava. Fortunatamente la preoccupazione per la sua salute occupava un bello spazio della mia mente. Mi avvicinai a lui imponendomi di guardarlo in faccia.
-Hai bisogno di qualcosa? Un po' di acqua, forse?- chiesi. Non riuscivo ad interpretare il suo sguardo e non capii se fosse infastidito o no. Poco male, tanto mi sarei presa comunque cura di lui.
-Non ti devi preoccupare per me- disse. Mi venne un po' da ridere perché non aveva capito molto bene come funzionavano qua le cose.
-E invece si, sei il mio partner- dissi sperando che capisse che intendevo molto di più. Lui sospirò.
-Hai già fatto un buon lavoro, non morirò da qui a quando arriverà il dottore. Cerca di rilassarti- il suo tono sembrava quasi divertito, ma non volevo sbilanciarmi. Con lui non si sapeva mai. Almeno era stato gentile, cosa che supposi significasse che non mi odiava particolarmente al momento.
-Quello che hai detto prima, che è colpa mia...- cominciai a dire. Forse non era il momento adatto, però volevo avere una conversazione chiara una volta per tutte. Però a metà frase lui mi interruppe.
-Ho sbagliato a dire quelle cose, non ci pensare, scusa- disse velocemente.
-Andiamo, Giuseppe. Prima o poi dovremo parlare di questa cosa che c'è tra di noi- dissi mentendo la calma. Non mi sarei arrabbiata stavolta, ero positiva che questa volta ce l'avrei fatta.
-Guarda...- iniziò, facendomi battere il cuore. Forse c'eravamo. Ma i miei sogni di gloria furono interrotti dalla porta che si apriva. Era il dottore, che aveva il tempismo peggiore del tempo.
-Salve- ci salutò sorridendo. Risposi con un sorriso forzato.
-Signorina, devo chiederle di lasciare la stanza, cosi potrò occuparmi del paziente- mi informò il dottore, che continuava a piacermi sempre di meno.
-No, io resto con Giuseppe- dissi ferma. Ero pronta a combattere per restare, ma sentii la mano della spia appoggiarsi sulla mia spalla. Cercava di rassicurarmi, come io avevo fatto prima con lui.
-Va tutto bene. Non importa che stai qui. Ci vediamo dopo- cercò di convincermi. Ci riuscì, e la presi come una promessa.
Lo guardai un'ultima volta, per assicurarmi che non stesse per morire, o almeno quella era la scusa, poi lasciai la stanza. Non mi restava che aspettate con ansia che mi venisse a cercare.

Spy-Professor (Giuseppe Conte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora