Passarono le ore e non avevo ancora visto Giuseppe. Avevo avuto pazienza ma adesso cominciavo ad innervosirmi. A questo punto il dottore doveva aver finito, però della spia non c'era ancora traccia.
Avevo deciso di non andarlo a cercare. Era stato lui a promettermi di venirmi a trovare, più o meno, e non avrei fatto la disperata.
Purtroppo c'era una vocina nel retro del mio cervello che suggeriva che il motivo della sparizione di Giuseppe era perché la ferita era più grave di quanto sembrasse e che era probabilmente morto o in coma. Mi alzai e decisi di andarlo a cercare.
Ritrovai la strada per l'ala medica senza problema e spalancai la porta. Mi guardai intorno cercando Conte ma non lo vidi da nessuna parte. C'era solo il dottore, che mi guardò perplesso e mi chiese se avevo bisogno di qualcosa.
Chiesi informazioni su Conte e lui rispose che l'operazione era andata bene e che lo aveva mandato a riposare nella sua stanza. Mi feci dare le indicazioni per arrivarci e mi avviai, adesso di nuovo arrabbiata. Avrebbe dovuto avere una spiegazione valida sul perché non era venuto subito a cercarmi.
Mi trovai davanti alla sua porta e bussai sperando che fosse la stanza giusta. Sentii un avanti e riconobbi la sua voce senza nessun dubbio, così entrai.
La stanza era piuttosto buia, perciò mi ci volle un attimo per vederlo. Era sdraiato nel letto, e per mia grande sfortuna, o fortuna, era ancora senza maglia. Aveva solo una fascia sulla spalla per coprire la ferita. Sarebbe stato difficile rimanere incazzata adesso.
-Hai bisogno di qualcosa?- chiese mettendosi seduto. Il mio cervello si svuotò di ogni pensiero coerente.
-Uhm, volevo sapere come stavi. Non avevi sentito più nulla- dissi la prima cosa che mi venne alla mente.
La consapevolezza di essere da soli nella camera di Giuseppe pesava più di una montagna. Persa nella rabbia non avevo considerato questo dettaglio.
-Sono sopravvissuto, come ho detto, non era nulla di grave- disse facendo un sorrisetto. Se non fossi stata così presa dal suo petto nudo gli avrei tirato un pugno probabilmente.
-Ne sono contenta- dissi secca. Lui mi fissò per un attimo. Dovevo ammettere che in quel momento probabilmente sembravo psicopatica, ma avevo agito spinta dalla rabbia e non avevo pensato alle implicazioni.
-Posso aiutarti in qualche altro modo?- chiese continuando a guardarmi.
Ero molto tentata di uscire dalla stanza e scappare, ma non potevo essere cosi debole. Stavo già facendo una bella figura di merda e non potevo peggiorare ancora la situazione. Avrei perso tutti i progressi fatti negli ultimi giorni. Ormai ero una spia forte e indipendente, non ero più la studentessa ingenua e innamorata che ero quando avevo conosciuto Conte per la prima volta.
-Si, in effetti. Vorrei sapere perché non mi hai fatto sapere niente dopo l'operazione- dissi la verità. Decisi per un approccio diretto. Lui guardò per terra e sospirò.
-Scusa, ero molto stanco. Volevo riposare un po' prima di venire da te- si giustificò. Sembrava sincero, così mi rilassai. Era una cosa plausibile, anche se avrebbe almeno potuto venire ad avvisarmi che era ancora vivo. Ma quelli erano dettagli.
-Scusa, non volevo farti preoccupare, è stato un mio errore di giudizio. Spero di potermi fare perdonare- disse. Rimasi in silenzio a quelle parole. Volevo dirgli che c'erano tanti modi in cui poteva farsi perdonare.
-Beh, una cosa che potresti fare è rispondere finalmente alle mie domande- tentai la mia fortuna. Magari stavolta sarebbe stata la volta buona.
-Guarda, vorrei poterti spiegare tutto, ma ora sono troppo stanco. Poi non c'è nulla da dire. Semplicemente mi sento responsabile per te, e non voglio che ti succeda nulla- disse lui. Non era la risposta che volevo, ed ero sicura che non fosse neanche la verità. Ma più lo guardavo più vedevo quanto fosse stanco. La parte più protettiva di me aveva molta competizione, ma riuscì ad emergere.
-Si, devi assolutamente riposare- gli ordinai. Era importante che stesse in salute. Lui si risdraiò senza protestare.
-Sei stata forte oggi. Quel trucchetto col lanciagranate è stato fantastico- si complimentò.
Feci fatica a capire le sue parole, ero troppo impegnata a fissarlo, però mi sentii arrossire. Era sempre bello sentirli fare dei complimenti, confermando così che i miei piani stavano funzionando.
Lui chiuse gli occhi e rimasi un attimo immobile. Fu dura ma fortunatamente riuscii a costringermi a lasciare la stanza. Mi affrettai verso la mia. Avevo tanto a cui pensare.
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Spy-Professor (Giuseppe Conte)
RomanceMi chiamo Elisa e sono una tipica studentessa universitaria; una di quelle che ha lasciato la propria famiglia per venire a studiare fuori sede e che a 23 anni è ancora alla disperata ricerca del vero amore... Ah, l'amore! Non sapevo davvero cosa si...