"Dove sei?" (41)

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Sono passati quasi sei mesi da quando ho saputo che il sangue sul pavimento era di mia madre. Ora è cambiato tutto. Vivo a casa di Stiles, non ho abbastanza coraggio per tornare in quella casa dove è successo chissà cosa a mia madre. Ogni giorno la polizia si mette a lavoro nella speranza di trovare qualche traccia di mia madre. Inoltre ho iniziato a fumare, Stiles odia che io fumi.
<Pronta per l'ultimo giorno di scuola?>
Mi chiede Stiles stampandomi un bacio sulle labbra.
<Credo di si>
Gli rispondo stanca. Ho trascorso tutta la notte a cercare mia madre, è così da qualche mese ormai. Di notte, quando sono certa che dormono tutti, prendo una torcia ed esco di casa. Giro tutta la città nella speranza di trovarla, avvolte percorro anche il bosco, nel caso si fosse nascosta li per chissà quale ragione. Scott mi ripete ogni giorno che la troveremo, ma se mi ripete la stessa cosa da sei mesi, come posso crederci?
Tra una settimana è il mio compleanno, ma non credo che farò qualcosa. Semplicemente starò chiusa in casa come ho fatto ogni giorno per gli ultimi sei mesi. Hanno provato di tutto, mi hanno fatta ubriacare, mi hanno portata in diversi parchi divertimenti, mi hanno portata al mare, ma niente. Questa storia mi ha completamente distrutta. L'unico motivo per cui vado avanti è Stiles, lui non mi lascia sola un secondo e mi è sempre accanto, non ho mai amato nessuno così tanto.
<Dai, piccola. Andiamo>
Mi dice Stiles prendendomi per mano e portandomi fuori casa. Ultimo giorno di scuola, finalmente. E' triste quando cammini per i corridoi e vieni riconosciuta come "la figlia dell'infermiera scomparsa". E' strano come le voci si diffondano in questa città. Rose mi ha abbandonata, ha cambiato città per seguire il suo ragazzo che si è trasferito, ma l'ho superato. Quando tua madre scompare per sei mesi è difficile trovare qualcosa che ti faccia stare peggio.
<Pranziamo insieme?>
Mi chiede Stiles accompagnandomi avanti alla classe di storia.
<Va bene>
Gli rispondo con sguardo spento, mentre entro in classe.
Una volta conclusa la prima ora, esco dall'aula e mi dirigo verso un piccolo terrazzo sul piano.
Mi siedo per terra, con la schiena poggiata alla ringhiera fredda. Distendo la gamba sinistra per permettere alla mia mano di entrare nella tasca dei miei jeans, e tirare fuori da questi il mio pacchetto di sigarette.
Apro il pacchetto con il pollice, e con i denti estraggo una sigaretta. Prendo poi l'accendino, accendendo la sigaretta. Inizio a fumare mentre penso che sarebbe potuto andare diversamente se solo non fossi andata a quella festa, forse ora mia madre sarebbe qui, forse vivremo ancora tutti insieme, forse sarei felice.
<Hey, il professore è arrabbiato, ti conviene rientrare subito in classe>
Mi dice Mike spuntando dal nulla.
<Ma che vada al diavolo!>
Gli urlo contro prima di alzarmi, attraversare il corridoio e uscire dall'istituto. Fanculo. Non posso neanche più fumare in pace.

SCOTT'S POV
La porta dell'aula si apre, mostrando dietro d'essa un ragazzo bassino.
<Scott McCall, il Preside vuole parlarti>
Dice poi il ragazzetto puntando gli occhi su di me. Guardo il professore che mi fa cenno di approvazione, per poi prendere il mio libro e uscire dall'aula, seguendo il ragazzo.
Entro nello studio del preside chiudendomi la porta alle spalle.
<Buongiorno>
Saluto il preside.
<Scott, niente formalità, è molto importante>
Mi dice lui poggiando le braccia sulla scrivania.
<Va bene>
Gli rispondo io confuso.
<So che tu e tua sorella state oltrepassando un periodo difficile, ma tua sorella è fuori controllo.>
Mi dice lui. E' mia sorella! Davvero crede che non lo sappia? Ma cosa posso fare se non lasciarla ad un adulto responsabile come lo Sceriffo?
<Continua a saltare le lezioni e a girovagare per i corridoi con una sigaretta tra le dita. Sono molto preoccupato.>
Mi dice poi lui.
<Già, ma cosa posso fare?>
Gli chiedo iniziando ad alterarmi.
<Potresti portarla da uno specialista, ad esempio>
Mi dice lui con tono calmo.
<Oh, può stare certo che non porterò mia sorella da uno strizzacervelli!>
Gli rispondo arrabbiato.
<Scott, farsi aiutare non vuol dire essere pazzi.>
Mi dice poi lui.
<Ascolti, è mia sorella e so quello che sto facendo.>
Gli rispondo alzandomi in piedi.
<Bene, allora saresti gentile ad andare a cercarla visto che ha lasciato l'edificio più di mezz'ora fa. Quella ragazza è fuori controllo Scott, devi aiutarla.>
Mi dice. Esco da quello stupido studio per poi tornare in aula e chiamare Stiles fuori da essa.
<Che succede, Scott?>
Mi chiede mettendosi le mani sui fianchi.
<Hailey se n'è andata, dobbiamo trovarla>
Gli dico sbuffando.
<Ti ha detto questo il preside?>
Mi chiede il ragazzo che mi segue per i corridoi.
<Si, oltre al fatto che ha bisogno di uno strizzacervelli. Assurdo vero?>
Gli chiedo. Lui si ferma, allora mi giro a guardarlo per capire cosa stesse facendo.
<Scott, non è una cattiva idea>
Mi dice il ragazzo d'avanti a me, O mio Dio.
<Stiles, scherzi?>
Gli chiedo ricominciando a camminare.
<Credo che tu abbia la concezione sbagliata di psicologo, Scott>
Mi dice il ragazzo prendendomi un braccio.
<No Stiles, so perfettamente cos'è uno psicologo. Qualcuno che prende appunti su ogni cosa che dici, e che ti da medicinali per "farti stare meglio". Manca solo che si droghi anche.>
Gli dico arrabbiato. Lo sento sospirare prima di ricominciare a camminare.
Metto in uso il mio olfatto da licantropo e cerco l'odore di Hailey.
<E' di qua>
Dico a Stiles indicando una strada nel bosco. Lui mi segue.
<O mio Dio, cosa volete?>
Ci chiede Hailey seduta accanto ad un albero, con una sigaretta tra le labbra. Sospiro per poi sedermi accanto a lei.
<Hailey, non puoi fare così!>
Le dico togliendole la sigaretta dalle labbra.
<Hey! Ridammela!!>
Mi dice lei allungandosi, cercando di prendere la sigaretta.
<Piccola hai bisogno d'aiuto>
Le dice Stiles sedendosi accanto a lei.
<Stiles!>
Lo rimprovero io. E' MIA sorella e so quello che faccio.
<Scott, ne ha bisogno!>
Mi urla contro Stiles.
<Di cosa state parlando?>
Ci chiede Hailey confusa.
<Hai bisogno di uno specialista, Hailey.>
Le dice Stiles.
<E' vero Scott?>
Mi chiede lei intimorita.
<Può darsi>
Le rispondo io. Forse Stiles ha ragione. Lei inizia a piangere poggiando la testa sulle ginocchia piegate.
<Amore, è normale aver bisogno d'aiuto!>
Le dice Stiles abbracciandola.
Mamma, dove sei?





𝙉𝙤𝙩 𝙣𝙤𝙧𝙢𝙖𝙡 𝙡𝙞𝙛𝙚..//Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora