Capitolo 16. Afrodite Urania

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TW: lemon 🍋 ho messo i banner all'inizio e alla fine della scena, così non vi perdete il finale del capitolo che è importante
VI CONSIGLIO DI ASCOLTARE LA CANZONE, PROPRIO A RUOTA TUTTO IL TEMPO... JUST SETTING THE MOOD
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- Mi dicevi... - la porta della stanza si richiuse con un click metallico dietro la schiena di Shota. - Non potevi toccare il tuo ex? Storia a distanza?

- Quasi. - Restai sul vago, lanciando un'occhiata agli ultimi bagliori rossastri del sole che stava calando. - In verità era lui a non poter toccare me, io lo avrei anche fatto.

- Sei una gran chiacchierona, eccetto quando ti chiedo delle tue relazioni. - Osservò, camminando lentamente verso di me.

- Singolare. - Lo corressi. - Quella è stata la mia unica relazione e non ne parlo volentieri, non è finita bene.
Anzi, non è proprio mai finita. Ma in ogni caso ho dovuto autoinfliggermi una momentanea insufficienza renale per ricevere qualche attenzione da Shigaraki. Magari la relazione non è finita, ma il sentimento sì. Più tempo passavo con Aizawa e più me ne rendevo conto, quell'eroe mi faceva sentire come il diamante più pregiato mai esistito... anche solo per come mi squadrava, per quei suoi sguardi speciali riservati unicamente a me.

Shota chiuse la distanza fra noi, il suo viso sostava a pochi centimetri dal mio. - Mi viene difficile crederti. - Sussurrò.
- Sei tanto brava con le parole.

Ah purtroppo lo sono più di quanto pensi, Shota. La mia bocca si contrasse in un ghigno malizioso. - Niente famiglia, niente sogni, nessun permesso per usare il mio quirk... mi sono scavata la mia strada a mani nude.

L'eroe mi prese il mento fra le dita, aveva un tocco rassicurante tuttavia ruvido e ferreo nella decisione con cui muoveva il mio volto, prendendone il comando. Accompagnata dalle sue mani, reclinai appena la testa all'indietro, senza mai staccare i miei occhi dai suoi.

- Dimmi, lui per te ha mai fatto questo?

Sporgendo in avanti il volto, le sue labbra si scontrarono con le mie. Mi schiusi a lui, lasciando che le nostre lingue s'incontrassero a metà strada, che s'intrecciassero, che danzassero l'una agganciata all'altra.

Quando ci separammo, non risposi subito, mi presi un attimo per inumidirmi le labbra, assaporando il leggero aroma alcolico che aveva lasciato su di esse.
- Questo sì, in verità. - Lo stuzzicai.

Lui sollevò un sopracciglio, ancora fiducioso di sé: stava procedendo con il guanto di velluto, quel nostro gioco non s'era ancora fatto serio.

Lui sollevò un sopracciglio, ancora fiducioso di sé: stava procedendo con il guanto di velluto, quel nostro gioco non s'era ancora fatto serio

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- E questo?

Le sue mani scivolarono sul mio corpo, trattenendosi dal sostare troppo là dove la mia vita s'assottigliava a pieno, fermandosi invece sui miei fianchi. Con un gesto repentino mi spinse contro di sé, potevo percepire la sua crescente impazienza spingere contro il mio ventre attraverso gli indumenti. Come le sue mani scesero ancora, stringendo le mie carni con veemenza e assaggiando la languida rilassatezza dei miei muscoli sui polpastrelli, mi trovai stretta in un abbraccio molto più sensuale di quanto non riuscissi a elaborare.

Luna di Mezzogiorno | 𝓜𝔂 𝓗𝓮𝓻𝓸 𝓐𝓬𝓪𝓭𝓮𝓶𝓲𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora