Capitolo 19. Il volto della pestilenza

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Salutai con difficoltà Shota, staccarsi l'uno dall'altra era praticamente impossibile, facevamo per allontanarci ma poi le nostre labbra tradivano le nostre buone intenzioni, scavando con unghie fameliche nel tempo e distorcendolo nel vano tentativo di avere qualche minuto in più.

Eravamo assetati l'uno dell'altra, le mie mani s'erano avvinghiate intorno al suo collo, la mia fronte premuta contro la sua... sarei rimasta tutta la vita in quella posizione, se non fosse stato per il mio dovere verso i villain.

- Devo andare. - Ansimai, mentre mi ritornava in mente la mia promessa fatta a Tomura, accompagnata da una fitta dolente. Non me ne volevo realmente andare, fu il senso del dovere che mi spinse a farlo.

Durante il mio tragitto a piedi la mia mente vagò, tornando ad Aizawa e a quanto stavamo per condividere poco prima, stretti nello scomodo abitacolo della sua auto. Quasi mi stavo scordando i miei affanni, galleggiando nei concupiscenti pensieri in cui Eraser Head mi aveva lasciata.

- Ecco la nostra eroina! - Esclamò Toga, vedendomi varcare la soglia del bar.

- Hai fatto un lavoro impeccabile, Pestilence. - Affermò Kurogiri. - Fin troppo credibile.

La voce di Dabi emerse dal fondo della stanza. - Già. - Bofonchiò. - Ci sei andata pesante e nemmeno sapevi che quella era una copia.

- L'ho immaginato. - Gli risposi, piccata. - Sapevo che Twice era con voi e che avete la cattiva abitudine di non avvisarmi mai. Infatti avevo ragione.

La temperatura nella stanza calò. Un freddo silenzio scese sulle bocche di tutti i presenti: eravamo immersi nella consapevolezza di quanto stesse accadendo, di come quei rapporti si stessero incrinando sotto le nostre divergenze. L'aria vittoriosa di festeggiamenti si stava dissolvendo sotto la pesantezza di quell'astio lungamente covato.

- Perché rapire uno studente? - Domandai a tono duro. - Perché Todoroki?

- È il figlio di Endeavor. - Rispose Shigaraki, senza nemmeno voltarsi a guardarmi. - Noi odiamo Endeavor.

- Appunto, odiamo Endeavor. Quel ragazzo è il figlio! - Rimarcai, avvicinandomi al bancone. - E ti assicuro che è lontano anni luce dalle idee traviate del padre.

- È il modo migliore di far breccia nel cuore di Endeavor e in quello della società. - Ribatté lui.

- No, lui non è un modo ma un essere umano.

Shigaraki sbatté un pugno sul bancone, levandosi in piedi.
- È un piccolo sacrificio per la grandezza. Non vuoi diventare un eroe? Far conoscere al mondo l'ideologia di Stain e quanto sia sbagliata questa società corrotta? - Esclamava, fissandomi con le sue iridi sanguigne attraverso la maschera.

- La sua vita è molto più preziosa di...

- Della vita dei tuoi genitori? - Eccolo, il colpo fatale, il ricordo di quella rabbia viscerale di quella solitudine... - Se il sistema degli eroi fosse corretto, come noi vorremmo che fosse, tu avresti ancora i tuoi genitori e saresti un'eroina diplomata allo Yuei.

Le parole di Shigaraki calarono su di me con tutto il loro peso. Ha ragione, purtroppo ha ragione. Strinsi i pugni. Questo va contro tutti i miei principi, tutto ciò che ho studiato e che insegno ai miei studenti. Ma è l'unica soluzione.

Però non è un tantino comodo sfruttare così i miei genitori? Mi riaffiorò alla mente la tesi di Aizawa. Dopotutto, potrebbero anche esser stati i villain a macchiarsi della loro morte.
Io non ci volevo credere, tuttavia era un'opzione che non dovevo ignorare... nonostante fosse impossibile, per me, pensarci lucidamente senza dannarmici sopra.

Luna di Mezzogiorno | 𝓜𝔂 𝓗𝓮𝓻𝓸 𝓐𝓬𝓪𝓭𝓮𝓶𝓲𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora