Capitolo 13. Sospetti mortali

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Appena sistemate le nostre cose, ovviamente calati in un imbarazzante silenzio, ci appostammo nel disimpegno per controllare i numeri delle camere e suddividere gli studenti a coppie senza creare troppi drammi. O almeno... io volevo evitare i drammi mettendo lo studente più problematico (ovvero Bakugo) con il suo amico Kirishima! Aizawa, al contrario, voleva testare la sua pazienza accoppiandolo con Midoriya. Per loro fortuna, vinsi io.

- Hai dei sospetti? - Chiese improvvisamente, tenendo sempre gli occhi bassi sulla lista degli studenti, aggiungendo dei veloci scarabocchi accanto ai nomi che selezionavamo.

- Pardon?

- Su chi possa esser stato a... - la frase restò in sospeso, lasciandomi intuire il fatidico argomento che stava andando a toccare. - Mineta con Shoji.

- Mineta con Kaminari. - Lo corressi e, mentre lui stava ancora sbuffando per la mia risposta, risposi alla sua domanda: - No, i miei non avevano nemici, tutt'ora è rimasto un caso irrisolto... - Mi bloccai di colpo. C'era qualcosa in verità! Solo non ci avevo mai fatto caso: il lavoro di mia madre.

- Todoroki e Aoyama. - Notando il mio silenzio dinanzi a quell'accoppiata improbabile, Aizawa intuì che qualcosa già iniziava a frullarmi per la testa.
- Idee? - Chiese.

- Mio padre possedeva il quirk della guarigione, mia madre secerneva naturalmente svariati tipi di veleni dal proprio corpo. Insieme fondarono un'impresa che forniva agli eroi dell'attrezzatura di supporto per i combattimenti, si trasferirono qui in Giappone quando ero appena nata perché la sede qui presente era la più prolifica. - Raccontai. - Potrebbe essere stato un competitor...

- No. È improbabile. - M'interruppe.
- Aiutavano gli eroi con della potente strumentazione a base di veleni. Dev'essere stata opera dell'unione dei villain attualmente capeggiata da Shigaraki.

🥀

Un vortice nero si palesò improvvisamente davanti ai miei occhi. Ero tornata alla mia casa, ormai abbandonata, ed ero una sporca fuggiasca con una lacera valigia e una gatta dal manto spelacchiato. La gente già aveva repentinamente cambiato atteggiamento con me: quando ero una ragazzina sempre pulita e ordinata che gironzolava vestita d'abiti di qualità erano tutti gentili... bastò non aver più quell'aspetto da fanciulla altolocata perché vivessi sulla mia pelle la fredda crudeltà delle masse indifferenti. Ma io ero quella stessa fanciulla altolocata che mesi prima vagava accompagnata dai genitori! L'unica differenza stava nel lerciume incrostato sul mio vestiario... eppure nessuno riusciva a vedere oltre quello schermo di sozzura. Nessuno, eccetto lui.

Mi schermai con le mani, preparandomi a reagire, quando dalle ombre emerse un ragazzo giovane... era mio coetaneo, ma la sua pelle era così sciupata da farlo apparire più grande.

Quel ragazzo tese caritatevolmente una mano verso di me.
- Attenta a non toccarmi tutte e cinque le dita. - La prima cosa che mi disse, mentre m'aiutava goffamente a rialzarmi.

L'ombra oscura dietro di lui mi domandò cosa mi fosse accaduto ed io vuotai il sacco senza farmelo ripetere. Era un sollievo poter parlare finalmente con qualcuno che non mi evitasse, che non s'allontanasse, che non mi lanciasse sguardi disgustati come fossi un'appestata.

Fui così presa sotto l'ala protettiva dell'unione villain, entrando nelle grazie di All For One. Ero stata abbandonata da tutti... dagli eroi, dalla legge, ma mai fui abbandonata da loro. Mi accolsero con la mia gatta come se fossi figlia di All For One e crebbi accanto a Shigaraki, identico a me in età e in altezza, come a evidenziare la nostra triste unione sotto quella sventurata stella.

🥀

Le parole di Aizawa crollarono su di me come una valanga inarrestabile. Shigaraki poteva esser stato l'assassino? La bocca dello stomaco mi si serrò al solo pensiero. No, lui no di sicuro. Avrei trovato due cumuli indistinti di polvere, non due corpi sventrati da parte a parte.

Luna di Mezzogiorno | 𝓜𝔂 𝓗𝓮𝓻𝓸 𝓐𝓬𝓪𝓭𝓮𝓶𝓲𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora