Capitolo 20. Pugno di Fuoco

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⚠️TW: lemon. 🍋🍋 Come al solito, vi suggerisco CALDAMENTE di ascoltare la canzone suggerita.

Gettai la testa all'indietro, esponendo il mio collo ai suoi ferventi baci.
- Questo mi pare tutto meno che un allenamento. - Dissi ansimante, lasciando ricadere rumorosamente il capo contro l'armadietto metallico.

- Tecnicamente, lo è. - Sussurrò Shota contro il mio orecchio. Il suo respiro tiepido si mescolava con l'adrenalina che s'arrampicava repentinamente verso il mio cervello, annebbiandomi sempre più.

C'era un qualcosa di dionisiaco nel sapore delle sue labbra, Shota m'investiva con la calda ebrezza che ero solita cercare nel fondo delle bottiglie di rum. Brancolai verso di loro, allacciandomi ai suoi baci desiderosi e poi inarcando la schiena, lasciandolo libero di esplorare la mia gola.

Le sue mani corsero sul mio top sportivo, mandandomi scariche di elettrico piacere lungo tutta la spina dorsale. - Questo lo hai messo per farti notare da me, vero? - Grugnì, pizzicandomi possessivamente un lembo di pelle con i denti.

- Ti piacerebbe! - Ghignai, sopprimendo un gemito. - Non ho bisogno di niente per farmi notare da te.

Shota m'afferrò i polsi e li sbatté contro il metallo alle mie spalle, tenendoli ben sollevati sopra la mia testa

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Shota m'afferrò i polsi e li sbatté contro il metallo alle mie spalle, tenendoli ben sollevati sopra la mia testa. Alzai il mento nella sua direzione, in segno di sfida.
Lui s'allontanò per osservare bene le linee del mio corpo, come esso s'incurvava, impaziente, quando era costretto all'immobilità... i suoi occhi navigavano famelici su di me, mentre mi teneva dispoticamente ferma stringendomi i polsi.

Inclinai la testa su un lato, invitandolo a banchettare su di me, ma lui continuava a squadrarmi. Glielo leggevo sul volto: mi voleva vedere disperata, in ginocchio, carponi davanti a lui, claudicante per il piacere che si divertiva a rinnegarmi in quegli istanti.

- Ti prego. - Gemetti, rivolgendogli un sorriso provocatorio.

Feci giusto in tempo a captare la fame che animava i suoi occhi che lui si stagliò contro di me. Potevo sentire ogni suo muscolo contrarsi attraverso i vestiti, l'unica sottile barriera fra i nostri corpi. La sua bocca si schiuse sulla mia, fermandosi appena un attimo a indugiare, tentandomi con quel suo aroma proibito. Riuscivo a percepire nitidamente quanto mi desiderasse, quella durezza che premeva contro il mio ventre bastava a farmi salivare languidamente.

Shota allontanò una delle due mani, tenendomi fermamente i polsi immobili contro il metallo con l'altra. Le sue dita oltrepassarono il tessuto sottile dei miei vestiti, studiando come reagivo al suo tocco là, dove appena il giorno prima era passata la sua lingua.

Digrignai i denti, sforzandomi di non emettere fiato. Eravamo comunque all'interno della scuola e, sebbene gli studenti se ne fossero già andati tutti, era possibile che ci fosse ancora qualche altro insegnante.

Come dalla mia gola sfuggì un gemito sommesso, affondai i denti all'interno della mia stessa guancia.
Sentii il respiro di Shota intensificarsi, diventando affannoso: si stava letteralmente crogiolando nel vedermi preda di un'estasi quasi bacchica. Vedere la propria donna o il proprio uomo impazzire per il tuo tocco, lasciare l'altro incapace di reggersi in piedi per il piacere come lui sta facendo con me dev'essere meraviglioso. Questo pensiero continuava a risuonare ininterrottamente nel mio cervello stordito dalla bramosia.

Luna di Mezzogiorno | 𝓜𝔂 𝓗𝓮𝓻𝓸 𝓐𝓬𝓪𝓭𝓮𝓶𝓲𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora