IV

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Edmund si sveglió nel cuore della notte sconvolto, frastornato dal sonno irrequieto e con la schiena a pezzi s'alzó dal suo giaciglio fatto con una coperta vecchia e sgualcita. Si guardó intorno, saltó il fratello che dormiva come un ghiro e uscí con l'intento di prendere una boccata d'aria.
Dormire sul pavimento scricchiolante non era la migliore delle opzioni, ma almeno erano al riparo. Appena mise piede fuori l'aria gelida gli strappó via il sonno bruscamente, scosse la testa e fece per sedersi sul gradino della casa, ma notó Leysa rannicchiata dinanzi al fuoco intenta a stuzzicarlo con un legnetto. Si diresse verso di lei contrastando il freddo dell'aria.
<<Che fai ancora sveglia?>> Domandó quasi preoccupato <<Qualcuno dovrá pur fare la guardia>> rispose senza guardalo, fissando il fuoco danzare. Edmund le si sedette accanto a gambe incrociate, tese le mani verso in fuoco per riscaldarsi e poco dopo si voltó a guardare Leysa. <<Qualcosa ti turba?>> Domandó ancora notando i suoi occhi preoccupati <<Pensavo, tutto qui>> <<A cosa?>> <<Sahiira e Philip, quella driade, a Narnia e ai tempi in cui tutto andava bene...>> <<Mancano anche a me>> Leysa prese un respiro che si strozzó in un singhiozzo e alzó il capo al cielo: <<Per quanto sia felice di esser tornata, non riesco a dimenticare tutti gli uomini che ho perso in battaglia, tutti coloro che sono morti nella speranza di riavere la loro terra... non sono riuscita a proteggere Narnia>> le parole suonarono aspre e tristi, tentó di consolarla ma l'unica cosa che avrebbe portato pace alla sua anima sarebbe stata la vendetta. <<Hai respinto Telmar oltre Beruna con le tue sole forze, questo é già abbastanza>> <<Eppure guarda come è stata ridotta questa terra- Leysa lo guardó dritto negli occhi -fermati ad ascoltarla>> si zittí e per un attimo Edmund provó ad ascoltare, scosse la testa: <<Non sento niente...>> <<Prima potevi udire la Canzone della Creazione risuonare nel vento, tra le foglie degli alberi e i fili d'erba... ora c'é silenzio>> <<Ciò non ti rende colpevole->> <<Se avessi evitato a Telmar di invaderci ora Narnia vivrebbe serena>> <<Ma non avresti vissuto con noi in Inghilterra>> <<E questa terra non avrebbe patito tutte queste pene, il prezzo era diverso>> <<A me é piaciuto il tempo che abbiamo passato in Inghilte->> <<Camminare tra tutte quelle rovine é stato come una pugnalata in pieno petto... duole>> l'ultima parola finí strozzata da un respiro tremante, Edmund volle posarle una mano sulla spalla ma non lo fece, forse per paura o imbarazzo.
Per qualche attimo caló il silenzio, Leysa si strinse le ginocchia contro il petto plasmando il suo volto in una smorfia e dagli occhi argentei, tristi stille iniziarono a rigarle il volto ma lui la vide; vide quella donna forte, temeraria e inarrestabile cosí vulnerabile e sofferente dinanzi a sé, mai l'aveva vista cosí, mai avrebbe detto di poter vedere un lato cosí fragile di lei... <<A stento capisco- prese un veloce respiro -per quale motivo debba sopportare tutto questo, - un singhiozzo la scosse - qual forza superiore desiderava creare questa macchina del sangue>> Edmund riuscí a sentire la sua sofferenza fin dentro le ossa, qualcosa dentro di sé avrebbe desiderato strapparsi il cuore dal petto e consegnarglielo, purché quell'espressione afflitta sparisse dal suo volto. Non poteva vederla in quello stato... non voleva. <<Ho strappato cosí tante vite sul mio cammino... mi sembra di ergermi su una montagna di morti... innocenti>> Quelle parole lo scossero, non riuscí a capire se fossero sincere o dettate dalla stanchezza, ma lui non fu da meno, per colpa sua innocenti morirono... per un capriccio. Qualunque fosse stata la verità la capiva, comprendeva il suo dolore, il suo pentimento.
Il costante pensiero dei loro errori li divorava dall'interno, logorando lentamente e con bramosia ogni letizia e sicurezza, li rendeva vulnerabili costringendoli a isolarsi, uno in se stesso e l'altra in un patto, quale fosse più efficace non gli era dato saperlo.
<<Non mi importa ciò che hai fatto in passato, risolveremo le cose... non sei sola>> Leysa sentendo quelle parole tiró su col naso e posò la testa sulla spalla del suo Re. <<Non dovresti vedermi in questo stato>> farfugliò asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani e aveva ragione, che qualcuno la vedesse in lacrime era cosa più unica che rara. Edmund le cinse le spalle con un braccio e cercò di scaldarla, più era vicina più sentiva qualcosa bruciargli dentro, diede la colpa al fuoco, ma di certo non era quello e lo sapeva bene, ma lo ignorava. <<Credi che piangere non ti faccia onore?>> <<É umiliante dinanzi al proprio sovrano>> <<Ma io non sono il tuo sovrano, sei parte della famiglia ormai>> Leysa a quelle parole sorrise leggermente e rimase tra le sue braccia, continuarono a chiacchierare in tranquillità mentre Edmund non faceva che punzecchiare il fuoco morente con un bastoncino, era accigliato e la Comandante non poteva non notarlo, lo vedeva sempre ma mai cosí da vicino. Aveva sempre intorno a sè una coltre impenetrabile a coprire i suoi pensieri, tutto entrava, ma nulla usciva; qualcosa che aveva creato per non preoccupare i suoi fratelli, non voleva più essere la causa di alcun problema e se la sarebbe cavata da solo in ogni modo possibile.
Nel tepore del fuoco e la calda voce di Edmund, lasció che la stanchezza prendesse il sopravvento addormentandosi sulle sue cosce.
Il mattino seguente Susan e Lucy si svegliarono ben riposate, Edmund e Peter faticarono un po' ma Leysa s'alzó a stento, dormí solo qualche ora quella notte, per di più si ritrovó stesa sulle sedute della stanza principale con sopra una vecchia coperta.
Si diressero verso il centro del regno in cerca di risposte, di qualcuno.

[...]

Verso l'ora di punta, una piccola barca solcava le acque di uno dei numerosi fiumi di Narnia, uno molto a Est di Lanterna Perduta. Sopra vi erano quelli che sembravano due soldati che farfugliavano qualcosa, presero per gli arti un nano e furono per gettarlo fuori dalla barca quando una freccia dal piumaggio scarlatto si conficcó nel legno, spaventando i due che lasciarono andare il malcapitato. Una seconda freccia raggiunse un soldato, mentre l'altro fuggí via a nuoto evitando la terza freccia.
Due giovani si fiondarono a recuperare nano e barca, una donna portó a riva l'abitante di Narnia annaspando, fece in tempo a uscire dall'acqua che le sue forze vennero meno, crollando sulla calda sabbia. <<Leysa!>> esclamó Susan avvicinandosi per aiutarla, tentó di sorreggerla ma per lei era un peso morto, la sostituí Peter che le mise un braccio sotto la spalla e l'aiutó ad alzarsi. Intanto Lucy pensó a liberare il salvato dalle corde che aveva ai polsi, il suo sguardo non fu lieto di vedere altre facce di figli d'Adamo e Eva, ne del salvataggio. <<LASCIATELO?!>> Susan lo guardó storto, aiutando la Comandante a riprendersi, rimase infastodita dal suo tono di voce fin troppo acceso. <<Un grazie sarebbe gradito>> <<Quei due ci riuscivano anche da soli a uccidermi!>> <<Bada a come parli>> sputó Leysa con gli occhi puntati nei suoi, minacciosa.
<<Che succede?>> Domandò Edmund appena giunto a riva con la barca. <<Solite fitte>> rispose il fratello rendendosi conto dell'incredibile leggerezza di quel corpo. La comandante sfoderò la spada per reggersi ad essa, provocando un sussulto del nano. <<Non saresti dovuta restare sv->> continuò il corvino scrollando l'acqua dai capelli con una mano, Leysa rispose con tono contenuto: << Abbiamo altro a cui pensare che ai miei dolori>>
<<Perchè quei soldati volevano ucciderti?>> Chiese Lucy calma <<abitanti di Telmar, questo fanno>>rispose riluttante. <<Vi credevo... morti>> sussurrò Leysa rendendosi conto che ancora un briciolo di speranza si celava tra gli spiriti morti di Narnia. <<Sei anche tu una di loro?!>> <<Non avrei rischiato per salvar la tua vita>> Il nano alzò gli occhi al cielo esausto ed esasperato. <<Si può sapere che fine avete fatto per tutti questi anni?!>> <<è una lunga storia>> rispose Lucy stringendo le mani intorno alla boccetta legata alla cintura, Peter invece porse la mano all'abitante di Narnia e si presentò con tanto di titolo reale: <<forse l'ultimo appellativo potevi risparmiartelo>> ribattè Susan provocando una risata nei suoi fratelli e il nano: <<Già, forse poteva...>> Per un attimo si fermò a guardarli, cercando di capire come, secondo i racconti quei figli di Eva e Adamo potessero essere ancora in vita e così giovani, e quell'altra ragazza... non riusciva a comprendere. <<...voi, oh. voi vi state prendendo gioco di me!>> <<Provalo tu stesso>> continuò Peter che sfoderò la sua spada e gliela porse <<vuoi sfidarmi?!>> <<non io, lui>> concluse rivolgendosi al fratello che fece un sorriso sbieco, fiero di se stesso e anche divertito all'idea di tornare a combattere con la spada. Sfoderò l'arma e diede uno sguardo alla Comandante che notò i suoi occhi preoccupati e accennò un sorriso, non molto rassicurante ma l'accettò comunque.
Leysa nonostante la sofferenza si soffermó a guardarlo combattere, il viso concentrato, i capelli scompigliati dal vento, le mani salde intorno alla spada, i piedi piantati sulla sabbia, ma lesti e attenti ad ogni pericolo come una molla in tensione, pronta a scattare. Edmund era il miglior spadaccino di tutta Narnia, chiunque ne era a conoscenza. La Comandante stessa l'aveva allenato e forse da lei aveva imparato a velocità. Lo stile del sovrano era improntato sull'agilitá e colpi ben assestati, precisi e forti, atti sfrontati e fuori dallo scontro equo non mancavano, si divertiva a farli, ma questa volta venne fregato lui. Si riprese nonostante la sabbia negli occhi e disarmó il nano lasciandolo a bocca aperta.

<<Fulmini e saette! Allora quel corno ha funzionato>>
Susan alzó gli occhi al cielo comprendendo che fine avesse fatto il suo corno; presto i cinque e il nano Trumpkin si misero in marcia verso l'entroterra, risalirono il fiume con la barca rubata e Leysa poté riposare rannicchiata tra Susan e Lucy, chiuse gli occhi e temtó di dormire.
Oh e Edmund non riuscí a non soffermarsi su di lei, a guardarla incantato. Non aveva mai visto una donna tanto bella, dai lineamenti spigolosi e stranamente sereni in quel momento, volto coperto da qualche ciocca ancora bagnata dei suoi capelli neri. Il suo era un aspetto unico che in qualche modo a lui sconosciuto lo attraeva. Probabilmente lo era sempre stato ma scosse la testa per non pensare a quei tempi passati; probabilmente per imbarazzo o orgoglio.

...

𝑺𝒐𝒍𝒖𝒎 𝒊𝒏 𝑴𝒐𝒓𝒕𝒆𝒎 𝑭𝒊𝒏𝒊𝒂𝒕 𝑶𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒖𝒎 ● abt Edmund PevensieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora