Capitolo 29

1.8K 116 6
                                    

Bucky aveva fatto entrare Iris in una casa di periferia a prima vista disabitata.
La porta era piena di graffi, le pareti spoglie ricoperte da un parato scollato ai bordi, alcuni mobili erano coperti da delle lenzuola bianche, mentre alcune sedie ed un tavolo erano stati liberati da quel tessuto per poter essere utilizzati. Non c'erano persone nei paraggi, tutto sembrava essere abbandonato.
La corvina ebbe un brutto presentimento. Quel luogo era così... non sapeva definirlo a parole, ma in qualche modo si sentiva come quella casa. Il fantasma di quello che era stata, di quello che avrebbe potuto essere.
«Che posto è questo?» chiese Iris a Bucky, non riuscendo a nascondere una nota di ansia nella voce. Non aveva idea di quello che stava succedendo.
Bucky stava armeggiando con un cellulare e si prese un po' di tempo prima di risponderle che era solo un appoggio temporaneo. Solo quando rimise il cellulare in tasca Iris riuscì finalmente a guardarlo negli occhi. Erano leggermente più scuri di quanto li ricordasse e questo la preoccupò.
«Non saresti dovuta scappare.» esordì il moro. Iris capì che quella era una conversazione dalla quale non poteva fuggire in eterno. Bucky aveva appoggiato il giubbotto sullo schienale di una sedia, si era appoggiato al tavolo e aveva incrociato le braccia aspettando cosa aveva da dire la corvina.
Portava una maglietta a mezze maniche nera che faceva risaltare il braccio in vibranio, anche se non si preoccupò di togliere il suo tipico guanto.
«Dovevo rimettere la testa a posto. Sono andata in sovraccarico.» si giustificò.
«Avresti dovuto aspettare che arrivassi io.»
«È stata una mia decisione.»
«Sei sparita senza dire nulla!» la accusò, puntandole il dito ed alzandosi, facendo un osso nella direzione della donna.
«Che cosa avrei dovuto fare, eh?» iniziò ad alterarsi la corvina a sua volta «Mi sono risvegliata e non ero più nella mia solita stanza. Che cosa avresti pensato tu al posto mio? Vuoi saperlo? Avresti pensato che non eri più considerato un alleato. E se non sei un alleato, allora sei un nemico. Dove sono gli altri, eh? Credi che non ci arrivi da sola?»
«E come pensi dovrebbero comportarsi? Fare finta di nulla? Tuo fratello ha distrutto New York! Ha ferito tantissime persone! E tu, invece che restare con noi, sei andata con lui...» L'ultima parte era appena sussurrata, ma questo ad Iris fece ancora più male. Anche se lui l'aveva cercata, era ferito dal suo comportamento. seguì un momento di silenzio.
«Eccoci, siamo arrivati il prima possibile!» Una voce femminile fece irruzione dalla porta, che sbattè contro il muro data la foga con cui era stata aperta.
«Nat... Thor...» sussurrò appena Iris.
«Che cosa ci fate voi qui?» chiese.
«Tu sei mia sorella. Eri scomparsa, quindi era ovvio che ti avrei cercata.» le spiegò Thor.
«Io...» Iris non sapeva come continuare la frase, si sentiva circondata, non riusciva a gestire tutto quello che stava accadendo. Non aveva le mani sul volante, non aveva il controllo.
«State cercando di catturarmi? È questo, vero?» li attaccò. Si sentiva come un animale in gabbia.
«Smettila.» la bloccò la rossa in tono glaciale. Iris non le aveva mai sentito rivolgere quel tono a uno di loro.
La spia le si avvicinò, facendola arretrare di un passo. Si stavano fissando negli occhi, ma Iris non aveva idea di quello che stesse passando nella testa della donna. Non ebbe modo di capire niente, ma ad un certo punto si ritrovò a guardare di lato, mentre la guancia le pulsava dal dolore. Solo dopo realizzò: Nat le aveva dato uno schiaffo. Si portò lentamente la mano alla guancia ed il tocco freddo fece si che le pulsazioni si alleviassero.
«Nat. Niente violenza. Ero stato chiaro.» la avvertì il moro. Non le avrebbe concesso un altro colpo del genere.
«Stanne fuori.» gli rispose lei. «E tu...» disse, rivolgendosi verso Iris «Ascolta attentamente quello che ho da dire. Perché non ho alcuna intenzione di ripeterlo. Io mi sono fidata di te. Ti ho detto tutto. Più di quanto molti altri miei cari amici abbiano mai saputo. Eppure tu hai scelto comunque di tradirci. Di tradire i tuoi compagni, me, lui...» indicò Bucky, alle sue spalle «E ci hai distrutti. Tutti. Ma la cosa peggiore di tutte è che quando finalmente ti sei svegliata, ci hanno detto che eri scappata. Hai idea di come mi sia potuta sentire? Eh? Mi sono sentita una merda. Una vera merda.» prese un respiro «Ora hai un'unica opportunità per spiegarmi perché hai fatto tutto ciò. E spera che la tua risposta mi convinca, altrimenti per me sarai molto più che morta. Anzi, sarò io stessa a seppellirti.» le suggerì (o la minacciò, a seconda dei punti di vista) ancora, dopodiché fece un passo indietro, aspettando di sentire ciò che la corvina aveva da dire, incrociando le braccia.
«Io...» provò a dire Iris, ma le parole le morirono in gola. Non era abituata a dire quello che provava, nè a giustificare il suo comportamento, ma adesso doveva fare entrambe le cose ed esser anche convincente. Prese un respiro profondo.
«Io ho avuto paura. Paura di morire, prima di tutto. Non nell'immediato, ma è difficile accettare tutto quello che ho saputo... mi ha destabilizzata. Poi ho avuto paura che voleste chiudermi in qualche buco con una camicia di forza. Forse lo avrei fatto anche io al posto vostro, vi avrei capito. Per questo l'ho pensato... mi sembrava logico. Ma non volevo marcire in una cella, così ho pensato di andarmene. È stata una scelta stupida, lo so, ma in quel momento... non ci stavo con la testa. Non so che altro dire. Mi dispiace averti ferito, mi dispiace aver ferito tutti voi più di una volta.
Thor... anche tu sei mio fratello, e ti chiedo scusa per quello che ho fatto. Davvero.» una lacrima le solcò la guancia.
«Bucky... so di aver sbagliato. So di averti ferito e che avrei dovuto avere più fiducia in te. Ma in quel momento avevo bisogno di respirare e quel posto mi sembrava l'unico posto giusto. Quando vi vedo, vedo la vostra forza, l'abilità di Nat, i fulmini di Thor, il siero che scorre nelle tue vene, per non parlare degli altri... E non posso fare a meno di pensare che non sono più così forte, non sono più in grado di combattere con voi, sono solo un peso. Non avrei mai voluto ferirti. Per quel che vale, sono sincera.» concluse, riprendendo fiato, guardandolo negli occhi ad uno ad uno.

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora