Capitolo 6

4.3K 196 15
                                    

Iris si sentiva così debole. Davvero, per un solo istante, aveva pensato di fermare quell'incontro per quello che le aveva detto il Soldato? Cosa avrebbe pensato di lei tutta la gente che era lì? Che era debole, questo sicuramente. E lei non poteva permetterselo, poiché in qualunque Regno vige la teoria del più debole che soccombe dinanzi al più forte e lei questo lo sapeva fin troppo bene. Non poteva permettersi un errore del genere, eppure tutta la disperazione che aveva avvertito in quelle parole era così convincente. Lei che non si era mai piegata alla sua disperazione ed aveva sempre tentato di risollevarsi, era caduta vittima dell'immensa disperazione di un altro. Il Soldato era così attraente in questo senso, pensò. Perché il dolore attrae chi sa riconoscerlo e trattarlo con il giusto rispetto. Quando aveva visto il corpo di Manson si era sentita allo stesso tempo così leggera e così pesante, non avrebbe dovuto intervenire ma la cosa non la gratificava, anzi, le pesava.

Oltre alle poche ore di sonno che Bucky era, chissà come, riuscito a racimolare, aveva pensato allo sguardo di Iris quando le aveva detto che lei poteva intervenire, alla luce che ci aveva visto e che si era estinta quando si era posata sul corpo di Manson, povero ragazzo. E pensò che quello sguardo l'aveva resa così reale, per un istante. Più umana. La sua insensibilità e freddezza la facevano assomigliare ad un essere spietato che non si cura degli uomini, com'era stato lui, ma in lei riusciva a vedere qualcosa in più, o quantomeno voleva convincersi del fatto che esistesse. Non poteva limitarsi tutto a quello. Perché non aveva senso il modo in cui rideva e accarezzava Rock, il suo cane, se non provava affetto verso di lui. Perché quello sguardo lui non lo aveva immaginato, ma era reale. E sapeva che tutto il rossetto rosso ed i vestiti attillati la mettevano a disagio perché chiunque avrebbe detto che aveva un fisico da mozzare il fiato ma lui l'aveva vista mentre faceva colazione, struccata e in pigiama e gli era sembrata anche meglio. Si chiese perché stesse facendo questo tipo di discorsi insensati e così decise di alzarsi, anche se era poco prima dell'alba.

In soggiorno trovò Rock appisolato sul divano e gli si accostò, accarezzandolo svogliatamente.

«La tua testa fa un sacco di rumore.» sentì la voce di Iris provenire dal corridoio che portava alle camere e la vide intenta a sfregarsi l'occhio destro con la mano.

«Non volevo svegliarti.» tentò in un vago tentativo di scuse.

«Non ho dormito affatto, a dire il vero.» replicò lei, poi fece una pausa, le sopracciglia aggrottate. «Lo avrei fermato. Se non fosse finito il match, avrei impedito che lui morisse.» gli confessò.

Bucky si stupì, non se lo era immaginato, quello sguardo.

«Lo so. Non mi ero sbagliato, tu sei più di quello che fai vedere.»

I loro sguardi si incrociarono, quasi con complicità.

«Ti sbagli. Odio il fatto che avrei fermato quel tizio. Io non sono così debole.» Ribatté la corvina.

«Questo è stato il primo gesto di forza che ti ho visto fare da quando ti ho incontrata, a dire il vero.» affermò lui sinceramente, per poi tornare in camera sua, sperando che quelle parole potessero scuotere la ragazza.

[...]

Iris ed il Soldato si trovavano al locale, aspettando Trevor che, stando a quanto aveva detto ad Iris, aveva trovato un affare eccezionale che non potevano perdersi. Quando quest'ultimo arrivò, indossava un completo fin troppo elegante, che fece sorridere la corvina. «Sei venuto qui per dirmi che hai un appuntamento galante? Credevo ci fosse qualcosa di più entusiasmante da fare, stasera.» scherzò, portando alla bocca un bicchiere colmo d'alcool e prendendone un sorso, non distogliendo lo sguardo da lui.

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora