Capitolo 12

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Iris superò il cancello dell'entrata e ciò che vide le fece letteralmente gelare il sangue nelle vene. Sul vialetto di casa era disteso Rock, in una pozza rossa che si espandeva lentamente e sentiva i suoi guaiti sommessi e sempre più flebili.

«Rock!» urlò, per poi correre nella sua direzione e lanciarsi per terra, per studiare le sue condizioni.

Un foro gli trapassava la pancia ed il sangue perso era davvero troppo. Gli avevano sparato con l'intento di ucciderlo, anche se lentamente. Volevano che lei vedesse.

Ancora una volta, la vita si era presa gioco di lei. Provò a frenare l'emorragia con le mani, ma il suo cucciolo soffriva per il dolore, si dimenava e si lamentava non dandole la possibilità di aiutarlo.

«Lo sto facendo per te! Tra poco starai meglio, calmati!» ribatteva lei, incapace di lasciarlo andare.

Rock emise il suo ultimo guaito e lei si ritrovò a piangere, con le mani e i vestiti pieni del suo sangue, anche se credeva che non fosse più possibile.

«No, Rock! Non mi puoi fare questo!» urlò ancora.

Sentì le braccia del soldato afferrarla per rimetterla in piedi, ma lei non era pronta. Magari avrebbe potuto fare qualcosa, magari c'era ancora una speranza. Lei era brava solo a distruggere, non di certo a proteggere qualcuno che amava, ma adesso questa cosa le stava terribilmente stretta. Non voleva più essere un'ambasciatrice di morte ovunque andasse.

Vide un'ombra muoversi sotto la porta di casa sua. Erano ancora lì, quegli stolti. Avrebbero pagato con tutto il loro sangue quello che era appena successo.

Si mise in piedi, in modo tale che il moro la lasciasse. «Iris...» le disse, intuendo le sue intenzioni, ma lei era già dentro casa.

Decine di uomini armati fino ai denti erano disposti a semicerchio e puntavano tutti le armi verso il centro, ovvero verso di lei. Aprirono il fuoco quasi immediatamente ma neanche un proiettile sfiorò la ragazza: l'energia oscura aveva formato uno scudo che copriva sia lei che il soldato. «Sta dietro di me e non azzardarti a fare nemmeno un passo, è un ordine.» gli impose gelida, quasi con un ringhio, non era più in sé. Il suo corpo chiedeva solo una cosa: sangue.

Quando tutte le munizioni finirono, lei abbassò la barriera, vedendo le facce allibite dei soldati, che non sapevano più cosa fare. «Come ci si sente ad essere mandati nella tana del lupo, eh?» chiese Iris ironica. «Non lo sapete, non ancora. Lasciate che vi faccia avere un'idea più chiara.» continuò, alzando il braccio all'altezza della spalla.

Tutti i soldati all'interno della stanza si portarono le mani al collo, nel disperato tentativo di riuscire a raccogliere un po' d'aria.

«Prima di tutto, avrete la sensazione di sentirvi in trappola. Sembra tutto normale, ma quando il lupo arriva anche il minimo rumore vi farebbe scoprire, e così preferite non respirare nemmeno.»

Poi i soldati iniziarono ad osservarsi, sentendosi strani. I più deboli iniziarono a sanguinare dalla bocca, e così gli altri, mettendosi in ginocchio.

«Poi la tensione vi lacera dall'interno, vi sentite soffocare dal vostro stesso sangue. Li sentite i vostri capillari che scoppiano?»

«Iris, fermati, questo non lo riporterà indietro.» provò il soldato, facendo un passo avanti.

«Taci! Non hai il diritto di interferire!» urlò lei, «Certe persone non meritano compassione.» continuò.

«E poi, il vostro cuore cederà al dolore straziante e si fermerà, ma così sarebbe troppo noioso, no? Che ne dite di un'esplosione?» così chiuse la mano, e gli uomini si accasciarono completamente a terra, lasciando un'enorme pozza di sangue indistinta.

E adesso? Cosa avrebbe fatto? Si sentiva così fottutamente vuota, senza nemmeno il desiderio di vendicare il suo amico innocente. Le lacrime ancora le rigavano le guance. Si era affezionata talmente tanto a quel cucciolo, così innocente, e proprio per questo gli era stato stappato via. Che scopo aveva adesso? Era in balia di cosa il futuro le avrebbe riservato e probabilmente neanche il moro avrebbe più voluto aver a che fare con lei, ma non ci aveva visto più quando Rock aveva esalato l'ultimo respiro.

Scorse un'ombra alla sua destra e si voltò di scatto: uno scagnozzo dell'Hydra aveva un fucile puntato verso il Soldato D'Inverno e vedendola girarsi fece partire il colpo urlando «Hail, Hydra!». Il moro si girò, ma non avrebbe fatto in tempo a parare, si disse Iris, così segui l'istinto e scattò nella sua direzione per prendersi il colpo urlando, per la prima volta da quando l'aveva visto, il suo nome.

«Bucky, sta attento!»

Il colpo la prese in pieno stomaco e lei mise fuorigioco l'uomo scagliandogli contro una sfera d'energia oscura.

«Iris! Avrei potuto pararlo, ho un braccio indistruttibile!» le si avvicinò Bucky, mentre lei teneva una mano premuta sulla sua ferita.

«Avevo promesso niente scontri.» spiegò lei.

«Le tue promesse finiranno per ucciderti, se continui così.» lei sorrise, ma non sentiva i suoi tessuti guarire.

«Qualcosa dovrà pur farlo. Il foro d'uscita.»

«Cosa?» chiese il moro confuso.

«Il foro d'uscita, c'è? Non sto guarendo.» spiegò lei, togliendosi il maglioncino che era decisamente diventato un ostacolo e iniziando a tossire. Bucky controllò, ma non lo vide.

«Non c'è nessun foro d'uscita.» ammise, iniziando a preoccuparsi.

«Cazzo! Devi togliermi tu il proiettile allora, non posso guarire altrimenti. Sto perdendo troppo sangue.»

«Le mie mani non sono fatte per guarire gli altri, ti porto in ospedale, non è lontano.» le disse, già pronto a prenderla in braccio.

«No, ci sparerebbero a vista. Un'occasione del genere non capita molte volte. Ce l'hai un medico di cui ti fidi?»

Lo vide passare in rassegna tutte le sue conoscenze e poi annuire vivamente. «Uno sì.» continuò a parole. Iris gli passò il suo cellulare.

«Perfetto, allora digli di fare molto in fretta.» tossì lei.

«Non sforzarti, però.» le chiese il moro, e lei si limitò ad annuire.

Adesso che tutto le stava scorrendo via dalle mani, si rendeva conto che quel "tutto" alla fine neanche esisteva. Aveva solo Rock, che la faceva sorridere. I soldi, i vestiti e le macchine non sono che involucri della solitudine che l'aveva resa un mostro fino a quel momento.

Se il medico di Bucky fosse arrivato il tempo e lei non fosse morta, avrebbe iniziato a fare qualcosa di buono. Probabilmente era solo il disperato tentativo di trovare un senso alla sua esistenza, ma promise a se stessa che, quanto meno, ci avrebbe provato.

«Bucky... Grazie.» sorrise, prima di chiudere gli occhi.

«Mi affido a te.» sussurrò forse più a se stessa che a lui, con le ultime forze che aveva a disposizione. «Mi fido di te.»

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora