Capitolo 11

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«Ti va di andare a fare un giro? Oggi è una bella giornata.» chiese Iris a Bucky che ne fu felicemente sorpreso, anche se non poteva.

«Non mi sono fatto vedere troppo in giro, dopo il casino che è successo. Non credo che sia il caso, la gente potrebbe reagire male.» spiegò lui.

«La gente non ti guarderà neanche di striscio, metti una maglia a maniche lunghe e non preoccuparti. Vado a prepararmi.» gli disse lei, senza lasciargli nemmeno il tempo di replicare.

Bucky andò in camera sua e indossò un paio di jeans, una t-shirt bianca, un cappello nero per coprirsi almeno in parte e una giacca di pelle dello stesso colore che apparteneva a Steve. Non vedeva il suo migliore amico da un po', e avrebbe dovuto raccontargli un paio di cose al suo ritorno. Non potevano comunicare, secondo i patti stipulati con Iris, e non aveva intenzione di venir meno a questi ultimi, vedendo quanto la ragazza tenesse alla parola data.

Certo che era proprio complicata da interpretare, ma fortunatamente aveva capito come prenderla. Ovvero esattamente come aveva sperato che qualcuno facesse con lui. Si rivedeva negli occhi di lei, che avevano la stessa tonalità dei suoi, rivedeva tutto ciò da cui aveva cercato di fuggire e che l'aveva inseguito come un lupo con la propria preda.

Non sapeva per quale motivo le stesse dando così tanta importanza, ma era innegabile che ce l'avesse. Avrebbe fatto in modo di farle comprendere per cosa era giusto battersi e non per portarla dalla propria parte, ma per mostrarle che c'era molto di più che la freddezza della solitudine nel mondo.

[...]

Iris uscì dalla sua camera mentre Bucky la attendeva sul divano, fissando un punto non ben definito. Quando si accorse della ragazza si prese un momento per osservarla: i capelli erano finalmente asciutti e lisci come al solito, il trucco era appena accennato e le stava decisamente meglio di quello pesante che sceglieva quando doveva andare al locale o vedere qualche cliente. Anche lei aveva indossato un jeans aderente chiaro che le fasciava le gambe, un paio di stivaletti neri alla caviglia e un maglioncino dello stesso colore che sembrava davvero caldo, infatti non aveva indossato nient'altro per riscaldarsi. Era così diversa dal solito, e forse era dovuto al fatto che stava davvero provando a cambiare.

«Allora, andiamo?» lo riscosse lei dai suoi pensieri, così il moro si alzò annuendo.

Non presero la macchina e Bucky si sorprese di questa scelta. Camminarono prima per delle stradine secondarie e poi si diressero più verso il centro, arrivati ad un pelo dal corso principale, il Soldato si bloccò. Si sentiva pronto agli sguardi che la gente gli avrebbe riservato? Assolutamente no.

Iris gli afferrò il polso, sfiorandogli la mano e guardandolo dritto negli occhi. «Non sei solo ad affrontare tutto questo.» lo citò. Sorrise furbo, ma si sentiva pronto.

Iris gli lasciò il polso ma la sua sicurezza non vacillò comunque. La gente poteva etichettarlo nel peggiore dei modi, ma lui ammetteva di aver sbagliato e, nel tentativo disperato di eliminare tutto il male che aveva provocato, lui lottava per loro. Non per la loro gratitudine, ma perché era la cosa più giusta da fare, ora che poteva pensare con la propria testa, e nulla avrebbe potuto condizionarlo, anche grazie ad Iris, che aveva fatto propria una parte del suo male rendendolo finalmente libero.

Ricordò la sensazione di lei che gli metteva le mani ai lati del viso e si posava delicatamente su di lui, quasi con timore. No, non poteva pensare che era cattiva. Le sue scelte erano guidate dal dolore, ne era sicuro.

«Era da un po' che non facevo un giro tranquillo in città, certe volte le cose così semplici te le scordi.» ruppe il ghiaccio Iris.

«Già, dall'ultima volta che sono stato scongelato.» replicò lui, facendola sorridere.

«Per scelta o per obbligo?» chiese, curiosa.

«Forse per entrambi.»

«Quel bar sforna dei brownies fantastici! Devi assolutamente provarne uno!» Indicò un bar di fronte la corvina, sulle sfumature del bianco e del grigio molto moderno e così si diressero lì.

[...]

«Sono davvero buoni, avevi ragione.»

«Ovvio che avevo ragione.»

«Non ti ho mai vista così di buon umore.» notò il soldato.

«Non ti ho mai visto mangiare i miei pancake con così tanto gusto.» ribatté lei, ridendo.

«Non sono all'altezza di questa bontà.» sorrise lui.

«É forse un sorriso, quello che vedo?» lo punzecchiò lei, sorpresa. Ma era sorpreso anche lui, era così raro che sorridesse. Gli capitava solo con Steve, quando scherzavano insieme o pensavano ai vecchi tempi.

«Non dirlo in giro, o il mio fascino potrebbe risentirne.» scherzò ancora. Temette di diventare un pozzo senza fondo di ironia e umorismo, quasi ai livelli di Tony Stark.

«Non credo che ne risentirà molto.» rispose di getto lei, «Si è fatto tardi, vado a pagare il conto, aspettami fuori.» continuò.

Bucky fece come Iris gli aveva detto, e si guardò un po' intorno: fino a quel momento la sua attenzione era catturata in gran parte dalla ragazza e dall'aria fresca, ma adesso poteva notare tutti quelli che lo circondavano, e anche chi, riconoscendolo, attraversava per evitarlo.

Sul marciapiede di fronte, vide dei poliziotti mettere mano alle armi e farfugliare tra di loro, guardando nella sua direzione. Sperò che Iris facesse in fretta, e che le cosa non sarebbero degenerate. Quando Iris uscì e si avvicinò al soldato, i poliziotti si ritirarono subito ed abbassarono lo sguardo, fingendo indifferenza.

«Li ho notati dalla vetrina del bar, non avrei dovuto lasciarti uscire da solo, scusami.»

«Perché hanno reagito così quando ti sei avvicinata?»

«La legge a volte è molto più corrotta dal crimine, Soldato.» spiegò lei con sguardo eloquente, facendogli cenno di andare a casa. Tra poco non avrebbe più dovuto preoccuparsi di nascondersi, mancava poco per giungere a casa di Iris, ma non lo sapeva che il peggio sarebbe arrivato proprio lì, perché più un luogo sembra sicuro, più soffriamo nel momento in cui questo viene intaccato. E lei non era pronta a quello che la aspettava lì.

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora