Aeroporto

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Stiles' pov
Mi sveglio.

Lei non c'è.

Non mi preoccupo più di tanto, probabilmente sì è svegliata prima per andare a scuola in tempo. A proposito, sono in ritardo, mi sono dimenticato della sveglia. Mi preparo in fretta e furia, salgo in macchina e arrivo a scuola.

Abbiamo la prima ora insieme, quindi ho la possibilità di controllarla. Entro nella classe di studi globali. Non c'è. Neanche qui. Perché non c'è?

Mi tornano in mente le sue parole di qualche giorno fa:
Di solito se combino un disastro scrivo una lettera e vado in aeroporto, prendo un volo qualsiasi e vado in una città a caso per un po' di giorni per far perdere le mie tracce e per decidere se tornare o no.

Non tornerà.

Esco dalla classe ignorando i richiami del Professore che mentre corro si fanno più lontani e mi fiondo nella mia Jeep. Stringo il volante tra i polpastrelli e metto in moto.

Sento il rumore di una portiera che si chiude, poi un'altra e subito dopo una terza. Scott, Lydia ed Allison mi hanno seguito. Non mi fanno domande, non ne hanno bisogno, sanno solo che avrò bisogno di aiuto e loro ci sono, e io gliene sono grato.

Senza che ne sappiano neanche il motivo, ci dirigiamo verso casa mia e appena arrivati inizio a cercare

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Senza che ne sappiano neanche il motivo, ci dirigiamo verso casa mia e appena arrivati inizio a cercare. Come previsto trovo una lettera sul ripiano della cucina, scritta con una penna nera, la preferita di Cecil, e con la sua calligrafia.

Leggo nella mia testa, non riuscirei a farlo ad alta voce.

Ciao Stiles. Mi dispiace. È tutto ciò che posso dire. Vi ho messi in un casino, me ne vado per non peggiorare la situazione. Se pensassi che sono un'egoista, che sono solo capace di scappare, che non mi importa di te avresti ragione. Avresti ragione tranne che per l'ultima. Stiles, io provo qualcosa per te. Non so ancora bene cosa, ma non ho intenzione di restare e soffrire perché non ti vedo, non ti parlo e non sento la tua voce. Quindi me ne vado; non potrei stare nella città in cui vive il mio primo amore sapendo che non posso essere ciò che vorresti tu. L'unico consiglio che posso dare a te e agli altri è proteggervi l'un l'altro e lottare, perché se non ucciderete i dottori del terrore, vi uccideranno loro. Non mi aspetto che mi perdoni, volevo solo dirti ciò che penso. Tutto qui. Mi spiace tantissimo.

Faccia da Fragola e Panna
(e Cioccolato Bianco)

Il foglio è in alcuni punti umido e l'inchiostro è un po' sbavato. Deve aver pianto.

Non ci credo, non posso crederci. Sono paralizzato, non riesco a muovere un muscolo finché la voce stridula di Lydia mi riporta alla realtà.

-STILES! Cosa vuol dire tutto questo?

Non posso più stare in silenzio: devo confessare tutto.
••••••••••••••••
Beh, la loro reazione è facile da immaginare. Non dicono una parola, sono sconvolti: da una parte non si aspettavano che Cecil fosse quello che è, ma dall'altra neanche che glielo avrei tenuto nascosto. Però non ho tempo per le ramanzine: Cecil tra poco sarà partita per non so dove.

Me ne vado, ma di nuovo Lydia mi chiama:
-Non le andrai davvero incontro, vero? Insomma... ci ha mentito, e doveva ucciderti. L'hai già perdonata?

Esito un attimo.

Ha ragione.

Ma non posso lasciarla andare. Non ora. Non così.

-Sì Lydia, perché primo, vi ho mentito anche io e, secondo, come vedi non mi ha ucciso. Ha rischiato di morire pur di darmi una minima possibilità di vita e se ne sta andando per non peggiorare la situazione. Cecil pensa che la considererò egoista, ma è l'esatto contrario. Io mi sono innamorato di Cecil, e certamente non la lascerò andare via.

Detto ciò salgo sulla Jeep e vado all'aeroporto. Supero tutti i limiti di velocità possibili e immaginabili, ma non mi importa; l'ho già fatto per lei.

Arrivo e la cerco ovunque, ma niente. Non può essere già partita. Non la trovo, non è da nessuna parte.

Mi siedo e mi porto la testa tra le mani, abbassando la testa. Ricaccio dentro una lacrima, alzo la testa, ormai senza speranza. Mi metto in piedi, di sfuggita vedo una chioma riccia.

È lei.

Le corro incontro. Mi osserva.
-Stiles cosa stai facendo qui? Torna a casa.
-Cosa ci faccio qui? Sono venuto a prenderti, non puoi andartene.

Le lacrime iniziano a rigarle il volto.

-Per favore, non rendermelo più difficile di quanto lo sia già. Me ne devo andare. Non posso continuare così, e neanche tu.

Tento di prenderle la mano, ma lei si scosta.

-Ti prego Cecil...
-Queste mani che tu vuoi prendere, Stiles, hanno ucciso molte persone e avrebbero dovuto uccidere anche te. Cosa ti assicura che non uccideranno ancora?
-Cecil tu hai fatto tutto perché eri costretta, io ho fiducia in te, e poi sono qui, vivo, e ti sto chiedendo di tornare a casa.
-Non voglio uccidere anche te...
-Non lo farai.

Le prendo le mani e le bacio sfiorandole appena, senza mai smettere di perdermi nei suoi occhi.

Lentamente ci avviciniamo l'un l'altra, le nostre labbra si sfiorano, i nostri nasi si toccano.

-CECIL!

La voce di Allison ci interrompe, Cecil si scansa velocemente e viene subito travolta dalla sua migliore amica.

L'ho convinta a restare, sono riuscito nel mio intento, ma comunque mi manca qualcosa: mi manca lei.

under the moonlightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora