Mappa

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Cecil's pov
Cecil si sta facendo prendere dal panico, ma non so neanche di cosa stia parlando.

-Sono qui, loro sono qui, sanno dove siamo...
-Cecil, di chi stai parlando?
-Lo sapevo, dovevo andare via...
-Cecil...?
-È tutta colpa mia, ho di nuovo fatto un casino.
-Cecil!
-È troppo tardi, non posso più salvare nessuno...

Mi alzo, la prendo per le spalle e premo le mie labbra sulle sue

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Mi alzo, la prendo per le spalle e premo le mie labbra sulle sue. La sento rilassarsi e mettere le mani sul mio collo, mentre io sposto le mie sulle sue guance, poi ci stacchiamo contemporaneamente.

Vedendola ancora un po' scossa le parlo con tono dolce:
-Bene. Ora che sei di nuovo tu, potresti spiegarci che succede?
-I dottori del terrore stanno arrivando e uccideranno me, te e qualsiasi essere vivente che si metterà tra loro e il loro obiettivo. E sanno come trovarmi, il che gli renderà tutto più semplice. Mi avevano avvisata, avevano detto che in caso avessi rifiutato di portare a termine la missione avrebbero fatto una strage, ma non gli ho dato ascolto. E ora sono qui, a Beacon Hills, e ci metteranno poche ore a capire dove siamo.

Scott interviene:
-Ok, combattiamo.
-No.
Dice Cecil con fermezza. Poi continua:
-Loro hanno un piano, l'unica cosa che possiamo fare è organizzarne uno anche noi e cercare di prendere tempo. NON possiamo combatterli. Non ancora, almeno.

Intervengo:
-Cecil tu cosa proponi?

Ci pensa un attimo rigirandosi un riccio tra le dita, cammina intorno alla stanza senza sosta, poi inizia a scrocchiassi le falangi, come ogni volta che è nervosa. Appena finisce di torturarsi le mani le si illumina il volto: ha un'idea.

-Datemi una cartina delle fogne di Beacon Hills.

Fortunatamente, essendo mio padre lo sceriffo, ho... uhm... PRESO IN PRESTITO una copia di ogni sua cartina della città.

Abbiamo ogni angolo mappato: ogni via, ogni casa, ogni uscita.

Cecil prende la mappa, la stende sul tavolo attorno al quale subito ci riuniamo tutti, la osserva un attimo e poi sorride.

Indica un punto

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Indica un punto. Capisco immediatamente cosa vuole fare: intrappolarli. Il punto da lei indicato è circondato da tre mura spesse e da un cancello di metallo molto resistente: sarà difficile per loro scappare.

Ma lei sta ancora pensando: evidentemente c'è un dettaglio di cui non siamo a conoscenza.

-Li intrappoleremo qui e dovremo elettrizzare il cancello. L'unico problema è che loro viaggiano attraverso delle frequenze precise e per far in modo che non riescano ad uscire dobbiamo riprodurle in tutta l'area che useremo per il piano. Quindi bisognerà coinvolgere più o meno questo spazio- disegna un cerchio immaginario sulla cartina con un dito-. Qualcuno ha domande?

Tutti alziamo la mano e ci fa segno di parlare.

-Come riproduciamo una frequenza?
Chiede Scott.

-Con un emettitore che posso costruire in 10 minuti, poi vi dirò cosa mi serve.

-In questo modo li sconfiggeremo?
Domanda Allison.

-Assolutamente no. Dovete tenere presente che comunque sono scienziati e troveranno il modo di manomettere sia ciò che elettrificherà il cancello, che l'emettitore. Però li rallenteremo per circa tre giorni, in modo da pensare ad un altro piano per sconfiggerli definitivamente.

-Come li porteremo lì dentro?
Chiede Lydia.

-Faremo da esche: li convinceremo che stiamo scappando e loro ci inseguiranno fino alle fogne. Poi alcuni di noi penseranno a chiudere il cancello dall'esterno e chi rimarrà dentro azionerà l'emettitore ed elettrizzerà il cancello.

È il mio turno:
-Sappiamo qual è la loro frequenza?

-Fortunatamente sì, l'ho memorizzata quando mi allenavano.

Beh, sembra che il branco abbia una nuova mente a farmi compagnia.

Ci guardiamo e annuiamo, anche perché non abbiamo la possibilità di fare altrimenti.

Rivolgo lo sguardo verso Cecil. La vedo determinata, sicura di sé, ma riesco a scorgere anche un po' preoccupazione. Per cosa? Per non riuscire?

E io? Non ho paura di morire, ho già rischiato la vita molte volte, è quasi diventata routine. Mi fido ciecamente di lei, so che il suo piano funzionerà.

Più che altro mi spaventa il fatto che possa succederle qualcosa.

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