Scelta

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Cecil's pov
Finita la doccia vado al piano di sotto, ma tutti gli altri se ne sono andati. Rimane solo Stiles in mezzo alla cucina, che mi guarda sorpreso mentre scendo le scale.

-Che è successo? Perché mi guardi così?
-Dove sono i tuoi pantaloni?
-Non avevo voglia di metterli. Comunque la tua maglietta mi arriva a metà coscia.

Alza le sopracciglia e mi guarda dall'alto verso il basso, soffermandosi sui piedi

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Alza le sopracciglia e mi guarda dall'alto verso il basso, soffermandosi sui piedi.
-Ti sei seriamente messa i miei calzini?
Annuisco sorridendo.

-Quindi fa abbastanza caldo per non metterti i pantaloni e stare a maniche corte, ma anche abbastanza freddo per metterti i miei calzini di lana?
-Esattamente.

Ride e si avvicina, premendo le sue labbra sulle mie e lasciandomi con un solo bacio casto. Ma io non ne ho abbastanza. Lo prendo per un braccio e lo tiro verso di me, quindi lo bacio come si deve.

Nonostante io abbia gli occhi chiusi sento il suo sguardo che brucia sulla mia pelle.

Gli metto entrambe le mani sul collo mentre lui mi stringe a sé dalla vita. Velocemente mi solleva e io gli cingo i fianchi con le gambe senza mai separare le nostre labbra.

Cammina verso il ripiano della cucina e mi appoggia, facendomi rabbrividire al contatto col marmo freddo.

Continuiamo a baciarci per alcuni minuti staccandoci solo per bisogno di ossigeno, finché Stiles non fa un minuscolo passo indietro.

-Cecil.
-Mh?
-Mi spiace dirtelo in questo momento, ma c'è una domanda che mi tormenta da qualche giorno.
-Certo, dimmi.

Vedendolo un po' preoccupato scendo dal ripiano e mi avvicino a lui per stampargli un bacio sulla fronte in punta di piedi.

-Perché i dottori del terrore hanno così tanto bisogno di te? Non fraintendermi, non dico che tu non sia abbastanza forte o cose del genere, ma mi chiedo solo perché non possano cercare un'altra kitsune.

Deglutisco. Guardo in basso. Ora cosa faccio? Dovevo considerare che è un ragazzo intelligente e che prima o poi ci sarebbe arrivato, ma non sono psicologicamente pronta per digli tutto, e lui non lo è per assimilare la verità.

Vedendomi un po' scossa lui si avvicina.
-Cecil...? C'è qualcosa che devi dirmi?

Accarezza il mio braccio con una mano mentre con l'altra spinge un po' il mio mento verso l'alto costringendomi a guardarlo. Non reggo il contatto visivo, quindi ritorno subito a fissare il pavimento.

Prendo fiato per dire qualcosa, ma nessun suono esce dalla mia bocca se non un gemito strozzato.

Poi prendo coraggio:
-C'è una cosa che ho omesso. Te l'avrei detto, prima o poi, ma dovevo trovare il momento giusto. E anche il modo giusto.

-Vai avanti

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-Vai avanti.
Nel suo tono di voce colgo una minuscola nota di delusione.

-Il fatto è che... io non sono una kitsune. Ma mi ci avvicino molto, per ora lo sono quasi completamente.

L'espressione di Stiles passa da sospettosa a... non saprei... Triste? Delusa? Per la prima volta non riesco a decifrare i suoi sguardi.

-Cosa sei?
-Una Scelta.

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