Capitolo 2

1K 53 3
                                        

Volevo correre lontano, scappare via da tutto quello che mi faceva soffrire, e invece, come al solito, andai a "consolarmi" da mio padre.
Suonai al campanello più volte, quando finalmente aprì una donna mai vista in vita mia, era vestita solo con un body, delle calze autoreggenti e dei tacchi altissimi, ho dedotto che fosse una puttana.
"Dov'è mio padre?" Chiesi guardandola.
"Tuo padre è impegnato con me." Rispose strafottente.
Finalmente arrivò mio padre che portava solo un paio di jeans.
"Papà!" Dissi sorpresa, stupita, schifata!
"Cosa vuoi?" Disse
"Volevo solo venire a trovarti visto che è da una vita che non ci si vede." Dissi giustificandomi.
"Beh ora non ho tempo!" Disse sbattendomi la porta in faccia.
Rimasi di sasso, ma da mio padre dovevo aspettarmelo. Non sapevo neanche più come mi sentivo.
Presi il cellulare e trovai una chiamata persa.
*Tom.
Lo richiamai. Rispose poco dopo.
"Dove cazzo sei?!" Disse imfuriato.
"Sono... Al parco." Non volevo dirgli di papà, non avrebbe capito dato che lui, insieme a Bill, lo avevano perfino denunciato senza motivo.
"Vengo a prenderti!" Disse
"No, voglio passeggiare, torno a casa a piedi."
"Non mi fido di te Cassie."
"Non mi importa!" Dissi
"Sono al parco, e tu non ci sei. Basta cazzate e dimmi dove sei!" Disse
"Sono davanti a casa di papà." Dissi con un colpo al cuore.
Tom riagganciò senza rispondere. Io mi sedetti in una panchina difronte casa di papà, e poco dopo vidi l'auto di Tom sfrecciare la traversa. Scese e mi prese per un braccio furioso.
"Sali in macchina idiota!" Disse furioso
Mi staccai. "Così mi fai male!" Urlai.
"Che cazzo ci sei venuta a fare qui?!"
"Non sono affari tuoi!" Dissi urlando.
"Dici? Beh si che lo sono."
Quando la situazione iniziò a degenerare Bill scese dalla macchina.
"Adesso basta, smettetela voi due. e tu Cassie sali in macchina!" Disse Bill indicandomi.
Feci come mi aveva ordinato, e non dicemmo una parola per tutto il viaggio.
Arrivammo a casa e scesi senza salutare nessuno. Bill abbassò il finestrino.
"Cassie!" disse
mi rigirai.
"Mi raccomando!" disse come ogni fratello che si rispetti, poi sfrecciarono via, lasciandomi sola, per strada, davanti casa, dove non volevo rientrare.

Entrai piano per non svegliare quella vipera di mia madre, ma i suoi versi mi fecero venire la nausea. si stava scopando il suo nuovo giocattolo quella troia.
schifata andai a vomitare. Stavo morendo dentro, e nessuno lo capiva, i miei occhi urlavano.
Non mi restava che mettere una bella maschera a questa mia inconsolabile tristezza, fingendo che non era altro che un momento che passa leggero tra le fibre del mio destino. Forse così sarei riuscita a rassegnarmi!
Una volta pensavo che la cosa peggiore che potesse succedere vita fosse quella di rimanere sola, ma non è così. La cosa peggiore è finire con persone che ti fanno sentire sola.
Nessuno notava la mia tristezza, nessuno notava le mie lacrime, ma tutti notavano i miei errori. Cosa avevo sbagliato?
Ma che ne sanno loro... Che ne sanno delle notti in cui mi sono svegliata all'improvviso con il cuore che batteva all'impazzata e volevo solo fermarlo ma non ci sono riuscita... Il buio faceva riemergere i miei ricordi e ogni pensiero è una lava che li trafigge tutti quanti. La mia stanza era diventata una discoteca muta dove ballare i lenti con i miei dolori nascosti che mi sussurravano all'orecchio tutti i loro migliori racconti... E poi pretendevano che li baciassi... Che ne sanno di come mi sento se non indossano prima questi miei momenti?

Live for themDove le storie prendono vita. Scoprilo ora