Capitolo 8

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-Bill's Pov-
Ho trattato male Cassie, e la cosa mi fa morire dentro, l'ho tratta male e lei non c'entrava niente.

* flashback *
Il cellulare squilla, rispondo.
"Pronto?" Dico
"Pronto Bill, sono David, avete delle interviste in alcuni paesi, tipo la Spagna! Dovrete partire tra due settimame."
"Cosa?! Ma abbiamo pochissimo tempo!" Dico.
"Lo so, mi hanno avvisato solo ora." Dice David.
"Okay, ci sentiamo." Dico per poi riagganciare.
Come lo dico ora a Cassie? Soffrirà parecchio, ricordo ancora l'ultima volta che ce ne siamo andati, lei era quasi entrata in anoressia. E poi non mi va di lasciarla con quella vipera di mia madre, e il suo compagno e.... Nostro padre. Se le metterà ancora le mano addosso chi ci sarà a proteggerla? Nessuno, lei è così vulnerabile, indifesa, piccola, talmente piccola che si stritola in un abbraccio. Non voglio lasciarla sola.
"Tom, dobbiamo partire tra due settimane, abbiamo delle interviste in diversi paesi." Gli dico
"E come facciamo con Cassie?" Dice
Tom è un duro, ma davanti a Cassie si scioglie come ghiaccio al sole. D'altronde, con quegli occhioni dolci come si fa ad essere cattivi?!
"Dovrà affrontarlo Tom!" Gli dico.
"Si, come l'ultima volta." Risponde.
Abbasso lo sguardo... Pensiamo esattamente le stesse cose, abbiamo le stesse paure.
"Chi la difenderà da papà?" Dice
Io non rispondo..
Sono le 14 e Cassie ė in ritardo. Le mandiamo messaggi su messaggi, chiamate su chiamate. Inizio a preoccuparmi. Solo un'ora dopo la sento rientrare, sono nervoso e teso.
* fine flashback *

La sento piangere dalla sua camera, il che mi manda il cuore in mille pezzi, non so che fare davvero, così mi prendo coraggio e vado a parlarle.

-Cassie's Pov-
Piango a dirotto, non so come Bill abbia potuto trattarmi così, improvvisamente sento Bill entrare.
"Cosa vuoi?" Chiedo tra i singhiozzi.
"Parlarti." Disse
"Non ho voglia di parlare con te." Dico
"Lo so, ma mi dispiace per come ti ho trattato, in fondo hai fatto solo un po di ritardo, ero nervoso perché... Perché dobbiamo andare in tour tra due settimane e non sapevo come dirtelo dato quello che è successo l'ultima volta." Disse tutto d'un fiato.
Nodi in gola arrivarono bloccandomi le parole, sarei rimasta sotto il "controllo" di mia madre e del suo compagno che neanche conoscevo. E sotto il delirio di mio padre da sola, senza di loro... Per chissà quanto tempo, volevo urlare, piangere, andarmene.
Mi alzai e corsi verso di lui, e iniziai a tirargli dei colpi sul petto, anche se, non gli facevo male dato la mia debolezza.
"PERCHÉ? PERCHÉ NON POSSO MAI ESSERE FELICE? PERCHÉ QUESTO LAVORO DI MERDA? PERCHÉ MI ABBANDONERETE, PERCHÉ?!" Urlavo in preda ad una crisi di nervi.
A quel punto entrò Tom, che mi prese i polsi bloccandoli e inginocchiandosi per arrivare alla mia altezza.
"Calmati Cassie, calmati!" Disse
"COME FACCIO A CALMARMI? SAPETE CON CHI MI LASCIATE SOLA?" Urlai.
"Si, ma sta calma, mancano due settimane e sistemeremo noi le cose con mamma e papà. Adesso per favore calmati." Disse abbracciandomi e accarezzando la mia schiena rigida e tesa, che piano piano so ammorbidì.
"Voglio che restate con me!" Dissi restando tra le braccia di Tom come se staccarsi fosse stata la cosa più difficile del mondo... Lo era, in quel momento.
A quel punto si inginocchiò anche Bill che iniziò ad accarezzarmi la testa.
"Lo so. Lo so piccola!" Esclama Bill.
"No, no non lo sai, non puoi sapere cosa si prova." Dissi staccandomi da Tom.
Improvvisamente la rabbia prese il sopravvento su di me...
"Uscite fuori! Voglio restare sola." Dissi.
"Ma Cas..." Bloccai Tom.
"Niente "ma", voglio restare sola." Dissi spingendoli fuori e chiudendo la porta a chiave.
Mi lasciai scivolare dietro la porta portandomi le ginocchia al petto, e lasciandomi andare in un pianto liberatorio.
Sembrava l'inizio di una qualche felicità. Poi si sa come vanno le cose: scivolano sempre, impercettibili, non c'è verso di fermarle, se ne vanno... Semplicemente se ne vanno..

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