Capitolo 5.

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Mi svegliai sperando di trovare il viso rassicurante di Bill, ma lui... Lui non c'era. Così mi svegliai di scatto, andai in bagno per darmi una sciacquata al viso per svegliarmi, e guardandomi allora specchio ricordai tutto ciò che era successo il giorno precedente. Oscillavo continuamente tra il 'devo farcela' e lo 'sto per crollare'.
Capita... Anzi, capitano quei giorni in cui tutto sembra troppo pesante da affrontare... Quei giorni in cui la testa è un manicomio di pensieri che come lame vanno a ferire lentamente il cuore... Giorni in cui piove dentro ogni singola emozione e cerchi di metterti al riparo ma non ce la fai... E resti immobile sperando che passi al più presto. Giorni in cui vorresti spegnerti per un po e invidi i robot perché loro hanno l'on e off.. E accendi la musica al massimo per non sentire il ticchettio assordante delle tue domande che ti violentano la mente ma poi, appena la spegni, a farti male è il silenzio assordante delle risposte... E intanto il tempo passa. Ma non cambia mai niente.

Scesi al piano di sotto dopo essermi lavata il viso, sperando di lavarlo dai ricordi che riaffioravano dai miei occhi, ma invece lavai solo le lacrime e il sangue secco.
Bill e Tom non c'erano, ma sul tavolo c'era la colazione con un mazzo di fiori ed una collanina con una cuore, ed un biglietto con scritto *buongiorno principessa, non ci saremo al tuo risveglio, un bacio.. Bill e Tom.*
Feci colazione, indossai la collana, era davvero bella, erano stati capaci di farmi sorridere, anche se solo per un attimo. Ripresi tutte le mie cose e andai alla fermata dell'autobus, che mi riportò a casa, dove non c'era nessuno. O quasi..
"Ciao!" Disse una voce maschile.
Mi rigirai, era Gordon, uno dei tanti uomini di mia madre.
"Che ci fai qui?" Dissi fredda!
"Ho passato la notte qui, tua madre è al lavoro, me ne andrò dopo pranzo."
Guardai l'ora, erano le 8.00, avrei dovuto sopportarlo parecchio, così decisi di andare a casa di Melody, sapevo che stava male, aveva l'influenza.
"Esci?" Chiese l'uomo.
"Si!" Risposi acida.
"Dove vai?" Chiese ancora.
"Non credo ti riguardi." Risposi.
"Beh dato che tra un po verrò a vivere da voi, credo che diventeranno anche fatti miei." Disse
Quelle parole mi fecero male, un colpo al cuore, non potevo farcela.
"Che hai fatto al viso?" Chiese
"Neanche questi sono affari tuoi." Risposi uscendo.

Suonai e Melody finalmente aprì.
"Cassie! Che diamine ti è successo alla faccia?!"
Entrai.
"È stato mio padre."
Iniziai a raccontarle tutto nei minimi particolari, di quello che aveva fatto mio padre, del fatto che Tom lo aveva picchiato, di Gordon che veniva a vivere da noi.
"Oh Cassie, mi dispiace!" Disse abbracciandomi.
Ricambiai.
"Lo supererai vedrai! Con il tempo." Disse
"Fa male Mel. Fa davvero male, non sopporto più la mia vita, voglio andare lontano da tutto e tutti!" Dissi in lacrime.
"Scappando non risolverai un bel niente Cas!"
Aveva ragione, ma la mia sopportazione era al limite.
"Beh ora vado, tu devi riposare Mel." Dissi dandole un bacio.

Mentre camminavo mi squillò il telefono.
Risposi senza vede chi fosse.
"Ciao principessa".
"Bill! Dove siete?" Dissi contenta.
"Girari" disse.
Mi girai e me li ritrovai dietro! Corsi ad abbracciarli.
"Dove sei stata?" Chiese Tom sospettoso.
"Da Melody, ha la febbre, così sono andata a trovarla."
"Ti va un gelato?" Disse Bill.
"Bill! Sono le 9 del mattino!" dissi ridendo!
"E allora?? Ci sono degli orari prestabiliti per mangiare il gelato?!" Disse sorridendo.
"No ma.. Non alle 9 del mattino!" Dissi
"Allora andiamo a prendere un succo di frutta!" Disse
"Ho voglia di caffè!" Dissi.
"Sei troppo piccola per il caffè!" Disse Tom.
"Aah ma andiamo, ho 16 anni, smettetela di trattarmi sempre come una bambina." Dissi dando una pacca sulla spalla a Tom.
"Beh per noi lo sarai sempre". Disse Bill.

Arrivammo al bar, e alla fine per non sentirli optai per il succo di frutta. Ma ero triste, ero pessima nel nasconderlo.
"Che succede Cas??" Disse Tom.
"Gordon viene a vivere da noi." Risposi tristemente.
"Dai, puoi sopportarlo." Disse Bill.
"No, non posso, davvero non posso." Risposi.
"Vuoi venire a stare da noi per un po?" Chiese Tom.
Mi si illuminò il viso.
"Davvero?" Risposi.
"Certo. Parleremo noi a mamma tranquilla!"
Ero felice. Ero strafelice, non potevo non amarli. Così mi alzai e li abbracciai entrambi. Erano la mia vita, la mia ancora di salvezza.
Potevo chiedere fratelli migliori?

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