"𝐷𝑒𝑢𝑠 𝘩𝑜𝑚𝑖𝑛𝑒𝑠 𝑜𝑑𝑖𝑡."
𝐷𝑖𝑜 𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖, non accoglie le loro anime al suo fianco, non li perdona dello sporco di cui sono macchiati, ma li condanna all'angolo dei peccatori.
Dio non ascolta le preghiere degli uomini...
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"Soffriamo di ricordi, osserva Freud, ricordi dimenticati, che non ci dimenticano." -AngelDeFrutos Salvador
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~Hey piccola Au, - la rivedo su quel picco, mentre le sono di fianco, con i capelli al vento, e vorrei tanto poterli scostare dal suo viso - non preoccuparti per me, sto bene.~ Il suo volto, segnato da un sorriso dolce, per un istante, mi fa dimenticare di tutto il dolore e l'ansia che provo. ~Ricordati sempre che tu sei...~ e ancor prima che la sua frase possa terminare, il suo volto sfuma, così come la sua presenza, ma soprattutto la mia speranza, proprio come quel giorno.
Mi sveglio, aprendo lentamente gli occhi, sentendo già il peso dell'angoscia schiacciare il mio sterno, e le lacrime che automaticamente si bloccano ancor prima di giungere agli occhi, fermate dalla diga situata nella mia gola, che opprime le mie vie respiratorie, accentuando il dolore e il soffocamento.
Sento le ossa piangere, sotto tutta questa pressione emotiva, aumentando la mia immobilità, rendendomi un ammasso di carne vivente, che respira impercettibilmente, troppo scossa, come se un movimento di troppo, potrebbe definitamente ridurmi in frantumi. Ed io non posso permettermelo. Non quando ho ancora una promessa da mantenere.
Volgo i miei occhi, che fino ad ora erano persi in un mondo parallelo di pensieri contorti, verso il braccio situato sotto la testa. Focalizzando il mio sguardo sulla parte interna del bicipite, sul quale, nel bel mezzo del groviglio d'inchiostro, vi sono quelle due semplici parole, tatuate indelebilmente sulla mia pelle, per ricordarmi ogni giorno che, malgrado fossi convinta di conoscere anche una minima parte sei suoi pensieri, in realtà ne sapevo meno di quanto ne potesse sapere uno sconosciuto, e questo mi ferisce.
Due parole, "You Are..." tu sei...
Chissà cosa ero davvero per lei. Non potrò mai saperlo per davvero, ed è questa la dimostrazione dell'assenza di certezze nella mia vita. Nessun appiglio sul quale potermi aggrappare senza esitazione qualora mi sentissi precipitare. Solo io.
Mentre osservo fuori dalla finestra il sole sorgere, di fianco a me la sveglia comincia a suonare all'impazzata, alla ricerca di attenzione. Come di consuetudine, lo zampettio di Ade e Bronte giunge presto alle mie orecchie, come le loro lingue sulla mia faccia, sul collo e sulle orecchie. Mugolo per il solletico e mi dimeno per farli smettere. ~Mhhh, ok, ok! Mi sto alzando. Pur di mangiare diventate fastidiosi.~ Alzo il busto, poggiandomi con i gomiti sul materasso e osservo la piccola gatta raggomitolata ai piedi del letto.
Chissà se le manca come manca a me.
Gli do' da mangiare e salgo di nuovo al piano di sopra per farmi una doccia e vestirmi. Oggi la giornata sarà pesante, dovrò andare a prendere Iris per andare nella nuova scuola insieme e al termine delle lezioni dovrò girare per la città alla ricerca di un lavoro da fare per mettere qualcosa in tasca.