Fifteen

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"Meglio lasciare impunito un colpevole che condannare un innocente

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"Meglio lasciare impunito un colpevole che condannare un innocente."
-Voltaire

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Parcheggio nel vialetto di casa, più stanca che mai, scendo dal pick-up e con molta lentezza chiudo lo sportello e mi dirigo dall'altro lato per prendere il borsone che, a causa dei miei muscoli indolenziti, sembra pesare chili in più.
Mi dirigo a passi lenti verso le scale di casa, quando una macchina con la musica ad un volume spropositato, si ferma sgommando proprio davanti la casa a fianco alla mia.
Non mi ci vuole molto per riconoscere la macchina di questo pomeriggio, con al suo interno i gemelli e Carter, che tra una risata e l'altra scende dalla macchina salutando i suoi amici.
La macchina parte sgommando nello stesso modo in cui si è fermata, lasciando solo una nuvoletta di terriccio e una scia di musica che, man mano che si allontana, va scemando.

Carter si gira, entrando nel giardino della nonna, camminando con un sorriso che scompare nel momento in cui mi nota sui gradini della veranda, rimanendo impalato con una faccia sorpresa.
Cerco di coprire la mia faccia martoriata nell'ombra, sperando di essere agevolata dal buio e dalla lontananza.
~Ancora sveglia?~ parla ad un tono normale, che posso tranquillamente udire grazie al silenzio inquietante che ci circonda.
~Stavo andando a dormire.- sentenzio, dandogli le spalle e salendo gli ultimi gradini, ma la tentazione di sapere, mi porta a parlare ancora prima che io possa fermare la mia lingua -Vi siete divertiti?~ mi fermo per guardarlo da sopra la spalla.
~Niente di che, speravo in qualcosa di meglio.~ si stringe nelle spalle, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni grigi che indossa.
Sorrido, di un sorriso di chi ci avrebbe messo la mano sul fuoco che avrebbe dato una risposta del genere, un sorriso amareggiato, per la constatazione che lui, è uguale a tutti gli altri.
~Se la ragazza che ti sei fatto stasera ti sentirebbe, ci rimarrebbe molto male. Non credi?~ mi godo la sua faccia sconvolta solo per qualche secondo, mentre emetto una risata nasale di scherno, poi ritorno sui miei passi.
Apro la porta di casa e prima che possa chiuderla parlo un'ultima volta al ragazzo che non si è mosso in un centimetro.
~Buonanotte, Carter.~ mi chiudo la porta alle spalle e mi dirigo al piano superiore per lavarmi.

Sotto al getto d'acqua, mi è inevitabile pensare che una parte di me, quella che in una minima parte sopportava la figura del ragazzo, forse, nel profondo sperava in qualcosa di diverso.
Ma alla fine anche lui si è mostrato per quel che è.
Un bugiardo.

∆~∆~∆~∆~∆~

Stamattina ero completamente indolenzita.
A causa dell'incontro di ieri, mi sono svegliata completamente dolorante, a partire dal costato e finendo con la faccia.
Appena sono arrivata a scuola mi è capitato, veramente per sbaglio, di guardare il mio riflesso sui vetri di una macchina, ed è stato proprio in quel momento che mi sono resa conto dello stato della mia faccia.
Spaventosa.
Così mi sono ritrovata a dover camminare per i corridoi con la testa bassa e un paio di occhiali da sole, mentre il cappuccio cercava, come di consuetudine, a fare il suo lavoro coprendomi alla bene e meglio, anche se in modo vano.

Sospiri dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora