"𝐷𝑒𝑢𝑠 𝘩𝑜𝑚𝑖𝑛𝑒𝑠 𝑜𝑑𝑖𝑡."
𝐷𝑖𝑜 𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖, non accoglie le loro anime al suo fianco, non li perdona dello sporco di cui sono macchiati, ma li condanna all'angolo dei peccatori.
Dio non ascolta le preghiere degli uomini...
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"Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo." -Virginia Woolf
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Osservo Ade e Bronte girare nel parco giochi che, suppongo, un tempo brulicava di bambini, i quali pensieri non andavano oltre al divertirsi e rendere felici mamma e papà. Pensieri idonei a un cervello i cui neuroni sprigionano innocenza da ogni poro, come giusto che sia.
Chissà come dev'essere non crescere nell'ansia e nell'angoscia soffocante di problemi di cui un bambino non dovrebbe nemmeno conoscerne l'esistenza.
Ritorno con la mente sulla Terra ed osservo il parco, per quel che ne è rimasto. Oramai questo luogo, forse nemmeno al tempo ricordato da Dio, ora pare che vi sia passata la mano del Diavolo. Lo scivolo dalla vernice a tratti mangiata dal tempo, il piccolo recinto di sabbia nel quale un tempo i bambini si divertivano a farne castelli che poi avrebbero distrutto, ora dimostra solo il passaggio della droga, tra siringhe, residui di canne e sigarette, e chissà cos'altro. Le altalene le cui sedute ormai rotte e mancanti, sono formate solo da catene ciondolanti e mosse dagli sbuffi di vento, e la piccola casetta a castello è divenuta una tela per gli artisti di strada o un posto più appartato per le scopate.
Ora non vi sono più i bambini a giocare tra le folate di vento, ma solo le foglie essiccate degli alberi circostanti.
Guardo l'ora sul cellulare e constato che è fottutamente tardi e se non mi muovo ritarderò il primo giorno di lavoro. ~Cazzo.~ ringhio a denti stretti, per poi richiamare l'attenzione dei miei cani con un fischio e salire velocemente sul pick-up.
Accosto velocemente sul marciapiede e cammino a passo svelto verso il viale ristretto fino all'ingresso. Mi fermo solo per legare al guinzaglio i cani, le persone sono molto impressionabili, soprattutto se si ritrovano davanti due dobermann adulti dall'aria non molto amichevole.
Non appena apro le porte del locale la puzza e l'afa caratteristica mi travolge ancora prima che possa mettervi piede dentro. È fottutamente insopportabile, e se penso che all'interno vi è solo la metà della gente che ci sarà tra meno di due ore mi cadono le ginocchia. Con una faccia che traspare tutto il mio disgusto mi avvicino allo sportello del bancone e subito lo apro per far entrare i due, che come se fossero a casa loro, zampettano e si posizionano come se nulla fosse sotto al bancone.
Mi guardo intorno alla ricerca di Jack, nel mentre che mi alzo le maniche della felpa per il troppo caldo, lasciando intravedere solo l'avambraccio destro e mantenendo nascosto il sinistro dalla fasciatura che oramai mi caratterizza, ci sono parti del mio corpo che preferisco tenere nascoste non solo agli occhi delle persone ma anche ai miei, per non guardare in faccia ad un evidente realtà che tengo nascosta nel profondo di me stessa.
Nel mentre, dalla fine del locale vedo il vecchio venire verso la mia direzione con il vassoio tra le mani, l'affanno per colpa della vecchiaia e un'imprecazione sempre pronta per i clienti sgarbati e fastidiosi. Non appena mi vede, tra la folta barba dalle ciocche bianche compare un sorriso di sollievo. ~Alla buon'ora demonio, pensavo non venissi più - sentenzia, aggrappandosi alla mensola per riprendersi dal fiatone accentuato a causa dei polmoni bruciati dai sigari - Oh! Ma guarda chi c'è, ma come siete diventati grandi.~ comincia a parlare con una voce, che suppongo dovesse venire smielata, ma che fuoriesce più inquietante del previsto, rendendolo a tratti divertente.