"Ogni uomo è solo e tutti se ne fregano di tutti, e i nostri dolori sono un'isola deserta."
-Albert Cohen►◄
La prima cosa che ho fatto è stata prendere il pacchetto di sigarette e uscire in giardino.
Sono seduta al centro del prato verde, sul retro della casa, mentre mi alterno tra tirare, quasi in modo convulsivo, i fili d'erba ai lati delle mie gambe e accarezzare Ade e Bronte che riposano tranquilli vicino a me, mentre mi fumo l'ennesima sigaretta per cercare di alleviare la tensione che provo.
Non appena si consuma anche questa, la spengo nel posacenere, che mi sono portata dietro da casa, e prendo di nuovo il pacchetto per accendermi quella che credo sia la quinta sigaretta.
~Fa male fumare così tanto.~ una voce bassa mi giunge dalla mia destra.
Non posso fare a meno di sobbalzare e far cadere la sigaretta tra le mie gambe, mentre i cani prendono a ringhiare verso la direzione della sua voce.
Mi porto la mano all'altezza del cuore stringendo il tessuto della felpa, sentendolo battere come un folle, e subito mi giro per cercarlo nel buio, mentre con delle carezze provo a farli calmare.~Fa male anche morire d'infarto.~ parlo a denti stretti, innervosita a causa della sua interruzione in questo momento di pace che mi ero creata.
~E poi non penso che tu mi possa dire quello che mi fa male o no.~ parlo alludendo alla droga che lui e i suoi amici hanno comprato proprio da me.
Restiamo in silenzio, guardandoci l'un l'altro, lui appoggiato con entrambe le braccia al recinto che divide le nostre case, con il mento poggiato sulle mani e i suoi occhi, che durante la notte, diventano completamente neri, fondendosi con la pupilla, io, invece, me ne sto semplicemente seduta sul prato, con la schiena ricurva e con il pacchetto di sigarette che giro e rigiro tra le dita.~Continuerai a rinfacciarmelo?~ spezza il silenzio ma non il contatto visivo.
Effettivamente, non ha senso continuare a farlo, c'è anche la probabilità che non ne abbia fatto uso, e poi, proprio io, che diritto ho di giudicarlo?
~No.~ bisbiglio, mentre torno ad accarezzare i cani che si sono calmati, ma non smettono di guardarlo.
~Come si chiamano?~ con un cenno del mento li indica.
~Ade quello con il collare nero e Bronte quello rosso.~ spiego, stranita dalla sua improvvisa voglia di parlarmi e farmi domande, che mi riesce a condizionare anche me, facendomi venire l'impellente voglia di parlargli, come per colpare tutte quelle volte in cui ci siamo limitati solo a guardati.
~Non riesci a dormire?~
~Potrei farti la stessa domanda.~ tira l'angolo delle labbra, formando un sorrisino.
~Ma sarebbe da maleducati rispondere ad una domanda con un'altra domanda.~ alle mie parole giunge solo una sua leggera risata.
~Mi piace l'aria fredda che c'è la sera. Tu, Ruby?~
~Non avevo sonno...puoi anche evitare di dire il mio nome, è snervante.~
Che bugiarda che sono.
Mi piaceva il modo in cui le sue labbra soffiassero il mio nome, sembrava così bello e reale pronunciato da lui.
Ma proprio per questo motivo doveva smetterla.
~E come vuoi che ti chiami? Cappuccetto rosso ti piace di più?~
~Haha, quanto sei simpatico?~
~Sicuramento molto più di te, miss nonmifacciounarisata.- si diverte a prendermi in giro -Allora cappuccetto, mi dici il reale motivo per il quale non sei nel tuo letto a dormire?~
Come di mia consuetudine, non rispondo, smettendolo anche di guardare.
~Va via Carter, si è fatto tardi.~ sono le ultime parole che dico prima di stendermi con la schiena sul prato e guardare le stelle.
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Sospiri dell'Anima
ChickLit"𝐷𝑒𝑢𝑠 𝘩𝑜𝑚𝑖𝑛𝑒𝑠 𝑜𝑑𝑖𝑡." 𝐷𝑖𝑜 𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖, non accoglie le loro anime al suo fianco, non li perdona dello sporco di cui sono macchiati, ma li condanna all'angolo dei peccatori. Dio non ascolta le preghiere degli uomini...