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"Le emozioni inespresse non moriranno mai

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"Le emozioni inespresse non moriranno mai.
Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore."
-Sigmund Freud

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OGGI.

È da quasi tre ore che sono in viaggio sul mio pick-up, Iris ha preferito andare nella macchina di Ewa per comodità.
Tamburello nervosamente le mie dita macchiate d'inchiostro sul volante, per ricoprire il russare continuo dei miei cani, comodamente stesi sui sedili posteriori, e le fusa della gattina, anch'essa dormiente, sul sedile di fianco al mio.

Fantastico, no? Ottima compagnia.

Fortuna che questa noia viene interrotta dalle comparse delle prime case ai lati della strada, segnalandomi, così, il mio imminente arrivo, a quella che era, la casa dei nonni.

Percorro la lunga via di San Francisco e dopo una decina di minuti, giungo di fronte alla mia nuova dimora.

Sono passati anni, eppure non sembra cambiata per niente;
il vialetto di sassolini scuri che portano proprio di fronte al porticato, i cespugli a definirne il contorno e quegli immancabili fiori, che la nonna Grace amava piantare, ormai appassiti e coperti dall'edera e dal resto delle erbacce troppo cresciute.
Il tetto spiovente, dalle tegole nere, a ricoprire le mura della casa, di un grigio opaco, che definiscono i contorni di questa casa a due piani, ma pur sempre di media grandezza, ed infine, ma non meno importante, la finestrella ad oblò, situata in cima, proprio nella metà del tetto,
la mia vecchia cameretta.
Ma proprio nel mentre della mia contemplazione, sento il telefono incominciare a suonare, riportandomi con la mente alla realtà.
Osservo lo schermo lampeggiante, l'immagine di Iris con il suo sorriso delicato, compare, motivandomi a rispondere rapidamente.

~Dimmi.~ la voce mi fuoriesce più brusca del previsto.
~Cavolo sorellona, il carcere ti ha resa proprio antipatica.~ ridacchia della sua stessa ilarità, mentre sbuffo, già stanca della chiama -Comunque, la mamma mi ha detto di ricordarti che oggi hai la seduta dallo psicologo, dice che ci devi andare.~

Lo strizza cervelli, cazzo.

~Dici ad Ewa che non ho bisogno di lei per ricordarmi le cose, ho un cervello dalle capacità pensanti.~ la mia voce tradisce il mio nervosismo più del necessario
~Non ti arrabbiare, pensava di fare qualcosa di carino.~
~È troppo tardi per i gesti carini, devo andare o farò tardi.~
~Va bene...ti voglio bene Rudy, ciao.~
Ed ecco che con quel semplice "ti voglio bene" è stato capace di calmarmi, con lei è sempre così, la mia apatia ed il mio essere scostante, non hanno effetto.

Sospiro, già stanca di questa situazione, e mi avvio agli sportelli anteriori per far uscire i cani e prendere alcuni scatoloni da riporre in casa.
Non appena apro il portone, Ade e Bronte corrono sul retro della casetta, incominciando ad esplorare la loro nuova casa, e Pantera scende elegantemente dal finestrino aperto dei sedili anteriori, dimenando la sua coda folta fino al porticato, con la sua solita eleganza.
Raccolgo i primi scatoloni, e una volta aperto il portone principale, mi dirigo in cucina, per riporli sul ripiano di marmo, per poi fare lo stesso con i restanti.

Sospiri dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora