Capitolo 16

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"Ti comunico che oggi ho meno di un'ora", sorrido a Manuel mentre entriamo nell'attico.

La luce di mezzogiorno che entra dalle vetrate quasi mi acceca, mi piace tantissimo questo appartamento, poso la borsa sul tavolo, esattamente come il giorno prima, sento la presenza dell'uomo dietro di me.

"Mi hai sorpreso, lo sai? E io raramente lascio che lo facciano", la sua voce roca mi mette sull'attenti, è estremamente dura.

"Mi fa piacere", mi giro verso di lui.

I suoi occhi castani mi osservano dal basso verso l'alto, mi sento scrupolosamente studiata, mi sento sotto inquisizione.

"Non mi aspettavo il tuo messaggio stamattina. Perché sei qui?".

La sua solita domanda ma oggi non voglio apparire la ragazzina indecisa che pensa io sia.

"Lo sai".

Mi siedo sul divano grigio, incrocio le gambe lasciando che sbirci sotto la gonna nera di velluto che indosso.

"Tu vuoi che io ti prenda e che ti faccia male", è malizioso e perverso, "Pensi di meritarti di essere trattata meglio ogni volta che ti allontani da me ma poi puntualmente torni da me e lasci che ti tratti male".

La sua analisi attenta mi lascia basita, come fa a sapere cosa c'è dentro di me? Mi chiedo se i master siano tutti così, in realtà mi piacerebbe sapere come si comporti con la sua schiava.

"Maria non ho tutto il giorno, dimmi cosa vuoi". Si siede di fronte a me.

"Cosa vuoi che ti dica?".

"Non fingere di essere così stupida, credo che tu sia molto più intelligente", il suo è quasi un rimprovero. In un certo senso mi ricorda le parole di Rafa all'inizio della nostra relazione.

"Non sono stupida".

"Infatti". Si accende una sigaretta.

Okay, adesso basta. Ha ragione lui, quando gli volto le spalle mi rimprovero sempre di averlo visto, come quella volta a Barcellona e ieri. Io non merito di essere trattata come un'idiota da un tale egoista.

Mi alzo dal divano:

"Sai una cosa Manuel? Me ne vado. Addio".

L'uomo mi segue.

"Hai parlato con Rafa, vero? Certo che è così", aspira il fumo della sigaretta.

Io mi fermo sul ciglio della porta, senza dire una sola parola.

"E tu adesso non sai se sia un desiderio suo o se viene da te e sei qui per capirlo".

Resto ferma di spalle, vorrei facessi qualsiasi cosa ma che smettesse di parlare. In un attimo le mie preghiere vengono esaudite; l'uomo mi tira a sé, violentemente mi posiziona con la pancia sul tavolo, alza la gonna e abbassa collant e slip. Sputa sulle sue dita e in un'unica mossa si accomoda ancora una volta dolorosamente dentro di me. Nella stessa posizione di sottomissione del giorno prima. Esattamente nel modo in cui ho odiato che lo facesse l'ultima volta.

Chiudo gli occhi mentre la sua mano, le cui dita si intrecciano alla sigaretta, tengono le mie mani di fronte al mio viso.

Ancora una volta affonda la sua carne in me, mi sottomette in questo modo e a me piace fottutamente tanto.

Non riesco più a pensare, mi godo questa violenza sessuale consensuale che mi viene riservata

Esplode fra le mie natiche, quando esce, spegne la sigaretta dentro al posacenere che c'è sul tavolo.

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