Capitolo 23

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Ogni cellula del mio corpo si comprime e si rilassa, ogni muscolo è armonioso, questo momento si intensifica poi perde vivacità per pochi secondi poi, eccolo, di nuovo l'intenso piacere che mi trascina in un'estasi di puro godimento. Tutto il mio corpo è in allerta, le mie cosce mi sostengono durante tutto il movimento, lo accolgo in me, ogni volta ho come l'impressione che voglia andare più in profondità, che voglia penetrarmi fino all'anima.

Delle scosse di piacere prendono forma, come delle onde, la mia pelle oscilla, internamente i miei organi sono un tutt'uno e io sono spirito e carne, fiamme ed acqua e il piacere mi inebria, mi ubriaca. Non riesco a fermarmi, non voglio smettere, voglio che questo momento continui all'infinito. Quell'attimo in cui senti ogni parte di te armonizzarsi per un unico scopo: l'orgasmo.

Gemiti di lussuria, intensa, profonda, escono involontariamente dalla mia bocca, mi ancora ai suoi pettorali, come se volessi ancorare la mia mente a questo mondo per non evitare che vada troppo in alto affinché non mi abbandoni. E poi ancora, ancora, ancora, ripeto in maniera più intensa quest'ultimo movimento, voglio imprimermelo bene nella mente quest'attimo in cui ogni cosa è perfetta così com'è.

Sono stanca, le mie gambe cedono, il movimento si fa più lento fin quando non mi fermo.

Apro gli occhi, anche Manuel sta tornando indietro nel mondo reale, ansimo e gli sorrido, lo accarezzo punzecchiandomi i polpastrelli con la sua barbetta.

Restiamo in silenzio, fermi a guardarci, è ancora dentro di me e voglio che ci rimanga fin quando gli vada, siamo fatti per stare uniti in questo modo, perché la nostra vita non può limitarsi a questo? Perché non possiamo essere corpi che vibrano e si fondono in uno e basta?

Sento la porta d'ingresso aprirsi, i passi di Rafa si avvicinando a noi:

"Ciao", ci saluta distrattamente.

Non ci guarda nemmeno, sono ancora seduta sopra di lui con le gambe aperte ad accoglierlo.

"Ciao", ricambiamo il saluto.

"Non avete preparato niente?", ci chiede senza fissarci, "Sono affamato", fa una pausa, "Troppo impegnati a scopare?". Sembra arrabbiato ma ridacchia innervosito.

A malincuore sono costretta a separarmi dal cazzo di Manuel:

"Scusa...", lo raggiungo cercando di trattenerlo, "Va tutto bene?".

Vedo il suo sguardo incupirsi, i suoi occhi smeraldo sono tristi, non riesco a leggerlo dentro, non so di cosa si tratti.

"Ho avuto una giornata pesante. Scusatemi. Vado a farmi una doccia".

Ci lascia da soli quasi correndo via, sono preoccupata, fisso Manuel chiedendogli con lo sguardo spiegazioni ma neanche lui sa nulla.

"Forse dovremmo andare da lui", raccolgo il mio vestito blu che uso per stare a casa.

"Va tu, io ti raggiungo", mi fa cenno fissandosi il cazzo.

Salgo le scale ed entro in camera da letto, sento l'acqua della doccia, lo raggiungo.

Il suo corpo perfetto bagnato mi blocca per un istante, lo ammiro in tutto il suo splendore.

Lo attendo seduta sullo sgabello

"Stai bene?", mi decido poi a digli quando finalmente esce dalla doccia con un asciugamano che gli circonda la vita.

"È stata una giornata stressante", lo vedo confuso, come se fosse a disagio, "Possiamo restare soli?".

"Certo, stiamo qui".

"No, intendevo stasera".

Lo sguardo sbigottita:

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