Obsession

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Kang Yeosang × Park Seonghwa

La mia piccola stanza sembrava sempre piú ristretta. Una sensazione di claustrofobia mi opprimeva sempre piú.
Eppure non volevo lasciare quel buio pesto. Non volevo allontanarmi da quel morbido letto, nel quale avevo passato i miei ultimi cinque giorni tra pianti e risate isteriche, dovute piú che altro alla mancanza di sonno ed ai miei sbalzi d'umore preoccupanti.
Non stavo bene né fisicamente né psicologicamente.
Ero ormai cosciente che la mia mente non era piú lucida, che il lume della ragione mi stava abbandonando poco a poco. Ero entrato in quel posto per un motivo e ci stavo rimanendo per un altro. Un ospedale.
L'odore di disinfettante e detersivo era sempre presente nelle mie narici, ed un mal di testa mi perseguitava da infinite ore.
Gli occhi bruciavano, ma non volevano chiudersi. Le ferite si stavano lentamente rimarginano. Tutte tranne una. Quella non si sarebbe rimarginata, ne ero certo. Piú che una ferita quello era un buco, come se una pallottola mi avesse perforato il cuore.
Mi sentivo vuoto, cosí confuso e disperso.
Non sapevo se aver paura. Se sentirmi arrabbiato per una qualsiasi ragione.
Non ero piú padrone delle mie emozioni.

Osservai ancora a lungo quel vuoto oscuro. Neanche la Luna riusciva a penetrare le spesse tende di stoffa che coprivano l'unica finestra presente nella stanza. L'unico particolare che mi metteva in contatto con la realtà.
Se non fosse stato per quel vetro probabilmente non mi sarebbe rimasto altro se non il nulla.
La mia mente era vuota, nessun ricordo a cui aggrapparmi. Amnesia.
Sapevo soltanto di un incidente accaduto quasi una settimana addietro.
Non sapevo nemmeno chi ero.
Il mio nome lo conoscevo, ma non é un nome a fare una persona.
Mi mancavano punti salienti della mia storia, compresa la causa del mio incidente.
La mia vita era un'incognita. Una sequenza infinita di domande ed ipotesi che non potevano essere confermate.
Nessuno che fosse mio parente o mio amico si era mai presentato.
Nessuno.

Il vortice di domande che incombeva nella mia malata mente si allontanó quando un suono per nulla simile al canto di una cicala mi colse alla sprovvista.
Proveniva dalla finestra.
Lo ignorai, tornando al mio stato di profondo silenzio e meditazione.
Ancora quel suono.
Il mio sguardo si puntó nuovamente verso le tendine bianche che nascondevano quella grande finestra.
Avrei dovuto controllare?
La mia mente rispose in modo negativo.
La disciplina dell'ignorare era diventato il mio stile di vita.
Per la terza volta il mio flusso di pensieri fu interrotto. Seccatura. Ecco ció che provai. Una nuova pulsione mi ordinó di alzarmi dal letto che oramai aveva preso le mie forme.
Scostai quelle tendine chiare ma che al buio non avevano colore ed una nuova luce quasi mi accecó.
Strizzai gli occhi, sentendoli bruciare ancora di piú.
Quasi temevo di guardarmi ad uno specchio, non volevo vedere le mie condizioni letteralmente pietose e deplorevoli.
Ruotai la manopola in metallo, aprendo definitivamente la finestra.
Avevo intenzione di scoprire la natura di quel suono irritante e fastidioso.
I miei occhi vagarono a lungo, alla ricerca di una possibile figura in quella penombra inquietante.
Molti alberi circondavano quella struttura, e chiunque avrebbe potuto celarsi all'ombra di essi. Chiunque avrebbe potuto aspettare nel buio totale prima di attaccare, proprio come un predatore.
Nonostante le nuove paranoie prodotte dalla mente poco lucida rimasi lí, appoggiato a quel piccolo davanzale alla ricerca di qualcuno.

Finalmente i miei occhi percepirono uno spostamento.
Un figura scura e slanciata camminava nella mia direzione. Il suo volto avvolto ancora dalle tenebre mi incuté timore, e la sua camminata troppo lenta e sciolta mi innervosí.
Cosa stava per accadere?
Finalmente la Luna ebbe la grazia di illuminare quel viso pallido e dagli zigomi alti.
I suoi occhi puntati fin da subito nei miei mi trasmisero brividi incontrollabili, e dei flashback mi attraversarono la mente.

Un incontro.

Un amore.

Un litigio.

Dolore.

Lacrime.

Un incidente.

Tutto quello che riuscii a ben distinguere in quella sequenza confusa di immagini e suoni fu quello.
Quelle iridi scure ebbero tutto a un tratto un'aria familiare.
Un nome fuodiuscí involontariamente dalle mie labbra, come un sussurro.
«Seonghwa.»
In qualche modo riuscí ad udire la mia voce, ed un sorriso nuovo ma conosciuto dipinse le sue labbra carnose e che non ero mai riuscito a baciare.
In quel momento ricordai quanto avrei voluto posare le mie labbra sulle sue.
Un vortice irruento di emozioni mi pervase, ed il mio corpo rispose semplicemente con un sorriso.
La sua figura si avvicinó ancora di piú alla finestra dal quale mi ero sporto.
Ero al piano terra, mi sarebbe bastato scavalcare.
«Yeosang, io-»
Non mi importó nulla del possibile discorso che aveva preparato per tutta la giornata.
La mia mente aveva bisogno di provare quel piacere che solo un bacio sapeva donare. Il mio corpo necessitava del contatto che era in grado di confortare chiunque.
Velocemente mi abbassai alla sua altezza, aggrappandomi al piccolo davanzale. Lo baciai. Lo baciai con tutta quella confusione che ancora mi pervadeva. Assaporai finalmente il dolce gusto che caratterizzava le sue belle labbra.
Brividi incontrollabili mi percorsero il corpo asciutto e mingherlino, ma a provocarli non fu una folata di vento, bensí quel lussurioso contatto che ogni secondo diventava sempre piú appagante.
Il fiato era corto, ma non volevo privarmi di quei secondi interminabili e paradisiaci.
Avevo nuovamente compreso il termine "vita". La mia mente era stata ripulita, ogni demone formatosi dentro di me scomparve.
Ogni dubbio, incertezza, tutto si smaterializzó con un suo solo sguardo.
Uno sguardo di cui avevo bisogno piú di qualsiasi altra cosa.
Nessuna medicina mi aveva curato, quello perchè non ero ammalato.
Ero innamorato follemente di una persona. Talmente tanto innamorato che al solo dimenticarlo la mia mente perse la sua lucidità. Talmente innamorato da sviluppare un'ossessione per quel ragazzo.
Talmente innamorato che nemmeno mi rendevo conto di ciò che stavo facendo.

Ero uscito da forse non molto tempo dall'ospedale. La vita aveva ricominciato a sorridermi. Ma per poco tempo fu cosí.
Ebbi sempre la sensazione di essere messo in secondo piano. Non ero piú sul grande piedistallo che ammirava innamorato Seonghwa.
Pareva distante nei miei confronti, o almeno io lo vedevo in quel modo.
Divenni possessivo. Gli impedii di uscire di casa senza di me. Presi a seguirlo ovunque, mentre i miei occhi viaggiavano da una parte all'altra delle larghe e grigie strade di Seoul.
Divenni paranoico. Feci un periodo a pensare di essere spiato. Un lasso di tempo lo passai senza mangiare e dormire, pensando che qualcuno volesse uccidermi. Seonghwa distante ai miei occhi, come sempre.
Mi sentivo nuovamente solo e spaesato.
Ricordo il suono delle notifiche provenire dal suo cellulare. Ricordo un messaggio da parte di un certo Hongjoong. La rabbia mi accecó inevitabilmente. Non ricordo il contenuto di quel messaggio, ma ancora é vivida nella mia mente l'immagine del suo corpo steso a terra in una pozza di sangue. Lo avevo accoltellato. Avevo ucciso Seonghwa. L'unico ragazzo che mi avesse realmente amato. L'unica persona che era venuta a trovarmi in ospedale. Il mio tutto in quel momento non c'era piú. Il cadavere pallido, gli arti prividi vita, gli occhi sbarrati. Le sue pupille ancora mi fissavano interrogative.
Tenevo ancora stretto il coltello nella mano destra, la lama gocciolante di sangue rosso e denso.
Osservai quell'oggetto d'un tratto affascinante. La vista mi si offuscó di lacrime. Lo avevo ucciso.
Ció che accadde dopo non lo ricordo piú. Forse ho cercato di porre fine anche alla mia di vita, forse ho fatto a pezzi quel suo meraviglioso corpo.
In questo momento mi trovo in un letto bianco. Le pareti del medesimo colore. Un uomo in camice chiaro mi fa visita ogni giorno. Sono perennemente attaccato a delle macchine e delle pastiglie mi vengono imposte ogni mattina. Ancora non capisco cosa sia questo posto, ma so soltanto che nessuno mi verrà piú a trovare a parte l'uomo col camice ed i giovani in uniforme azzurra.

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𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora