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Hwang Hyunjin × Lee Felix
Le luci si erano fatte suffuse, ed il pubblico trattenne il fiato, io compreso.
Sapevo cosa stava per accadere, e ne ero entusiasta.
Il trapezio fu calato, e dal nulla comparve lui.
Si buttó a capofitto nel vuoto, sicuro di ció che avrebbe fatto. Afferró l'attrezzo e con maestria cominció a volteggiare per l'alto tendone rosso e giallo.
Le tribune erano gremite di persone, tutte affascinante dall'eleganza dei passaggi del trapezista dai capelli azzurri. Anche se lontano metri e metri, fui in grado di notare il piccolo cerotto poggiato sull'attaccatura del naso.
Ero certo non fosse un oggetto di scena, ma bensí una copertura per una qualche caduta accaduta in precedenza.
I muscoli delle sue braccia si tendevano e contraevano in modo spettacolare, mente il suo fisico slanciato e perfetto si faceva trasportare dalla sua esperienza.
Pareva un angelo, mentre il nulla lo avvolgeva. Impavido dinanzi quell'ignoto ingordo. Non esitava mai nel mollare il trapezio e nel lasciarsi trasportare nel vuoto illuminato soffusamente.
Era una vera delizia per gli occhi osservare il suo numero. Ogni won che pagavo da un mese a quella parte per il biglietto dello spettacolo ero certo fosse piú che ben speso.
Mi recavo in quel tendone ogni fine settimana, in attesa inquieta del suo arrivo, dei suoi volteggi maestri.
Amavo osservarlo, mentre le sue mani e polsi fasciati si aggrappavo graziosamente e delicatamente alla sbarra metallica dell'attrezzo aereo.
Pareva volare, un fantasma, un'ombra per l'impressionante velocità delle sue rotazioni. I suoi capelli seguivano la direzione del vento e spesso parevano ostacolargli la vista.
Era perfetto in ogni salto e passaggio. Era un trapezista magico, un essere aggraziato e perfetto, un tutt'uno con il trapezio al quale si aggrappava sempre aggrazziatamente.Il numero terminó troppo presto, e fu il frastuono degli applausi a farmi risvegliare dalla mia contemplazione lusinghiera di giovane ammiratore.
Il ragazzo dai capelli tinti poggió i piedi scalzi a terra, facendo un profondo inchino, mentre un luminoso sorriso gli dipingeva quella tela costellata di preziose lentiggini a malapena visibili.
Gli occhi ridotti a semplici e tenere fessure, le guance tinte di rosso, il petto in continuo movimento nella ricerca di un respiro e battito cardiaco piú adeguato.
«Signori e signore, Lee Felix!»
Il proprietario di quel circo vecchio stile fece esultare ancora piú forte il pubblico che entusiasta acclamava il trapezista leggermente imbarazzato.
Battei le mani, tenendo gli occhi puntati sulla figura proporzionata fin da apparire divina.
I nostri sguardi si incrociarono per pochi secondi, e quando ció accadde il suo capo fece un leggero inchino in segno di ringraziamento. Il mio cuore batté forte nel petto tanto da sovraccaricare il flusso di sangue al mio povero cervello.
Era davvero bellissimo.
Il suo era l'ultimo numero, perció fummo tutti noi del pubblico costretti a sgombrare dalle tribune.La settimana dopo ero in coda per acquistare il biglietto d'ingresso al tendone del circo. Quel luogo che pareva essere uscito da decine e decine di anni addietro, e non da una mente del 2021.
Un movimento attiró la mia attenzione, ed in seguito una voce non familiare che attiró ugualmente la mia curiosità su di essa.
Il ragazzo dai capelli azzurri. Aveva gli occhi piú stanchi rispetto la settimana prima, ma non fu quello ad infastidirmi, bensí il ragazzo che lo seguiva a passo pesante. Sembrava furioso, mentre che l'acrobata gli urlava contro esasperato. Mi feci da parte, seguendo le due figure. Mi mossi senza pensare, ma scollegai completamente la mia mente dal mio corpo quando vidi lo sconosciuto colpire ripetutamente l'azzurro a pugni serrati.
Corsi. Corsi piú veloce che potei prima che un ennesimo attacco fisico venisse rivolto a quella figura all'apparenza tanto esile. Mi piazzai davanti il ragazzo dai capelli arancioni. Negli occhi aveva fiamme del medesimo colore della chioma tinta, le nocche rosse ed i muscoli pompati tesi.
«Tu cosa vuoi?»
Mi rivolse un brutto sguardo.
«Lascialo stare.»
Non serviva aggiungessi altro alla mia frase. Cominciai ad indietreggiare, portando l'azzurro con me senza mai guardarlo negli occhi. Non volevo distogliere lo sguardo dalle pupille infuocate dello sconosciuto.
«Togliti di mezzo, mezza cartuccia. Devo parlare col mio ragazzo.»
Ringhió spazientito.
«Oh, quindi riempi di botte il tuo ragazzo? E questo lo chiami parlare?»
Una mano mi avvolse il braccio, era fredda e piccola. Le dita fasciate di nastro bianco e le unghie pitturate di azzurro. Era il trapezista, nascosto dietro di me tremante. Lo zigomo sinistro gonfio e rosso a causa dei pugni ricevuti. Il mio cuore prese a dolere a quella vista.
«Non sono affari tuoi, ficcanaso. Levati dai coglioni.»
L'arancione azzardó ad avvicinarsi, ed appena mosse un piede, il ragazzo dietro di me mi trascinó con lui in una corsa lunga non ricordo quanto. Sembrava che il povero azzurro conoscesse bene cosa sarebbe accaduto se il suo presunto ragazzo si fosse avvicinato abbastanza.
Ci fermammo fuori dal Luna Park, illuminato di insegne e stand colorati.«Perché lo hai fatto?»
Furono le prime parole che mi rivolse, e la sua voce mi parve ancora piú attraente di prima.
Cercava di riprendere fiato, e mi guardava dritto negli occhi, interrogativo.
«Eri in pericolo.»
Risposi soltanto, non conoscendo altre ragioni o risposte plausibili.
«Me la sarei cavata, stupido.»
«Certo, col volto tumefatto e forse non solo quello.»
Risposi ironico, cercando di camuffare il prurito che mi fece quella sua difesa inutile. Non sopportavo l'idea di vederlo volteggiare ridotto ad un livido unico.
Lui non replicó subito, prima si toccó lo zigomo colpito dagli attacchi dell'arancione.
«Salteró lo spettacolo.»
Sussurró infastidito.
«É meglio se torno comunque al tendone.»
Fece per andarsene, ma arrestó il passo subito, voltandosi poi immediatamente in direzione mia. Gli occhi scintillanti e rossi, dovuti o ad un pianto o ad un pessimo riposo.
«Posso sapere il tuo nome?»
«Hyunjin. Hwang Hyunjin.»
Lui sorrise un poco, e cercó di nascondere la smorfia di dolore che gli provocó quella smorfia facciale.
«Grazie Hwang Hyunjin. Ti sono debitore.»
Si voltó, cominciando poi subito a camminare a passo svelto alla volta del tendone giallo e rosso. Fui tentato di seguirlo, ma le mie gambe non vollero muoversi. Ancora pensavo al suo sorriso.
Un sorriso per me. Solo per me..:。✿*゚‘゚・✿.。.:* *.:。✿*゚’゚・✿.。.:* *.:。✿*゚
Parte 2?
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𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•
FanfictionOneShot su ogni gruppo k-pop che seguo. •boy×boy •smut •soft •angst Siate liberx di consigliarmi ship nei commenti. © _ImKai_