Kiss

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Takata Mashiho × Kim Junkyu

Mashiho era tornato da poco in Giappone. Era partito in compagnia dei suoi amici Asahi, Haruto e Yoshinori. Tutti e quattro possedevano origini giapponesi, e nulla li avrebbe fermati dall'incontrare di nuovo le loro amate famiglie.
All'areoporto Junkyu salutò il più basso, baciandolo con le lacrime agli occhi.
Il ragazzo dagli occhi solitamente sorridenti era triste. Lui amava così tanto il ragazzo dai capelli cenerini, e già percepiva un vuoto nella sua vita.
«Tornerò presto, te lo prometto Junkyu.»
Disse Mashiho cercando di asciugare alla bene meglio quelle orribili lacrime salate che rigavano il viso paffuto.
«Ok.»
Il moro se ne andò, con il trolley affianco e un piccolo zaino in spalla.
Presto Junkyu si ritrovò solo in quella gremita folla di viaggiatori.
Sospirò, tornando alla sua auto.
«Perchè piango? Tornerà presto, no?»
Si rimpoveró da solo mentre l'ultima lacrima gli bagnó la pelle pallida e curata.
Il ragazzo di Haruto, Jeongwoo, non aveva pianto. O almeno non lo aveva visto in preda ai singhiozzi.
Junkyu sembrava l'unico a percepire un vero vuoto nel suo cuore tenero.

Il giorno seguente il ragazzo dalla vaporosa chioma castana ricevette una chiamata da Mashiho.
«Ciao Mashi. Come é stato il viaggio?»
«Ciao amore. Il viaggio é stato noioso. Tutti e tre quei babbioni di sono messi a dormire come dei dannati sassi.»
Junkyu rise, comprensivo nei confronti dell'amato.
«I tuoi come stanno?»
«Molto bene. Mia mamma mi ha preparato da mangiare appena sono arrivato a casa. Continua a chiedermi di te.»
«Dille che un giorno verrò anche io con te, lì in Giappone.»
«Glielo avevo già detto in verità. È così ansiosa di vederti di persona. Le videochiamate non bastano più per lei.»
Entrambi risero in modo leggero, poi caló un silenzio abbastanza insolito.
«Ti amo, Mashiho. Lo sai, vero?»
«Certo. Non potrei mai dimenticarlo.»
Passarono ancora pochi secondi prima che il giapponese replicasse.
«Ti amo anche io, Junkyu.»
E lí la chiamata di concluse.
Fosse stato per il piú alto sarebbe stato tutto il giorno in chiamata con l'amore della sua vita, ma non ne aveva la possibilità.
Presto casa sua di sarebbe riempita di amici, per una cena tranquilla.
Tra di loro si trovava anche Park Jihoon. Lui e Junkyu erano amici da anni, ed un rapporto sempre piú intimo e stretto si era formato tra i due. Mashiho peró non ne era mai stato poi cosí felice.
Proprio per quell'esatto motivo il giapponese aveva ordinato a Jeongwoo e Jaehyuk, fidanzato di Asahi, di tenerlo d'occhio. Junkyu era un ragazzo socievole ed innocente, semplice da adescare o conquistare. A differenza sua, il giapponese possedeva uno spirito combattente e geloso, col quale avrebbe protetto in tutti i modi il suo ragazzo.

La serata tra amici ebbe inizio. Tutti erano riuniti attorno il tavolo in salotto. Casa Kim possedeva un open space, perció non c'era alcuna vera sala da pranzo.
Si sentiva la mancanza dei quattro ragazzi.
Mancavano tasselli importanti per completare quel puzzle.
La TV accesa illuminava l'intera sala, le luci spente. Ciotole di pop corn e salatini erano poggiate sul tavolino in vetro e per terra, sul parquet scuro.
La scodella di Junkyu finí.
«Vado a farmi altri pop corn. Volete qualcosa?»
«Bananamilk per me!»
Jaehyuk alzó la mano, e la sua fede nuziale scintilló alla luce dell'oggetto elettronico.
Nonostante fossero piú piccoli di Junkyu e Mashiho, lui e Asahi stavano per sposarsi. Il piú alto era sempre stato un tipo affrettato, e non riusciva piú ad aspettare. Voleva sposare a tutti i costi quel meraviglioso ragazzo dalle origini giapponesi e la passione per l'arte.
«Ti aiuto.»
Intervenne Jihoon, risvegliando il piú piccolo dai suoi pensieri.
Junkyu avrebbe tanto voluto mettere un anello al dito di Mashiho, ma temeva fosse tutto troppo avventato.
Lui non era come Jaehyuk. Non era irruento ed impaziente. Preferiva procedere con calma.

I due ragazzi si diressero al fatidico microonde, che prima di quella serata era stato utilizzato forse due volte.
Junkyu aveva la fortuna di possedere come ragazzo qualcuno in grado di cucinare. Mashiho era un asso ai fornelli, e l'ultima cosa che desiderava di vedere era il proprio ragazzo mangiare del ramen istantaneo.
Il giapponese amava osservare la felicità negli occhi del compagno mentre gli piazzava davanti una scodella di zuppa o un piatto di qualsiasi genere fatto in casa.
Il castano impostò il microonde a due minuti, poggiandosi poi al bancone in attesa.
Jihoon era al suo fianco, zitto mentre osservava di nascosto ogni minimo movimento del più piccolo.
Il maggiore aveva un debole malsano per quel ragazzo dalle guance paffute. Era perfettamente cosciente che costui aveva un ragazzo, ma ciò non faceva che incentivare il suo desiderio.
Voleva Kim Junkyu, a tutti i costi.
Jihoon, con un movimento fulmineo, bloccò il più piccolo, impedendogli di fuggire dalle sue grinfie.
«Hyung, che stai facendo?»
«Mi diverto.»
Disse soltanto il più grande prima di baciare quelle labbra dall'aroma di Coca Cola. Ne era così dannatamente ossessionato da fregarsene se gli altri ragazzi li avessero visti.
Junkyu non reagì a quel contatto. Rimase impalato, ma solo per poco.
«Scusami un attimo.»
Disse il castano, allontanandosi e recuperando dall'appendiabiti la sua sottospecie di borsetta gialla.
Il telefono in mano, e con esso anche la determinazione.
Uscì dalla casa, andando a passo spedito verso la sua meta. Non aveva pensato che i suoi amici avrebbero potuto preoccuparsi del suo ritorno poco prossimo. Non pensò esattamente a ciò che avrebbero comportato le due azioni.
Pensava solo a ciò che voleva fare.

L'aereo decollò, il cielo era buio, ancora serale. Non potè osservare la terra farsi più vicina durante l'atterraggio.
La borsetta non pesava affatto, dentro erano presenti solo due oggetti. Uno più prezioso dell'altro.
Junkyu scese dall'aereo, ancora puntava a quel luogo. Sapeva dove andare. Nonostante fosse un territorio sconosciuto, sapeva come aggirarsi. Era come se fosse il destino a guidarlo per quelle trafficate strade nonostante la tarda ora.
Junkyu sorrideva, per la prima volta in vita sua volle raggiungere quel luogo il prima possibile. Fare le cose velocemente, di fretta. Non voleva più aspettare, il tempo del temporeggiamento era finito. Era ora di agire.
Junkyu si trovò dinnanzi quella semplice ma graziosa casa. Non l'aveva mai vista di persona. Pigiò il bottone del campanello. Era pronto.
La porta si spalancò, e la persona che vi si celava dietro era proprio quella che il castano voleva raggiungere.
«J-Junkyu?!»
Mashiho rimase spiazzato, spaesato.
Il ragazzo che fino al giorno prima di trovava in Corea, in quel momento era in ginocchio dinnanzi a lui, mentre gli porgeva una scatoletta.
«Mashiho.»
Il più alto aprì quella piccola e misteriosa scatola. Un anello fu scoperchiato, ed il respiro del giapponese si mozzò.
«Per la prima volta nella mia vita ho voluto accantonare l'attesa. Ho capito, poche ore fa, che tu sei il ragazzo che voglio al mio fianco per l'intera vita.
L'unica persona che vorrò baciare, la persona che mi renderà sempre felice.
Takata Mashiho, vuoi sposarmi?»
Silenzio.
Le ginocchia del moro minacciarono di cedere.
«Oh mio Dio, Junkyu, sì. Cazzo, sì se voglio sposarti.»
Quella volta fu il turno di Mashiho per piangere. Il più basso di gettò al collo del ragazzo che aveva appena deciso di sposare. Lo baciò.

Quello che avvenne dopo non è necessario che venga scritto.
Non occorre dire quanto i genitori di entrambe le parti furono euforiche di quella notizia.
Non occorre esporre la rabbia che provò Mashiho quando udì la storia del fidanzato sul come avesse capito che fosse lui l'unica persona che avrebbe baciato.
Non serve scrivere quanto quel matrimonio fu spensierato.
Ma soprattutto non credo sia necessario che vi dica che qualsiasi vostra decisione debba essere messa in atto. Non aspettate, non temporeggiate. Di vita ce n'è una sola, non sprecatela nella paura o nell'indecisione. Buttatevi, non abbiate paura di dire ciò che provate o pensate.

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C

una ship in particolare sul quale vorreste che scrivessi una Oneshot?

𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora