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Kim Namjoon × Kim Seokjin
Quella stanza cominciò a sembrarmi sempre più piccola.
La tristezza era inevitabile per me, soprattutto in quel momento.
Lo smoking mi calzava a pennello, ma la cravatta era stretta al mio collo esattamente come un collare.
Ero come imprigionato in una gabbia senza sportello d'uscita. Nessun lucchetto ed alcuna chiave, soltanto delle sbarre metalliche a delimitare il mio spazio ormai inesistente.
Le mie parole alcun valore avevano piú, i miei pensieri erano sempre chiusi ermeticamente nella mia mente, mentre i miei sentimenti mi divoravano internamente.
Mi guardai nello specchio posizionato dinnanzi a me.
Il mio riflesso mi parve quello di un'altra persona. Non ero piú io.
Qualcuno bussó alla porta. Non risposi, ma nonostante ciò, l'altra presenza fece irruzione nella stanza silenziosa dentro il quale scorreva un filo invisibile di malinconia.
"Sei pronto, figliolo?"
Mio padre. Un uomo pieno di soldi ma privo di sentimenti.
Non aveva mai pensato a ciò che avrei voluto fare. Non aveva mi messo in conto le mie idee, anche quando queste avrebbero influenzato radicalmente il mio futuro. Proprio come in quel caso: mi stavo per sposare con una ragazza che per me non aveva alcun valore.
Nessun valore in confronto a ciò che per me poteva rappresentare la persona che realmente amavo.
"No, la cravatta è troppo stretta."
"Non piagnucolare, è quasi ora. Datti una mossa ed esci da qui. Sono già tutti seduti, e perfino la nostra Meraviglia è già pronta."
Andava più fiero della sua futura nuora che del sangue del suo sangue.
Detto ciò uscì dalla stanza, lasciandomi ancora un volta solo.
Avrei tanto voluto scappare da quella vita fatta da mosse già premeditate, patti, denaro... Io volevo soltanto amare.
Amare la persona che secondo me si meritava i miei sentimenti.
I suoi occhi liquidi di lacrime mi tornarono alla mente, travolgendomi come un tornado.
Quando la notizia del mio imminente matrimonio venne esposta pubblicamente, quella meravigliosa presenza si diresse alla mia dimora, scoppiando subito in un pianto sconsolato. Fu allora che esternò i suoi sentimenti, facendomi sentire la persona più sbagliata sulla faccia della Terra.
Avevo direttamente chiesto io le mie nozze dopo aver perso le speranze con quella persona.
La persona che aveva il mio cuore, che lo stringeva ancora tra le mani, e che avrebbe potuto comandare a proprio piacimento. Il cuore di cui peró non aveva mai approfittato.
Un'ultimo sguardo al mio irriconoscibile riflesso, e poi eseguii gli ordini di mio padre, dirigendomi all'altare ancora vuoto, sul quale peró erano state posate decorazioni eleganti e di un candido bianco. Un colore subdolo che non era mai stato di mio gradimento. Troppo tranquillo, grazioso.Gli invitati bisbigliavano tra loro, lanciandomi una qualvolta delle occhiatine. Non conoscevo quasi nessuno dei presenti. Pochi occhi erano a me conosciuti, e quella situazione era imbarazzante.
Non mi sentivo bene tra quelle vesti, e tantomeno era di mio gradimento la location addobbata di finti fiori.
Ero infelice. I miei occhi trovarono uno sguardo conosciuto. Era lui. Il ragazzo di cui ero realmente innamorato. Era tra il pubblico, indosso un completo dall'inconfondibile tinta pastello. Era semplicemente lui, egocentrico ed appariscente. I suoi occhi erano già lucidi, ma sulle labbra portava un finto sorriso. Voleva mostrarsi forte, ma sapevo ció che veramente stava passando quella povera anima per colpa mia.
Ci guardammo per pochi secondi, poi l'intero pubblico rivolse la propria attenzione alle loro spalle.
Era apparsa la mia sposa, a braccetto con suo padre.
Indosso un vestito ampio ed un velo chilometrico. Tutto bianco, compreso il bouquet che teneva tra le mani fini e ben curate. Le unghie pitturate, cosí come le labbra non molto carnose. Gli occhi suoi brillavano, proprio come il piccolo diadema che teneva tra i capelli fini e scuri. Ad altri occhi quella sarebbe stata una meravigliosa ragazza, ma per me non lo era. La bellezza a cui ero abituato io era seduta tra il pubblico, messa in secondo piano, nascosta.Tutti si levarono in piedi, e finalmente la ragazza dal vaporoso abito bianco mi affiancó sull'altare. Il nostro matrimonio sarebbe stato annunciato da un amico di mio padre di cui non sapevo nemmeno il nome.
«Oggi, siamo qui per celebrare l'unione tra Kim Namjoon e Yoon Minso.»
L'uomo di mezza età osservó i presenti con un sottile sorriso sulle labbra.
«Yoon Minso, prometti di rimanere fedele al signor Kim, di onorarlo ed amarlo?»
«Sì.»
La voce di lei era entusiasta. Aveva pochi anni in meno di me, ma ancora possedeva un animo infantile e giocoso. Troppo immaturo ed insopportabile per me ed i miei fragili nervi.
«Kim Namjoon, prometti di rimanere fedele alla signorina Yoon, di onorarla ed amarla?»
Esitai. Ancora una volta pensai a quegli occhi grandi e perfetti, dal quale strabordavano lacrime salate. Come potevo sposare una persona che non amavo?
«No.»
Dissi a bassa voce, tenendo la rabbia ancora dentro di me. Mi sfilai la fede che poco prima avevo indossato, poggiandola sul piccolo cuscino che teneva in mano il mio testimone. Nemmeno lui conoscevo.
Mi voltai, osservando gli sguardi sconvolti di tutti i presenti.
«Io non sposerò Minso. Non perchè non è abbastanza bella o perchè non la ritengo degna. Bensì perchè non la amo. Io amo un'altra persona. Qualcuno di veramente speciale per il mio cuore. Una persona che oggi, è presente al mio matrimonio nonostante la sua profonda sofferenza. Una sofferenza causata da me e dal mio enorme sbaglio.»
Scesi lentamente dall'altare, mentre mio padre mi riprendeva.
«Kim Namjoon! Fermati subito!»
Continuò così per chissà quante volte, e mai gli detti ascolto.
Mi avvicinai a passo forse troppo lento verso la figura che ancora mi aspettava dopo tutto quel tempo.«Kim Seokjin. Non sono mai stato felice prima di incontrarti. Hai cambiato me ed il mio mondo inizialmente grigio. Ti prego, perdonami per quello che ti ho fatto passare. Perdonami se ci ho messo così tanto a capirlo. Ti amo, Jin, e non ho paura di dirlo.»
Presi le mani di lui tra le mie, mentre i suoi occhi prendevano a brillare di nuovo. Il suo viso perfetto era nuovamente illuminato da un vero sorriso.
«Ti amo anche io Namjoon.»
Sussurrò.
«Scappa con me allora.»
Lui annuì, quasi impercettibilmente.
Mi voltai, guardando dritto negli occhi mio padre.
«Non ascolterò più te ed i tuoi ordini. Io sono libero di pensare e fare ciò che voglio, che sia giusto o sbagliato.»
Presi già ad allontanarmi dal pubblico, tenendo sempre per mano Jin.
«Quindi...»
Aspettai pochi secondi prima di alzare il dito e medio e pronunciare l'ultima parola che avrei rivolto all'uomo che mi aveva tenuto prigioniero per anni.
«Vaffanculo!»
Presi a correre immediatamente, stringendo la mano del castano al mio fianco. Lo guardai, mentre sorrideva.
Lui mi aveva insegnato a vivere. Mi aveva liberato, tagliando le sbarre della mia gabbia.
Ero libero. Libero insieme a lui, il ragazzo dallo smoking rosa pastello..:。✿*゚‘゚・✿.。.:* *.:。✿*゚’゚・✿.。.:* *.:。✿*゚
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𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•
FanfictionOneShot su ogni gruppo k-pop che seguo. •boy×boy •smut •soft •angst Siate liberx di consigliarmi ship nei commenti. © _ImKai_