Race

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Mark Lee × Nakamoto Yuta

Una fila infinita di macchine truccate si estendeva davanti e dietro di me. Quegli eventi illegali erano pur sempre un grande successo. Ragazze in bikini, DJ dal vivo e gare di accelerazione.
Guardai fuori dalla finestrino della mia Mitsubishi Eclipse. La fila accanto alla mia era sempre più lunga. La macchina che mi affiancò era una stupenda Toyota Supra IV. Carrozzeria impeccabile e lucente. Al volta un ragazzo altrettanto incantevole. Capelli bianchi e lunghi, le mani addobbate di anelli tenevano strette il volante nero.
Come se avesse percepito il mio sguardo su di lui si voltò. Ci guardammo negli occhi, e lui sorrise. Un sorriso storto, quasi malato.
Non sembrava nuovo in quel mondo di motori rombanti e corse clandestine.
«Hey novellino!»
Attirò nuovamente la mia attenzione.
«Vuoi batterti?»
Mi mostrò una mazzetta di banconote spessa. Non potei fare altro che accettare, esponendo di rimando una delle tante mazzette che tenevo in macchina. La mia famiglia era ricca, e non ci voleva molto per capirlo: la mia auto era stata truccata a regola d'arte facendomi spendere più di 10.000 dollari.

Io ed il misterioso ragazzo dai capelli bianchi ci posizionammmo dietro la linea di partenza, tracciata con della vernice rossa. La mano sulla leva delle marce, il cuore batteva forte. Non era affatto la mia prima gara, eppure la pressione era alta. Forse perchè ero fin troppo consapevole che il capolavoro dalla carrozzeria viola al mio fianco mi avrebbe dato subito una pista, rendendomi ridicolo.
Eppure rimasi lì, mentre una ragazza alta e piena di tatuaggi aspettava di dare il via a quella piccola gara.
La bandiera fu abbassata, e così anche il pedale dell'acceleratore della mia auto. Ingranai una marcia dopo l'altra, mente osservavo la lancetta che indicava la mia velocità andare sempre più in alto. Mancavano pochi metri al traguardo, e solo allora premetti il pulsante del NOS. Accelerai ulteriormente, tanto che fui completamente spinto conto il mio sedile. Ma non fu abbastanza.
Il ragazzo dai capelli bianchi vinse ugualmente. Tornammo indietro, e scendemmo quasi contemporaneamente dai nostri mezzi. In mano tenevo la mia scommessa.
«Ottima gara, novellino.»
Gli allungai le banconote verdi.
Il suo sguardo era profondo, ed il viso bello.
«Come ti chiami?»
Chiese mentre osservava il denaro da lui vinto, come per accertarsi dell'autenticità di quei pezzi di carta.
«Mark. Mark Lee.»
«Beh, Mark Lee, sei un bravo pilota.»
Tornò a guardarmi.
«Ti va una birra?»

Da quel giorno molte cose accaddero, e finii con l'essere uno dei meccanici del ragazzo che scoprii chiamarsi Yuta.
Aveva un garage, dove lui e i suoi amici lavoravano sulle loro auto.
Yuta mi accolse a braccia aperte, facendomi sentire apprezzato.
Passarono settimane e mesi, ed ogni giorno io e quel meraviglioso ragazzo giapponese ci ritrovavano sempre in officina assieme.
Eravamo i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene. Ci piaceva la presenza dell'altro. Facevamo parte di una nuova armonia.
«Hey Lee!»
Mi voltai appena in tempo per afferrare al volo una lattina di birra. Yuta teneva bene l'alcool e pure io.
Aprii la lattina, prendendo il primo sorso.
Il giapponese si sedette al mio fianco, sui sedili smontati della mia Mitsubishi.
La mia amata auto in quel momento era sul ponte elevatore, e tenere su i sedili sarebbe stato inutile.
«Tra una settimana parto per il giappone.»
Disse di punto in bianco, mente fissava il soffitto alto di quel garage.
«Perchè?»
Chiesi calmo.
«Un mio amico ha dei pezzi nuovi per la mai auto, e vuole darmeli di persona. E poi mi manca correre sulle strade di Tokyo.»
«Quanto starai là?»
Presi un'altro sorso dalla mia lattina argentata.
«Non saprei. Però puoi venire con me.»
Finalmente ci guardammo negli occhi.
«Sei sicuro?»
«Voglio farti vedere come sono le corse clandestine giapponesi. Quelle che si fanno qui sono divertenti, ma mai quanto quelle che si fanno là.»
Il suo viso si avvicinò un poco al mio. Una distanza minima che non mi era più così nuova e sconosciuta. Yuta era un tipo provocante e bisognoso di contatto fisico. Proprio per questo non mi stupii affatto quando una sua mano si poggiò sulla mia coscia.
«Allora verrai con me?»
«Verrei con te ovunque, Yuta.»
«Bene.»
Mi si avvicinò ulteriormente, baciandomi. Un contatto nuovo, ma nel quale mi sciolsi subito.

Io provavo dei sentimenti per lui. Ogni suo sguardo per me era un battito cardiaco perso, e così anche per i suoi sorrisi. Cercavo disperatamente di passare più tempo possibile con lui, e forse fu quel mio completamente appiccicoso a spingerlo a convincersi del fatto che fossi innamorato di lui. Solo che io non mi aspettavo ricambiasse. Avevo sempre interpretato il suo carattere in modo superficiale, definendolo un semplice Diavolo tentatore. E invece, dopo quel primo bacio, si mostrò più dolce. Era sensibile come mai avrei immaginato. Rispettoso ed amabile.
Non potei fare a meno che amarlo ancora di più.
Era un'eccezionale pilota.
Una fantastica persona.
Un fidanzato coi fiocchi.

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Non sono soddisfatta del tutto di questo capitolo, ma spero comunque possa piacervi almeno un pochino.
Vi amo🌼

𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora