The sunrise

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Lee Felix × Seo Changbin

-Zing: termine con cui i mostri chiamano l'azione di innamorarsi. Se avete visto Hotel Transylvania non avrete bisogno di questa spiegazione veloce.-

«Vuoi venire con me?»
Chiesi con un tono di voce dolce al ragazzo dai capelli neri e scuri dinnanzi a me.
Io ero seduto su una lapide sgretolata, risalente a centinaia di non addietro.
L'intero castello era circondato da quei massi incisi e croci storte.
«No Felix, io devo andarmene.»
Rispose lui timoroso, le mani nelle tasche profonde e le spalle vicine alle orecchie addobbate di orecchini argentati. Per pochi momenti parve insicuro di sé stesso.
«Sicuro? Ci divertiamo.»
Mi avvicinai un poco a lui. I suoi occhi passarono dai miei alle mie labbra per qualche secondo, ne ero certo.
«Ok.»
Ridacchiai, pensando a quanto potesse essere simile ad un bambino in certi momenti quel ragazzo unicamente perfetto. Un perfetto equilibrio di freddezza e dolcezza.
Non avevo mai conosciuto nessuno della mia età, e tantomeno qualcuno di tanto simpatico.
Lui era una boccata d'aria nel fumo denso nel quale avevo sempre vissuto. La salvatrice cupidigia del castello e la mia natura vampiresca mi avevano sempre impedito di andarmene in giro per il mondo.
Mio padre era certo che gli umani fossero malvagi, che fossero loro i veri mostri. Mai ero andato al di fuori del perimetro del castello, tutto era nuovo per me.

Presi per mano il moro, conducendolo ad un'entrata secondaria di mia sola conoscenza. Quel castello non possedeva tubatura o crepa che non conoscessi. Ero sempre stato un tipo curioso, nonostante la tipica indole calma e fredda della mia razza.
Tenni stretta la sua grande mano calda, mentre lentamente ci avvicinavamo alla nostra meta. Una meta speciale ed unica, proprio come il mio accompagnatore della mia stessa razza.
Sorrisi, solo pensando a ciò a cui avrei presto assistito. Se mio padre lo avesse saputo non avrei più avuto il permesso di uscire anche solo dalla mia stanza da letto noiosa e monotona.
Raggiungemmo l'alto e vecchio tetto ricoperto di tegole. Il sole ancora lontano dallo spuntare.
Ci sedemmo fianco a fianco mentre una sensazione di felicità mi pervadeva repentina.
«Wow, è bellissimo qui!»
Parlò lui eccitato ed entusiasta. Le nostre mani vicine ma ancora in assenza di contatto. Parevano così piccole e tenere le mie mani in confronto alle sue, nonostante i numerosi anelli che addobbavano le mie dita pallide e sottili.
Rimanemmo in silenzio pochi secondi, finchè il sole non si presentò radioso.
I primi raggi illuminarono il tetto, e la mia pelle prese a bruciare. Mi allontanai subito. Spesso detestavo essere un vampiro. Non potevo fare ciò che più mi pareva.
«Ehi tutto bene? Non hai mai visto l'alba?»
«No, mai. E tu?»
«Migliaia di volte.»
«E non ti sei mai bruciato?»
Lo vidi esitare qualche secondo, come se quella mia domanda fosse la più difficile e complicata di tutte.
«Beh, mi sono sempre nascondo bene in modo che il sole non mi colpisse. Ora vieni tu con me.»
Mi rimisi in piedi, seguendo i suoi movimenti. Una sporgenza avrebbe fatto ombra ad entrambi noi, ed insieme indietreggiammo verso di lei.
I miei occhi fissi nel sole grande e luccicante.
Uno spettacolo mai visto per me. Io volevo girare il mondo, era quello il mio più grande desiderio.
Le sue mani si poggiarono delicate e dolci sulle mie braccia, mentre mi conduceva nella giusta direzione. Non ero in grado di distogliere lo sguardo dallo spettacolo dinanzi a me.
«Questa è la cosa più bella che abbia mai visto.»
Sussurrai, mentre percepivo il suo fiato vicino la mia pelle scoperta. Il suo tocco caldo e piacevole.

Raggiungemmo la piccola nicchia, e rimanemmo entrambi lì immobili.
Inconsapevolmente le nostre mani si trovarono, come due poli opposti.
Le dita intrecciate senza forza o possessività. Gli occhi fissi all'orizzonte luminoso.
Gli unici suoni udibili erano i nostri respiri, ormai diventati un tutt'uno.
«Felix.»
Sussurrò. Le sue mani si allontanarono da me, come se si fossero appena scottate a causa del sole.
Mi voltai quel poco che bastava per incontrare i suoi occhi spaventati.
«Che succede?»
«Io... Io non sono chi pensi che io sia.»
Lo sguardo basso e colpevole.
Non capii istantaneamente le sue parole, perciò mi limitai a piegare un poco il capo di lato.
«Forse è meglio se ti faccio vedere.»
Parlò forse più a sé stesso che a me.
Sospirò profondamente, prendendo ad indietreggiare lentamente.
Le tegole minacciarono di cedere sotto il suo peso, ma nulla accadde.
Il sole colpì la sua pelle chiara, e fui sul punto di fermarlo quando capii.
La sua pelle non stava bruciando. Il suo colorito non si stava facendo rosso di bruciore. Rimase lì fermo baciato dai primi raggi solari come nulla fosse.
Non pareva soffrire sotto quella luce per me solo dannosa.
Lui non era un vampiro.
Lui non era come me.

𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora