Rain

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Choi Soobin × Choi Yeonjun

La rabbia era padrona assoluta delle mie azioni, della mia mente, di me stesso.
Nulla del genere era mai accaduto, ed un freno non mi era possibile porlo.
Non ci misi molto a raggiungere una fermata del bus.
Quando il mezzo arrivó vi salii, ignorando gli sguardi interrogativi di altri passeggeri. Forse si chiedevano la natura del mio comportamento scontroso, o forse il motivo per cui non mi fossi portato un ombrello in quella sera dove le nuvole scaricavano su di noi centinaia di litri d'acqua piovana.
I capelli tinti e zuppi mi ricadevano sulla fronte, faticavo ad orientarmi.
Non sapevo piú nemmeno dove mi trovassi, ma poco mi importava.
L'importante era allontanarmi da quel luogo, da quella città, da quel mondo arretrato e medievale in cui nessuno era libero di amare chi volesse.
Volevo scappare, ma alcun posto era pronto ad accogliermi.
Ero solo ed infreddolito, viaggiando per le strade a me sconosciute di un quartiere sicuramente ricco.
Il bus si fermó, ed io scesi.
La pioggia mi investí nuovamente, accompagnata dal complice vento, che mi faceva sempre piú rabbrividire.
Il naso gelava, e le punte delle dita parevano fatte di ghiaccio nonostante le tenessi nascoste nelle tasche del mio cappotto nero.
Cosa stavo facendo esattamente?
I miei piedi vagavano senza consenso o direttive da parte della mia mente affollata da ira e rabbia.
Le ginocchia dolevano, minacciando di cedere da un momento all'altro.

"Yeonjun!"
Un richiamo soffocato dal suono della pioggia incessante attiró la mia lontana attenzione, facendomi voltare.
Da lontano una figura si avvicinava di corsa, e piú si faceva vicina piú si faceva vivida la sua immagine.
I capelli suoi erano completamente esposti al forte temporale, e le sue guance erano imperlate di pioggia. La chioma inconfondibilmente blu.
I vestiti aderenti al corpo a causa dell'acqua.
"Soobin?"
I miei occhi faticarono a mettere a fuoco quella figura alta e slanciata.
"Sí, sono io. Yeonjun cosa ci fai qui?"
Cercó di asciugarmi le guance da quell'incessante pioggia. Le sue dita affusolate erano calde, e parvero bruciare sulle mie gote gelide.
"Sei freddo. Ti prego, dimmi cosa ti é successo."
Rimasi muto, non avevo risposte a quei quesiti pronunciati con tanta preoccupazione.
Con slancio il suo corpo si poggió al mio quasi inerte. Perché ero cosí distrutto per delle semplici affermazioni che già conoscevo e che facevamo parte del mio destino? Perché ero tanto sorpreso dai pregiudizi che avevano i miei genitori per gli omosessuali?

Preso dal momento mi aggrappai a quella figura tanto conosciuta e tanto amata. Una sola via di salvezza.
"Soobin, non so per quale dannato motivo io mi trovo qui, so soltanto di aver perso la testa per te ed il tuo sorriso."
Dissi tra gli spasmi dovuti al freddo.
Lui si allontanó quanto bastava per potermi guardare in volto.
Un viso certamente segnato dalla distruzione e della pioggia.
Non feci in tempo a realizzare cosa avevo appena pronunciato che le sue labbra a forma di cuore si fiondarono sulle mie, fameliche e bisognose.
Erano umide di pioggia, eppure cosí piacevoli. Un bacio leggero eppure pieno di emozioni, che nemmeno avrei potuto immaginare.
In quell'esatto momento il frastuono dentro la mia testa si affievolí, la nebbia si diradó permettendomi di realizzare chiaramente ció che stava accadendo.
La causa dei miei tanti problemi coi miei genitori mi stava baciando.
Un bacio che tanto aspettavo, attendevo e bramavo.
Un'atmosfera che solo nei Drama era visibile si stava svolgendo, ed io ne ero il protagonista. La star, il centro del mondo. Il mio nuovo mondo.
Un protagonista dall'animo ferito e difficile, che era stato avvicinato da un riccone presuntuoso che oltre ai soldi possedeva il mio povero cuore segnato da ferite di ogni genere e profondità.
Mi ero ceduto a lui, sperando non sbriciolasse ogni mia particella con una delle solite inutili e futili scuse.
Scuse che non mi sarebbero servite, perché in fondo nessuno voleva avere a che fare con un ragazzo affetto da depressione.

La magia si spezzó quando le sue labbra si allontanarono dalle mie, facendomi tornare a quell'uggiosa realtà.
"Ti prego, non ferirmi anche tu, Soobin."
Supplicai stremato.
"Non potrei mai farlo, Yeonjun."
Sussurró mentre poggiava lentamente la sua fronte alla mia.
La pioggia sembrava essere scomparsa, e la rabbia con lei.
Nulla pareva piú circondarci, sembravamo circondati da una bolla. Una bolla in cui saremmo stati ospiti solo noi.
I miei genitori mai avrebbero approvato ció, ma se ne sarebbero tranquillamente potuti andare al Diavolo.
Non necessitavo di altri psicologi o medicinali, perché io avevo trovato la vera cura ai miei problemi.
Una cura di nome Choi Soobin.

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𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora