Arguing

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Han Jisung × Lee Minho

«Figlio di puttana!»
Furono quelle le parole che diedero vita ad una lunga, rumorosa e dolorosa discussione tra la coppia.
Il più giovane aveva già le lacrime agli occhi, quando entrò in casa.
Subito il suo ragazzo si presentò, non aspettandosi un saluto del genere.
«Tesoro, cosa succede? Perché piangi?»
Minho teneva in mano un mestolo: voleva preparare il pranzo per lui e Jisung.
«Non ti azzardare a toccarmi!»
Il più grande aveva provato ad avvicinarsi al nuovo arrivato, che ancora teneva indosso capotto e scarpe.
Solo in quel momento Minho notò la busta che il compagno teneva in mano.
«Quella cos'è?»
«A fare domande non spetta a te, ma a me.»
Jisung era adirato, gli occhi in fiamme e rossi già di pianto. Tirò fuori, con poca delicatezza, delle fotografie da quella misteriosa busta, lasciandole cadere a terra. Le mani gli tremavano, e così anche le ginocchia.
«Perchè non me l'hai detto? Perchè non mi hai detto che hai un altro?»
Il cuore del più giovane si strinse a pronunciare quelle parole. Mai avrebbe immaginato che quello sarebbe accaduto. Che il suo ragazzo lo avrebbe mai tradito.
Minho si inginocchiò, osservando attentamente quelle fotografie provenienti da chissà dove. Quelle immagini a colori ritraevano lui ed un altro ragazzo nel semplice ma doloroso atto di baciarsi. Quel ragazzo non era Jisung, piuttosto si trattava di Seungmin.

Entrambi i ragazzi presenti nella casa conoscevano il moro immortalato insieme a Minho nella fotografia.
I ricordi affiorarono ed il maggiore dei due percepì l'urto del vomito.
I sensi di colpa si fecero vivi, avvolgendolo stretto.
«Amore, io-»
«Non... Chiamarmi amore.»
Jisung cercava di mantenere uno sguardo severo, nonostante le lacrime che gli solcavano il viso lo stessero ingannando.
Era ferito, il suo cuore squarciato ed il suo orgoglio lacerato. Avrebbe dovuto capirlo in fondo: Minho e Seungmin avevano sempre avuto un rapporto stretto ed intimo. Il minore si sentì un terzo incomodo, qualcosa di troppo, l'eccesso che sarebbe stato presto gettato.
«Tu lo hai baciato, alle mie spalle. Mi hai tradito, ed io come un coglione ti ho sempre creduto.»
Per formulare quelle frasi a Jisung servì parecchio tempo. Il fiato era corto e gli occhi traboccanti di lacrime amare. Lacrime che non aveva mai immaginato avrebbe versato.
«Jisung, io non volevo baciarlo... È stato lui a-»
«Smettila!»
Il minore sbraitò isterico, preso da una rabbia sempre più fitta ed ingarbugliata.
Non voleva più sentire una sola parola provenire dalle labbra tanto perfette del suo compagno. Stavano insieme da 5 anni, e ci erano voluti pochi secondi per mandare tutto a monte.
«Non voglio... Più vederti. O sentirti.»
Una lacrima da parte di Minho picchiettò solitaria sul pavimento di quella casa contenete ricordi di ogni genere.
Jisung infilò le mani fredde e tremolanti nelle tasche del giubbotto beige, uscendo da quell'appartamento che di colpo si fece silenzioso e vuoto.
Il maggiore era ancora a terra: in ginocchio col capo piegato e le mani sul viso. Il corpo scosso da singhiozzi sempre più forti.
«Mi ha costretto lui a farlo.»
Ecco cosa avrebbe voluto dire a Jisung. Minho non possedeva colpa alcuna: lui era stata la vera vittima.

Le settimane passarono, e così anche i mesi. Una separazione lunga e straziante per i due ragazzi. Uno solo di loro aveva ripreso a vivere normalmente, mentre l'altro aveva tagliato i ponti con chiunque. Il primo era Jisung mentre l'altro Minho.
Quest'ultimo viveva ancora in quella casa, solo insieme ad i fantasmi ed i ricordi. Ogni fotografia appesa alle pareti di ogni stanza, ogni oggetto lasciato dalla sua anima gemella ben custodito. Lui viveva ancora nel passato, ritrovandosi a piangere sempre più spesso. Il più giovane invece era andato a vivere dal suo amico Hyunjin: la persona che aveva scattato le famose fotografie che furono la causa di rottura tra le povere due anime. Il moro era un paparazzo, amante del dramma e della fotografia. Una combinazione pericolosa ma affascinante, che aveva ammaliato il giovane Jeongin.
Passò quasi un anno.
Era il giorno in cui i due ex compagni avrebbero dovuto compiere i loro 6 anni di relazione. Minho ricordava perfettamente quella data, e non fece altro che aspettarla per tutto quel tempo.
Quel giorno uscì per la prima volta dopo diversi mesi. La spesa se la faceva portare a casa ed ogni azione solitamente compiuta al di fuori di quelle mura lui riusciva a compierle comunque.
Il maggiore si diresse al posto dove lui e Jisung si erano incontrati per la prima volta: la spiaggia. Erano entrambi lì per scappare dalla vita normale e noiosa, e quella loro comune intenzione li portò ad incontrarsi. Tutto fu graduale, così come il dolore che in quel momento affliggeva Minho. Sapeva che non lo avrebbe rivisto, eppure voleva provarci.
Voleva presentarsi lì, aspettarlo, vederlo correre da lui. Il maggiore sognava ad occhi aperti, ed ancora lo stava facendo quando la sabbia accolse le suole delle sue scarpe nere che ben presto si tolse.

Continuò a camminare sulla battigia, l'acqua toccava solo per pochi secondi la sua pelle emaciata per poi ritrarsi subito dopo. Minho osservava il cielo cambiare colore, le nuvole spostarsi, gli uccelli volere in stormi.
Finalmente raggiunse il luogo esatto dove la magia ebbe inizio esattamente 6 anni prima. Si sedette, l'espressione impassibile sul suo volto marcato da ogni lacrima, la pelle segnata da ogni taglio e graffio ormai rimarginato negli ultimi mesi. Si sentiva un mostro, verso sé stesso ed il mondo intero. Si sentiva inutile e di troppo, proprio come Jisung quel giorno tanto doloroso.
L'immagine del ragazzo solitamente sorridente con lo sguardo a pezzi fece contorcere su sé stesso il cuore del castano seduto sulla sabbia calda.
In quel momento dei movimenti furono percepiti dal ragazzo, qualcuno era lì, su quella spiaggia, e lo stava fissando.
Minho alzò lo sguardo, incrociando occhi conosciuti ma diversi.
Jisung era lì, fermo in un semplice atto di contemplazione, con le scarpe in mano e gli occhi già gonfi dal pianto che ancora non era scoppiato.
«È un'illusione?»
Chiese ad alta voce il maggiore, incredulo.
«Forse un ricordo.»
Rispose Jisung.
«Nostalgia di questo posto?»
Minho non distolse lo sguardo un solo secondo da quella nuova apparizione.
«Potrei chiedere la stessa cosa.»
«Io ho nostalgia di tutto. Ogni luogo, ogni momento, ogni emozione e perfino ogni cosa di mio poco gradimento.»
«Non hai voltato pagina, vero?»
«Non ne ho avuto la forza e mai l'avrò.»
«Quanto tempo è passato?»
«Undici mesi e 20 giorni.»
«Quelle sono nuove?»
Jisung fece per l'ennesima volta pressione su un tasto delicato della fragile tastiera di Minho, indicando le cicatrici sulle sue braccia.
«Abbastanza. E quello invece, è nuovo?»
Il maggiore si riferì al piercing al sopracciglio del ragazzo dalle guance paffute.
«Sì.»
«Hai voltato pagina.»
«Ho penato lo stesso per questi undici mesi, ma ora che mi trovo qui davanti a te il mio cuore batte di nuovo all'impazzata, e la voglia di baciarti mi sta mangiando vivo.»
«Cosa ti trattiene dal farlo?»
«Nulla.»
Jisung si precipitò dal castano, esaudendo il suo desiderio. Le loro labbra si trovarono di nuovo, dopo tanto tempo. Il puzzle era di nuovo completo senza buchi o pezzi mancanti. I chiaramenti e le scuse avvennero dopo, ma in quel momento avevano poca importanza: loro e le loro labbra erano il centro del mondo.
Erano di nuovo congiunti dal filo rosso dell'amore e del destino che forse non si era mai spezzato.
Il primo amore non si scorda mai, si dice solitamente, e loro due mai erano riusciti a dimenticarsi l'uno dell'altro in quei mesi di distanza.

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𝐎𝐧𝐞𝐒𝐡𝐨𝐭 𝐊-𝐩𝐨𝐩 •𝐌𝐮𝐥𝐭𝐢𝐟𝐚𝐧𝐝𝐨𝐦•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora