Chapter Forty eight

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"Ehi piccola" disse lui con voce roca accennando un sorriso.

Io non riuscivo a spiccicare parola: probabilmente avevo la faccia di una che aveva visto un fantasma, e forse era così.

"Come mai non parli? Sembra che tu abbia visto uno zombie, eppure non mi sembrava di esser conciato tanto male" disse lui scherzoso guardandosi addosso.

A quel punto non fui più in grado di trattenermi, esplosi come un fiume in piena. Iniziai a piangere e singhiozzare, scostai le mie mani dalla sua per portarmele davanti alla bocca, quasi cercando di mettere a tacere quei singulti.

Non l'avevo ucciso.

Fu quasi un sollievo, ma poi fui invasa dalla stanchezza causata dal mancato sonno degli ultimi tre giorni, i sensi di colpa, la paura di perderlo di nuovo e il terrore più profondo che potesse odiarmi.

Lui avvertì tutte queste sensazioni provenienti da me grazie al nostro legame, mi guardò e nei suoi occhi vi era solo una grande tenerezza. Non era arrabbiato.

Si mise a sedere e stese le braccia verso di me, io mi ci fiondai senza pensarci troppo e mi strinse forte. Piansi tanto e a lungo, avevo paura di averlo perso e questo lui lo sapeva fin troppo bene. Tuttavia potevo avvertire anche io cosa lui provasse e sentivo che sapeva che l'accaduto non era colpa mia, era una condizione inevitabile causata dall'abbandono che si era protratto troppo a lungo.

Ma infondo non poteva andare diversamente, mi aveva lasciata e io non avrei potuto sapere che una cosa del genere si sarebbe potuta presentare a me.

"Ehi va tutto bene, sono qui adesso" mi sussurrò all'orecchio per poi baciarmi tra i capelli, non aveva smesso un secondo di stringermi e passare la sua mano su e giù per la schiena, tentando di calmarmi. Dopo diversi minuti smisi di piangere e mi ero acquietata, stavo godendo di quel tocco che per tanto mi era mancato.

Mi scostai di poco asciugandomi il volto, a quel punto sicuramente arrossato, e puntai i miei occhi nei suoi. Ero a cavalcioni su di lui, le sue mani sui miei fianchi e, senza riflettere, portai le mie mani sul suo volto per poi baciarlo.

Inizialmente si trattò di un bacio puro e casto, dolce, ma in breve Matt introdusse la sua lingua nella mia bocca, dando il via a un bacio più coinvolgente, pieno di passione ed erotismo. Spostai le mie mani tra i suoi capelli e li tirai leggermente, cosa che lo fece gemere, e lui introdusse le mani sotto la mia camicetta.

Mi scostai di poco e lui passò a mordicchiarmi e baciarmi il collo "Matt non possiamo" dissi facendomi scappare un gemito "Possono vederci e sentirci tutti"

"Lo sai che non mi importa" disse interrompendo quella piacevole tortura. Si scostò da me, rimanendo con le mani sotto la camicetta, disegnando dei piccoli cerchi con il suo pollice all'altezza dei fianchi.

"E a me si perché siamo nel mio territorio, non più nel tuo" gli spiegai, "E poi sei ancora in convalescenza" cercai di convincerlo. Per quanto mi fosse mancato il contatto con lui quello non era proprio il luogo adatto.

"Avevo intuito mi avessi portato nella capitale dei cacciatori" disse ironico indicando un lembo del lenzuolo che riportava la firma Nashville General Hospital, poi aggiunse: "Ho parlato con Green ad ogni modo e dopo vari accertamenti mi ha dato il via libera per lasciare questa stanza" mi spiegò con aria soddisfatta.

Si alzò dal letto e, dopo aver preso da un armadietto un cambio che gli avevo portato la sera prima, si diresse in bagno per cambiarsi. Tornò dopo una decina di minuti in tutta la sua statuaria bellezza, mi prese per mano e, dopo aver firmato dei moduli per il rilascio, lasciammo quella triste stanza d'ospedale.

Usciti dalla struttura salimmo a bordo del mio Suv e sfrecciammo verso la nostra nuova casa.

***

Una volta arrivati non feci in tempo ad entrare nell'abitazione e chiudere la porta che Matthew mi spinse contro di essa riprendo a baciarmi, volendo portare a compimento ciò che avevamo interrotto poco prima.
Caso volle che il mio telefono iniziasse a squillare e io prontamente risposi: ero quasi certa si trattassero di notizie riguardanti Xander e la sua famiglia.

L'alpha sbuffò contrariato e nell'attesa mi disse che avrebbe fatto un bagno, si sentiva ancora addosso la puzza di ospedale.

La chiamata fu breve, ma piena di buone notizie: la mia ex guardia con sua moglie e sua figlia stavano bene, in pace e contenti di iniziare la loro vita in un luogo che avevo preferito non farmi riferire per telefono. Xander aveva tutti i mezzi per potermi contattare, gli avevo anche lasciato il numero del mio secondo telefono, utilizzato solo per queste situazioni, dove avrebbe potuto chiamarmi non appena se la fosse sentita.

(Nella mia testa la vasca era più o meno così)

Una volta chiusa raggiunsi di corsa il mio compagno al piano di sopra e dal rumore di acqua che proveniva dal bagno non mi fu difficile immaginare che fosse ancora nella vasca

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Una volta chiusa raggiunsi di corsa il mio compagno al piano di sopra e dal rumore di acqua che proveniva dal bagno non mi fu difficile immaginare che fosse ancora nella vasca. Decisi di entrare in bagno e lui non mi notò, era piuttosto perso nei suoi pensieri. Mi spogliai gettando a terra i vestiti, mi misi alle sue spalle e gli sussurrai "Pensi ci sia posto anche per me?" al suono della mia voce voltò la testa nella mia direzione.

"Mi stavo giusto chiedendo quando saresti arrivata" al che mi alzai e sfilai nuda davanti a lui, entrai nella vasca sedendomi al lato opposto al suo.
Mi stava squadrando con uno sguardo strano mentre si mordeva il labbro.

"Cos'hai?" chiesi avvicinandomi, e lui mi cinse la vita con le sue mani portando sedermi sopra di lui.
Portai una mano al suo viso, accarezzandolo, e lui con il volto si strofinò sul mio dorso, avido di quel tocco.

"Nulla, stavo pensando agli accadimenti degli ultimi mesi" disse sospirando "Non volevo in alcun modo che le cose tra di noi prendessero una piega così travagliata. Vorrei soltanto vivere una vita tranquilla con te, ma il peso che ci portiamo dietro è di un'entità difficilmente trascurabile" concluse, puntando il suo sguardo afflitto in un punto indefinito alle mie spalle.

Non risposi subito, ciò che aveva detto era vero: eravamo troppo distrutti.

"E se semplicemente ricominciassimo da capo?" Dissi così, di getto, dando voce a un pensiero che mi era balenato per la mente.

"In che senso?" Chiese lui incuriosito ripotando a questo punto i suoi occhi su di me.

"Ripartiamo da quando ci siamo conosciuti sull'aereo, il resto azzeriamolo. Tabula rasa, puff, sparito" spiegai gesticolando "Ma forse è un'idea stupida, scusa" aggiunsi, rendendomi conto di cosa stessi dicendo.

Mi adagiai con la testa all'incavo del suo collo, i miei seni contro il suo petto, e lui con un braccio mi cinse la vita, mentre l'altra mano la lasciò cadere sulle mie natiche.

"No invece non è stupido, mi piace: ricominciamo da capo" e prendendo il mio volto tra le mani iniziò a baciarmi, un bacio carico di amore ed erotismo al tempo stesso.

The Ruthless HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora