Chapter thirty-one

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Matthew's point of view

Dal momento che la situazione si era complicata ulteriormente avevamo avvertito il nostro branco e quelli a noi vicini, alleati e nemici, non potevamo permettere che ci sottomettessero.
Io, mio fratello, Christine e Alexander ci eravamo rifugiati nella mia seconda casa, che a differenza della prima vantava di una posizione segreta a chiunque altro al di fuori di me, che si trovava nell'area metropolitana di Anchorage. Non ci ero mai venuto prima, ma l'avevo comprata nel caso in cui in un futuro prossimo mi sarei trovato un pericolo. E ora come ora quel futuro non mi sembrava poi così lontano.

"È quasi pronto, potresti apparecchiare?" Mi chiede Christine sbucando dalla cucina con un mestolo in mano, io ero intento ad elaborare l'ennesimo piano con Alexander ma niente sembrava andare bene.

Annuisco solamente e inizio a prendere tutto il necessario per preparare la tavola.
Eravamo lì da un paio di giorni ormai, la fuga era riuscita senza troppi problemi, nel bene e nel male. Nonostante tutto mio fratello non si era ancora ripreso pienamente dall'avvelenamento da cianuro, ma grazie alle cure del dottor Green presto sarebbe stato bene.

"Hai notizie di Allison?" Mi chiede Christine mentre spegne il gas.
Ci metto un po' a rispondere, più che altro non so cosa dire quindi le faccio cenno di no con il capo.
"Capisco che tu stia soffrendo per tutta questa situazione, è del tutto normale, ma non puoi lasciarti sopraffare dalle emozioni in quanto alfa e punto di riferimento per me, per tuo fratello e per tutti i membri del branco. Devi rimanere lucido. Quando ci siamo conosciuti eri più determinato e stronzo" cerca di sdrammatizzare, ma tutto ciò che ha detto è vero.

"So che dovrei prendere il controllo ma non ci riesco, mio fratello è stato a un passo dalla morte, la mia compagna potrebbe essere chissà dove e non so nemmeno se sia viva o morta, tu, Alexander e tutti gli altri membri del branco siete costantemente in pericolo a causa mia. Ho talmente tante preoccupazioni per la testa che-" non riesco a finire che uno schiaffo mi colpisce in pieno volto. Istintivamente mi porto la mano sulla guancia e lancio un ringhio in direzione della ragazza, sento che i miei occhi stanno cambiando colore.
"Che cazzo ti è saltato in mente? Perché l'hai fatto?" Le urlo contro arrabbiato.

"Perché sembravi una femminuccia e non l'Alfa più spietato dell'Alaska, e vedo che colpirti è stata una buona idea. Ti ha fatto tornare in te" dice come se niente fosse iniziando a distribuire il cibo nei piatti.

"Non farlo mai più" scandisco, ringhiando.
Mentalmente la ringrazio, grazie a quello schiaffo effettivamente mi ha fatto rinsavire.
Mi porge un piatto con del cibo per mio fratello e io mi affretto a salire per portarglielo. Busso un paio di volte alla porta ma nessuno risponde, quindi entro facendo piano e noto che è sveglio.

"Pensavo dormissi" dico accennando un sorriso, ma lui a malapena mi guarda. Sta male, non ha più la solita allegria di prima, non fa nemmeno più le sue solite battute ad effetto per sdrammatizzare in situazioni come questa.

Mi avvicino a lui e poso il piatto sul comodino, poi mi siedo sul letto e gli passo una mano tra i capelli, solo allora sembra notarmi.

"Come stai?" provo a chiedere, ma viste le sue condizioni non mi aspetto una vera e propria risposta. Difficilmente ha spiccicato parola negli ultimi giorni.

"Meglio di prima sicuramente, ma continuo a fare incubi sull'accaduto e la cosa non aiuta" mormora e a stento lo sento.

"È normale Andrew, sei arrivato a un passo dalla morte e comunque ne sei sfuggito. Hai solo bisogno di tempo per riprenderti" gli dico accennando un sorriso quando noto che pian piano sta prendendo sonno. Ben presto non risponde più, e quindi mi rendo conto che si è addormentato.

Con un sospiro mi alzo ed esco dalla stanza, torno al piano di sotto e vado da Christine.
"Vai da lui, ha bisogno di qualcuno al suo fianco" le dico subito "E quel qualcuno non sarò io" lei mi sorride e subito sale senza rispondere.

Torno poi in salotto dove Alexander si è addormentato coperto da una serie di fogli scritti, scarabocchiati o semplicemente accartocciati. Nemmeno lui aveva dormito molto da quando Allison se ne era andata, e infondo lo capisco.

Emetto un profondo respiro e mi appoggio al muro con le braccia incrociate, intento a osservare fuori. Non faccio altro che pensare ad Allison, e mi chiedo dove sia e se stia bene.

Rimango a contemplare il paesaggio esterno per alcuni istanti e sto per tornare in camera quando un dolore lancinante si propaga per tutto il mio corpo. Ma sento che il dolore non è mio, bensì di Allison. Grazie al nostro legame io sento ciò che sente lei e viceversa, e so che ora sta soffrendo.

Avverto che è debole, ma non so fino a che punto e una domanda mi sorge spontanea e mi terrorizza al tempo stesso: Sará viva? Ma soprattutto, fino a che punto potrà resistere?

Mi siedo a terra mentre ancora avverto quel dolore straziante, e con un profondo respiro cerco di riprendere il controllo.

Cosa ti sta succedendo Allison? Cosa starai mai affrontando?

***

Sono passati due giorni da quando ho avvertito quei dolori, e poi più niente. Ammetto di aver provato una forte preoccupazione e l'idea che fosse morta mi aveva attraversato la mente per meno di dieci secondi, ma poi mi ero dato dell'idiota da solo perché probabilmente una cosa del genere sarei stato in grado di avvertirla grazie al nostro legame.

Ma in ogni caso non sapendo che pesci andare a prendere avevo tentato di informarmi sui suoi spostamenti attraverso le mie spie più fidate, ma niente. Di lei non si sapeva nulla, ma iniziavano a girare voci riguardo al fatto che ci fosse stata una strage di lupi e vampiri. Il nome del branco non era stato specificato e nemmeno il nome dell'hunter che si era guadagnato la nomina di pazzo fuori di testa per il modo in cui li aveva uccisi.

Chissà perché avevo come l'impressione di conoscere quel pazzo, o per meglio dire, pazza.

Ma comunque non avevo informato nessuno, nemmeno Alexander, poiché a questa cosa volevo lavorarci da solo.
Non si conoscevano ne l'aspetto ne il nome del cacciatore, si sapeva solamente che indossava un mantello e aveva un cappuccio a coprire il volto.

E guarda caso Allison ne indossava sempre uno, in ogni occasione, da quando l'ho incontrata.

Nella mia mente i pezzi del puzzle si stavano pian piano unendo, ma le domande erano ancora tante e non conoscevo i suoi piani, la sua destinazione o dove fosse diretta.

Oh Allison, perché ti cacci sempre nei disastri quando io non ci sono?

The Ruthless HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora