Capitolo 2: Et monere et moneri proprium est verae amicitiae.

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Et monere et moneri proprium est verae amicitiae è una locuzione latina che significa letteralmente "ammonire ed essere ammoniti è proprio della vera amicizia."
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Svegliarsi era, a suo parere, un pessimo modo di iniziare la giornata.

Quando si accorse, quel sabato mattina, di non essere più nel candido mondo dei sogni, Y/N aveva sospirato a lungo e profondamente, senza neanche aprire gli occhi, frustrata.
Forse, se avesse tenuto ancora un po' le palpebre serrate, si sarebbe riaddormentata e non avrebbe dovuto trascorrere un'altra giornata piangendosi addosso, senza riuscire a trovare una soluzione, una svolta, per quel suo stato pietoso.

Si rigirò nel letto in cerca di una posizione più comoda, del calore delle coperte, tentando di tornare beatamente tra le accoglienti braccia di Morfeo. Quando però, nella sua mente, comparvero due felini occhi dorati, Y/N si ritrovò costretta a spalancare i suoi di scatto: chi diavolo voleva prendere in giro?
Le uniche braccia in cui si sarebbe voluta trovare, erano quelle di Kuroo Tetsurō.

Quella storia andava avanti da quattro mesi, ormai: non appena il sonno si interrompeva, immaginava di aprire gli occhi e trovarselo lì di fronte a lei, disteso a dormire con la testa affondata tra due cuscini, mentre qualche ciuffo spettinato spuntava dalle lenzuola.
Allora lei si sarebbe avvicinata piano e gli avrebbe accarezzato la schiena, svegliandolo poi dolcemente, con un bacio a fior di labbra.

Certo, quelle erano solo fantasie di una ragazza immatura che non aveva la forza di affrontare la realtà: lui non era mai rimasto, tutto quello su cui si ostinava a fantasticare non era mai accuduto, né sarebbe potuto accadere.
Al contrario, il capitano della Nekoma se n'era andato sempre e senza voltarsi indietro, finché non l'aveva abbandonata definitivamente, cominciando a frequentare quella serpe di Yamaka Mika.
Ma lei, come se fosse convinta di vivere in una favola, ci sperava ancora che lui tornasse, che si pentisse, ignara del fatto che si stesse autodistruggendo.

Il corvino non le aveva dato nessuna spiegazione, non che gliele dovesse in realtà, dato che non si parlavano da mesi e, a pensarci meglio, non si erano mai parlati un granché: si erano baciati, avevano fatto sesso, si erano dati piacere in parecchi modi diversi senza mai parlarsi più del necessario.
Lei, lo aveva fatto per orgoglio e per paura, lui...ne ignorava il motivo.
Probabilmente non l'aveva ritenuta abbastanza interessante, limitandosi a soddisfare i suoi piaceri sessuali quando più lo aggradava: come biasimarlo?
Non era la prima volta che le accadeva, perciò doveva essere lei il problema, no?

Alla fine, che cosa aveva lei di speciale?
Il mondo era pieno di persone più intelligenti, più belle sia dentro che fuori, più intriganti, estroverse o creative, "più"...tutto.
Eppure, a volte, era accaduto che lui posasse i suoi occhi dorati su di lei, e in quei momenti sentiva il cuore batterle così forte che aveva paura potesse esploderle nel petto: lo desiderava almeno quanto era consapevole dell'impossibilità di realizzare quel desiderio.

Quando sentì una lacrima atterrare sulla federa del cuscino, Y/N si mise a sedere di scatto, sfregandosi gli occhi frettolosamente: era arrabbiata con sé stessa, furiosa a dire il vero.
Era una persona estremamente forte, ma ogni tanto crollava anche lei, anche se quel suo maledetto orgoglio le impediva di chiedere aiuto, un consiglio, o più semplicemente un abbraccio.
Se ne restava semplicemente in silenzio, il più delle volte in camera sua e quando, come quel giorno, le sfuggiva qualche lacrima solitaria, si adirava incredibilmente per aver osato cedere alle sue debolezze.
Si odiava da una parte perché era capace di provare dei sentimenti, dall'altra perché avrebbe voluto sfogarsi, urlare, piangere fino a esaurire tutte le sue cazzo di lacrime, e invece non ci riusciva.
Lo aveva fatto solo una volta, il giorno in cui aveva visto Kuroo e Mika insieme, il giorno in cui aveva capito di essersi innamorata di lui: aveva pianto tanto, fortissimo, gli occhi le si erano gonfiati e arrossati, ma quando poi aveva smesso, la sua corazza era diventata più dura di prima.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora