Capitolo 9: De iure.

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De iure è una locuzione latina che significa letteralmente: "di diritto."
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⚠️⚠️Attenzione: questo capitolo contiene lemon ⚠️⚠️

«Mi spieghi che diavolo hai?!»
La voce di Kaori rimbombava come un tuono: non solo nel piano superiore, ma nell'intera casa e, Y/N ci poteva scommettere, avrebbe potuto sentirla anche dalla strada sottostante alla sua finestra.

Era quasi mezzanotte quando lei e il capitano della Fukurodani si erano salutati tentando, invano, di placare i bollenti spiriti e, solo un minuto dopo, il telefono della manager era squillato nuovamente, in modo insistente.
Si era ritrovata sorpresa quando, leggendo il nome della migliore amica sullo schermo, aveva provato delusione.
Una parte di lei, contro tutta la sua razionalità, aveva sperato che fosse proprio lo stesso gufo che, solo con una videochiamata, era riuscito a farla arrossire innumerevoli volte, a farla ridere e, impossibile negarlo, eccitare.

«Niente, perché?»
Aveva risposto svogliatamente, con la mente impegnata in una conversazione diametralmente diversa da quella che la corvina stava tentando di avere con lei: a dirla tutta, non aveva ascoltato una singola parola di ciò che l'altra le aveva detto fin dall'inizio.

«Sembri strafatta Y/N.»
Una delle poche cose che quelle due avevano in comune era il fatto di essere, entrambe, animali notturni: per motivi diversi il più delle volte, ma tutt'e due spesso si addormentavano a notte inoltrata.
Proprio per questo motivo la studentessa della Karasuno non si era fatta scrupoli a chiamare l'amica a quell'ora, e vederla in quello stato sognante e assente era decisamente strano.

«Mh.»
Diamine, aveva davvero appena avuto una delle chiamate più esaltanti della sua vita con Bokuto Kōtarō? 
Non aveva giurato e spergiurato di non giocare mai più con lui? Invece si era divertita eccome, durante la videochiamata.
Non poteva crederci, l'aveva sognato, ecco tutto.

«Hai capito quello che ti ho detto?»
La vena sulla fronte di Ukai Kaori si stava gonfiando: se Y/N fosse stata anche solo un minimo più attenta, avrebbe capito che la corvina era sul punto di una crisi isterica.
Odiava essere ignorata.

«Hai, hai.»
Non sapeva decidere se la chiamata di Kaori fosse stata una benedizione o un incubo: da una parte le aveva evitato di fantasticare l'intera notte, o chissà cos'altro, sul gufo, dall'altra avrebbe voluto farlo così tanto che la tentazione di attaccare all'amica e spegnere il telefono stava diventando molto allettante.

«Quindi verrai?»
La gatta non la stava ascoltando, Kaori ne era sicurissima, altrimenti non avrebbe mai accettato.
O quantomeno non lo avrebbe fatto prima di lamentarsi per ore e accampare scuse insensate e inverosimili.

«Mhm, mh.»
Adesso, per giunta, non la stava neanche guardando negli occhi!
Y/N teneva lo sguardo incantato sulla porta bianca del bagno, come se da un momento all'altro sperasse di veder uscire Bokuto con solo l'asciugamano legato in vita.
Dire che quella videochiamata l'aveva sconvolta sarebbe stato semplicistico: ma probabilmente, pensò tra sé e sé, era tutta colpa del fatto che non aveva rapporti intimi con qualcuno dall'ultimo ritiro estivo.
Insomma, anche lei aveva i suoi bisogni: l'immagine del corpo tornito del gufo li aveva solo risvegliati.
Era la naturalissima conseguenza di un lungo periodo di astinenza: nulla di più, nulla di meno.

«Ah, ci rinuncio!»
Se c'era qualcosa che Kaori odiava più dell'essere ignorata, era sicuramente vedere che la persona con cui stava parlando fingesse interesse, quando era evidente che non ce ne fosse alcuno.
Era dall'inizio della chiamata che Y/N le rispondeva a monosillabi o con qualche incomprensibile mugugno: prima che sbottasse contro di lei tutta la sua frustrazione, decise che sarebbe stato meglio chiudere la conversazione.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora