Semel in anno licet insanire è una locuzione latina che significa letteralmente:
"una volta l'anno è lecito impazzire."
▲▲▲Bokuto Kōtarō
Che facciamo a Capodanno?
Lun 01.36Capodanno: un'insulsa scusa, ideata sicuramente da un festaiolo di prima categoria, con il solo scopo di poter fare un casino tremendo per tutta la notte.
Per Sawamura Y/N non era mai stata considerata una giornata diversa dalle altre, o quantomeno avrebbe desiderato non lo fosse, ma nonostante i suoi sforzi di dimenticarsi ogni anno del trentuno dicembre, tutti quei boati, gli scoppi, la musica assordante e le città invase da giovani che come un fiume straripante dagli argini entravano fin dentro le case, non le era mai stato permesso di passare quella notte in sacrosanta pace.
Aveva cominciato ad odiare quel giorno fin da piccola, quando sua madre la obbligava a stare seduta a tavola-vestita di tutto punto e dritta con le spalle-con gli ospiti fino a tardi, anziché lasciarla giocare come avrebbe voluto.
Crescendo, l'obbligo e le buone maniere di famiglia erano svanite, ma il suo desiderio di rimanere a letto fino all'alba per giocare o guardare un'intera serie tv in meno di ventiquattr'ore era rimasto.
Dai quattordici in su, quando le convenzioni sociali avevano cominciato a premere insistentemente sulla sua esistenza e aveva dovuto perlomeno cominciare a parlare di quella notte come un evento attesissimo, era giunta alla conclusione che non avrebbe mai cambiato idea su quella stupida ricorrenza: il solo fatto di dover per forza fare qualcosa di eccitante la mandava su tutte le furie.
Così, invece di scervellarsi e organizzare chissà che cosa, si era limitata a passare l'ultima notte dell'anno a casa come aveva sempre sognato: joystick alla mano e alle sue spalle le chiacchiere di suo padre, a volte qualche amico di famiglia, delle altre persino sua madre e, l'anno precedente erano rimasti a cena anche Daichi e Sugawara.
Quello, era stato senza alcun dubbio il miglior capodanno da quando ne aveva ricordi.
Ovviamente, al rientro delle vacanze, aveva straparlato alle sue compagne di qualche mirabolante festa indefinita a cui era stata, durante la quale aveva ballato con quello e quell'altro ragazzo dei sogni e dove aveva assaggiato ogni tipo di leccornia e bevanda più o meno alcolica.
Era stata l'invidia di tutta la classe rimanendo a casa a fare ciò che più amava: era riuscita ad elaborare un piano perfetto che avrebbe dovuto attuare fino alla fine dei suoi giorni.Il massimo con il minimo, mentre il resto dei ragazzi di tutto il mondo facevano a gara per la nottata più delirante.
Dopotutto, di ragioni per fare confusione ce n'erano un'infinità: qualcuno, di cui il primo esempio che le venne in mente fu nientemeno che Taketora Yamamoto, aveva la voglia di festa incastonata fin dentro l'animo, altri come Fukunaga approfittavano di quell'evento per ampliare il loro portfolio fotografico di momenti imbarazzanti e ricordi che, a distanza di anni, li avrebbero fatti sorridere.
Poi c'era chi prendeva quella festa come un pretesto per cambiare vita, come se ci volesse un giorno prestabilito da chissà chi per farlo: se avessero deciso che l'ultimo giorno dell'anno fosse stato il diciotto marzo, per esempio, sarebbe cambiato qualcosa?
O era proprio il trentuno dicembre ad avere un ché di magico che lei non era mai riuscita ad individuare?Tra l'altro non sarebbe stata neanche una brutta idea cambiare il giorno di Capodanno: il trentuno dicembre era il giorno peggiore che si potesse scegliere di ribattezzare come il più grande dei festeggiamenti.
Col freddo che faceva, ogni dannatissimo anno, uscire di casa sarebbe stata l'ultima cosa al mondo che Y/N avrebbe voluto fare.
Insomma, sarebbe stato davvero meglio il diciotto marzo: una scelta più ampia di abiti da indossare, un clima più mite e benevolo, magari addirittura la possibilità di festeggiare all'aperto senza la minaccia di una broncopolmonite.
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Omnia vincit amor [BokutoxReader]
FanfictionLui era come il sole: splendente, raggiante, sincero. Lei era l'oscurità: ingannevole, incerta, inafferrabile. Un passato fatto di parole non dette, l'abitudine di chiudersi in sé stessa l'aveva portata ad essere diffidente e schiva. Solo lui può ri...