Capitolo 18: Errata corrige.

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Errata corrige è una locuzione latina che significa letteralmente:
"correggi gli errori."
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La settimana precedente alle vacanze natalizie era passata in modo estremamente bizzarro.

Quando le cose andavano bene, Y/N aveva sempre avuto la tendenza a credere che si trattasse solo di una tregua prima dell'ennesimo uragano che sarebbe arrivato a stravolgere la sua esistenza.

Ebbe l'assoluta certezza che si trattasse di una messa in scena architettata da chissà chi con il solo scopo, alla fine, di mandarla al manicomio, quando il mercoledì mattina di quella stessa settimana Akaashi Keiji, alzatore e vicecapitano della squadra di pallavolo dell'accademia Fukurodani, ragazzo della sua migliore amica e, ultimo titolo ma non ultimo per importanza,  nemico numero uno della sua pseudo relazione con Bokuto, l'aveva invitata a trascorrere l'ultimo weekend prima del Natale in compagnia sua, di Kaori e di Bokuto stesso.

La cosa l'aveva talmente sconvolta che, nonostante stesse chiudendo proprio in quel momento la valigia, stentava ancora a credere che fosse tutto reale.

La metro era affollata come al solito, il pavimento era tutto sporco di fango per via della neve che, rimasta incollata alle scarpe dei passeggeri, si scioglieva una volta raggiunta la temperatura del vagone, lasciando pozze qua e là che finivano per insudiciare l'intero ambiente.

Non che a Sawamura Y/N importasse molto: la sua attenzione era totalmente catturata da Bokuto che, come ogni mattina, ci metteva tutto sé stesso per cercare di impressionarla con qualche mirabolante racconto della sua bravura durante gli allenamenti.
Lei gli sorrideva, annuendo di tanto in tanto: non avrebbe avuto bisogno di colpirla in alcun modo, per lei era già l'asso migliore del mondo.
Tuttavia sapeva anche quanto gli piacesse mettersi in mostra, perciò, ogni giorno, lasciava che attirasse gli sguardi di ammirazione degli altri viaggiatori e nutrisse il suo ego smisurato.

«Sawamura.»
Ad interrompere gli sproloqui del capitano della Fukurodani era stato niente meno che il suo vice.
Akaashi di solito se ne stava con la schiena appoggiata allo scompartimento della metro per tutta la durata della tratta senza aprire bocca, se non per salutarla o redarguire Bokuto per aver alzato troppo la voce.
Ma quel mattino doveva aver bevuto un caffè di troppo, oppure, stanco ormai di fare da balia al suo capitano, si era dato alle droghe leggere: non c'era altra spiegazione.

«Hai?»
Il solo fatto che si fosse espressamente rivolto a lei, e non a lei e Bokuto insieme, l'aveva già fatta insospettire: per poco non fu sul punto di darsi uno schiaffo e verificare che non fosse un sogno.

«Hai programmi per questo fine settimana?»
Quella poi era l'ultima domanda che si sarebbe mai aspettata di sentire uscire dalle labbra di Akaashi Keiji: non era lui, era sicuramente un clone.
Deglutì, la manager della Nekoma, cercando in quelle pozze chiare un indizio che la aiutasse a capire dove si celasse l'inganno.
Non trovando niente di più che la sua tipica apatia, si voltò disperatamente verso l'unico che, forse, aveva capito dove volesse andare a parare il corvino: inutile, Bokuto era più esterrefatto di lei.

Il gufo aveva le pupille talmente dilatate dall'eccitazione da occupare l'intera iride e far scomparire il giallo che di solito brillava più del sole: un vero rapace notturno intento ad acciuffare la sua preda non avrebbe avuto lo sguardo così attento.
Dopo interminabili secondi e uno scossone da parte del mezzo su cui si trovavano, il pallavolista riuscì a farle cenno di no con la testa.
Incredibile come, per la prima volta, Bokuto Kōtarō fosse più reattivo di lei: era un giorno da segnare sul calendario, quello.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora