Vim vi repellere licet è una locuzione latina che significa letteralmente:
"è lecito respingere la violenza con la violenza."
▲▲▲Le persone arrabbiate dicono tante di quelle cose.
Cose che non pensano, cose che pensano ma normalmente non ammetterebbero mai, cose che neanche immagino ma, chissà come, con la rabbia nelle vene vengono fuori lo stesso.
Le persone arrabbiate e ubriache, poi, ne dicono ancora di più.Quando era uscita dal palazzetto secondario del polo sport di Tokyo, Sawamura Y/N aveva le lacrime agli occhi che minacciavano di esondare come il Sumida-gawa nella stagione delle piogge.
Le palpebre le bruciavano quasi quanto i palmi delle mani nei quali aveva affondato le unghie feline, ma non aveva pianto alla fine.
Ripeté nella sua testa la sua versione dei fatti: Bokuto Kōtarō era un idiota geloso che aveva frainteso tutto quanto, non le aveva dato la possibilità di spiegarsi ed era andato dritto dritto per la sua strada, ma si sarebbe accorto di tutta la sua esagerazione e pessima condotta entro un'ora o due e si sarebbe scusato per il suo comportamento.
O almeno così sperava.
Insomma, non poteva pretendere che fosse lei a farlo.La cosa più grave, ovviamente, era che non le aveva dato la possibilità di confessargli quel tanto atteso ti amo che lo avrebbe reso l'uomo più felice della terra e gli avrebbe fatto dimenticare tutti i maledettissimi gatti della Nekoma e il loro capitano.
Lei, per orgoglio, si promise di rimandare quella dichiarazione di almeno una settimana: ben gli stava.
Tentò strenuamente di immaginare il momento della riappacificazione, il modo in cui si sarebbe mostrata offesa e impermalosita giusto per fargliela pagare un po', mentre quello stupido gufo si disperava per farsi perdonare, sbattendo quegli occhioni enormi come un cucciolo in cerca di coccole.
Perché sarebbe andata a finire così, giusto?
Era solo una litigata passeggera, niente di cui preoccuparsi, niente di grave."...sei sempre stata un'egoista."
"Non toccarmi!"
"Vattene ho detto!"Quando però le tornò in mente il modo in cui l'aveva cacciata via una lacrima furtiva le era scivolata su una guancia.
Se l'era asciugata con così tanta forza con il palmo della mano che era sicurissima di essersi arrossata il punto in cui aveva sfregato.
Non se le meritava le sue lacrime, quell'idiota, tantomeno per una discussione così sciocca e priva di senso.
Cercava di convincersene, ma le urla, le parole taglienti come coltelli, gli sguardi furiosi, delusi e imperturbabili di lui le tornavano in mente con insistente prepotenza.
Un'altra lacrima.Ne sarebbero certamente seguite delle altre se non fosse quasi andata a sbattere contro la penultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento, appena fuori dalla struttura alberghiera in cui la squadra della Nekoma alloggiava.
"Penultima" in quanto l'ultima in assoluto era Bokuto, naturalmente.
Quante volte aveva alzato gli occhi al cielo, nella sua vita, chiedendo mentalmente agli dei perché ce l'avessero tanto con lei?
Non era particolarmente devota, d'accordo, ma quell'accanimento le sembrava un tantino esagerato.
E chi avrebbe mai potuto trovarsi di fronte, se non la causa del litigio con il suo ragazzo?Non aveva voglia di dare spiegazioni a nessuno, di tediare qualcuno con la penosa storia di come, poverina, era stata trattata dal suo ragazzo dopo la svolta dei Nazionali, o peggio ancora di scatenare l'ira di Kuroo che, ne era sicura, sarebbe corso dal gufo pretendendo delle spiegazioni.
O minacciandolo di morte, direttamente.
Com'è che aveva detto, solo poche ore prima?"Non c'è bisogno che ti dica che se quel bastardo di un gufo ti farà soffrire ci penserò io, perché so che non lo farà: stiamo parlando di Bokuto, dopo tutto."
Indovina un po', taichou, il tuo migliore amico è riuscito ad essere stronzo quanto te.
Non avrebbe potuto dirglielo, lo sapeva, ci mancava solo l'ennesima lite tra quei due, sarebbe proprio stata la ciliegina sulla torta.
Ma lo pensò così intensamente che quasi sperò le leggesse nel pensiero.
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Omnia vincit amor [BokutoxReader]
FanfictionLui era come il sole: splendente, raggiante, sincero. Lei era l'oscurità: ingannevole, incerta, inafferrabile. Un passato fatto di parole non dette, l'abitudine di chiudersi in sé stessa l'aveva portata ad essere diffidente e schiva. Solo lui può ri...