Capitolo 25: Amens nemo magis quam male sanus amans.

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Amens nemo magis quam male sanus amans è una locuzione latina che significa letteralmente:
"Nessuno è più folle di un innamorato folle."
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⚠️⚠️Attenzione: questo capitolo contiene lemon ⚠️⚠️

Il resto della serata, tra una portata e l'altra, sembrò passare in un lampo: assaggiarono cibi di cui neanche immaginavano l'esistenza, scoprirono gusti nuovi mai provati prima, alcuni dei quali fecero storcere loro la bocca e altri invece li tentarono di ordinarne ancora.
Bevvero poco e risero tanto, si scambiarono occhiate complici, di rimprovero o semplicemente di affetto, di amore.
Anche se di quest'ultimo, lei, non si era ancora resa conto.

Giunti ai piatti dei secondi, quei due erano sicuri di aver visto la signora del tavolo accanto, con una lucente collana di perle al collo, sorridere verso di loro scambiando due parole con il marito incravattato, che annuì ridacchiando.
Alla fine, nonostante la loro stonante presenza in mezzo a tutta quella galanteria ed eleganza, si erano conquistati la simpatia dell'intero salone.

Quando la città, in fondo, molto in fondo, ai piedi dell'immenso grattacielo sotto di loro cominciò a farsi silenziosa, in attesa di quel tradizionale countdown che avrebbe sancito l'inizio del nuovo anno, solo allora il personale addetto cominciò ad abbassare le luci, ad accendere le candele sui tavoli e il pianista, fino a quel momento allegro e pimpante, cominciò a suonare una ballata più lieve, ma via via che passavano i minuti sempre più incalzante.
Tutto sembrava muoversi in punta di piedi, i commensali quasi sussurravano per paura di disturbare l'arrivo del nuovo arrivato, come se potessero spaventarlo e quello fosse in grado di rivoltarsi contro di loro per tutti i suoi successivi trecentosessantacinque giorni.

Solo un tavolo pareva non essersi accorto dell'imminente arrivo del nuovo anno: la gatta e il gufo, infatti, erano troppo impegnati a godersi l'un l'altro, a mangiarsi con gli occhi e sfiorarsi le mani di tanto in tanto, giusto quando prendevano il calice per bere e le loro dita si cercavano.
C'erano così tante cose da fare, piuttosto che prestare attenzione ai numeri sul telefono che ora segnavano le ventitré e cinquantacinque minuti.
Per farli uscire dalla loro bolla fin troppo romantica fu necessario che tutto il resto degli ospiti si alzasse per affacciarsi alla grande vetrata che dava sul quartiere di Sumida, proprio in direzione della spettacolare Tokyo Sky Tree.
Fu il rumore di tacchi sul marmo del pavimento che li risvegliò dal loro torpore, facendo sì che si accorgessero della prepotenza con cui il giorno uno per eccellenza si stava facendo avanti in quella serata così diversa.

«Andiamo Y/N-chan, ci perderemo i fuochi!»
Bokuto Kōtarō si era alzato di scatto dalla sedia attirando, di nuovo, l'attenzione su di sé, dato che era quasi riuscito a rovesciare tutto ciò che era rimasto sul tavolo.
Poi, prima che lei potesse anche solo azzardarsi a lanciargli un'occhiataccia delle sue, l'aveva afferrata per il polso e l'aveva costretta a seguirlo.

Y/N ricordava come, quando aveva poco più di tre anni, aveva acciuffato allo stesso identico modo suo fratello Daichi e l'aveva scaraventato contro il miasma di gente facendosi largo tra la folla per essere in prima fila a vedere lo spettacolo di fuochi d'artificio.

«Gomen nasai
Dopo l'ennesima scusa rivolta ad uno sconosciuto, la gatta della Nekoma si domandò se il cervello di Bokuto non fosse per caso rimasto a quella tenera età.

Quando finì tutto quello sgomitare, si ritrovarono esattamente al centro della vetrata e, ovviamente, davanti a tutti: era la posizione migliore di tutta la città, Y/N ne era assolutamente certa.
Sulla facciata del grattacielo di fronte a loro era stato allestito un enorme display su cui lampeggiava l'ora esatta: le ventitré e cinquantanove e quarantasei secondi.
Bokuto le aveva preso la mano e lei, voltandosi verso di lui, gliel'aveva lievemente stretta: il capitano della Fukurodani guardava, con i suoi grandi occhi gialli, dritto nella direzione dell'orologio digitale.
In quelle pupille scintillanti Y/N provò ad indovinare a che cosa stesse pensando, con quell'espressione di chi, sicuro del suo operato, non poteva essere più felice.
Probabilmente aveva scelto quel posto raffinato e distinto solo per la vista che offriva su Tokyo e sullo spettacolo pirotecnico che di lì a poco avrebbe avuto inizio.
Pareva in trepidazione, quasi tremava d'eccitazione mentre l'eco del countdown nelle sottostanti strade della metropoli si faceva strada nelle orecchie di tutti i presenti.
Durante gli ultimi cinque secondi, Y/N non poté fare altro se non continuare ad ammirarlo e, quando con un boato capì che la mezzanotte era scoccata, chiuse gli occhi, ricordandosi di dover esprimere un desiderio.
Non chiese niente di veramente particolare: solo di poter continuare a stringergli la mano ogni volta che Bokuto Kotaro avesse avuto quello sguardo pieno di felicità, meraviglia e tremenda frenesia che gli aveva visto su quella che, adesso, le sembrava la cima del mondo.
Quando risollevò le palpebre, il primo fuoco d'artificio era stato lanciato nel cielo stellato.

Omnia vincit amor [BokutoxReader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora